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La guida alle canzoni di Io non ho paura di Ernia: la sindrome dell’impostore e la crudele realtà

“Io non ho paura” di Ernia è uno dei dischi più real del 2022. Qui la guida e la recensione delle canzoni.
A cura di Vincenzo Nasto
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Ernia 2022, foto di Mattia Guolo
Ernia 2022, foto di Mattia Guolo

"La paura è una bambina grassa che vedo, a sbalzi mentre mi agito perché annego, sorride mentre mi indica con il dito e sto come una mosca in un vaso in vetro. Ride e mi canzona, dolce e mi tampona, una culla e i fiori di canfora, dormo sul fondo in un'anfora, forse mi salva o se non la gestisco mi ancora". Potrebbe partire dalla prima strofa di "Paura" nell'album "68" del 2018 di Ernia, il racconto del suo nuovo progetto "Io non ho paura". Potrebbe, ma sono segnali dal passato, un mix di reference che è possibile ritrovare anche in "Come uccidere un usignolo", suo primo album ufficiale post Troupe D'Elite, ma anche nell'Ep "No Hooks", la terra di mezzo in cui per la prima volta Ernia sembra liberarsi dalla sindrome dell'impostore che lo circonda, svestendo i costumi dell'avatar che oramai indossa. È lungo il tragitto dell'eroe e "Io non ho paura" e solo l'ennesimo capitolo, in cui Ernia sviluppa la propria penna e il proprio racconto.

"Ernia sembra liberarsi dalla sindrome dell'impostore", ma perché? Non è solo un riferimento chiaro all'outro del progetto, che proietta chiavi di lettura già precedentemente noti agli ascoltatori, ma un gancio diretto alla sua evoluzione artistica, legata a doppio filo alla sua identità e al suo personaggio. Sin dai primi progetti da solisti post Troupe D'Elite, la sensibilità della penna e i riferimenti autoriali ha contraddistinto la scrittura di Ernia, in grado di passare già in "No Hooks" da "Ho camminato per l'Europa mille miglia, lontani gli amici, lontano dalla mia famiglia, col sole sulle ciglia non son stato a ripararmi e il mio amico non ha speso dieci cents per chiamarmi" a "Negli ultimi anni hanno tutti la gang, che ti fan le scarpe, sì ti fan la fête. Io me ne sbatto di diss e stronzate, perché basto io per spaccarti la tête". Un legame a doppio filo, che è possibile rivedere in tempi moderni in brani come la strofa in "Polka 2" di Rosa Chemical o nella profondità di "La prima volta".

È visibile il campo in cui opera Ernia, tra l'amore per un genere musicale che lo esalta e le dinamiche personali: l'idea di aver venduto agli altri un'immagine inquinata gli impone una riflessione e la paura di ammetterlo anche a chi, come Ciro Buccolieri, manager di Thaurus, lo segue sin dalle sue prime avventure. È l'eterna discussione tra sé e l'immagine proiettata dagli altri, che avvicina la narrativa del suo disco a "Persona" di Marracash, anche con piccoli riferimenti a "Noi, Loro e Gli Altri". Se vi dicessi: "Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Ma c'è un abisso tra ciò che sei per gli altri e ciò che sei per te stesso, e questo ti provoca un senso di vertigine per la paura di essere scoperto, messo a nudo, smascherato, poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso, smorfia e ogni gesto, falsità". Il monologo di "Persona" del regista Ingmar Bergman, come per Marracash, si adatta alla pelle di Matteo Professione, il vero nome dell'artista, come la neve "che quando cade, non ha fretta, eppure può rivelarsi la più spietata delle intemperie".

Ma quali sono gli altri punti di contatto con la narrativa del rapper di Barona? Sicuramente la scelta di un titolo letterario come "Io non ho paura", romanzo di Niccolò Ammaniti e rivisitazione cinematografica di Gabriele Salvatores, citato anche nella copertina del progetto, che pone lo stesso Ernia nei panni di Michele Amitrano, interpretato nel film da Giuseppe Cristiano. Ma anche la scelta di reference come "Così Stupidi", campionando "Stupidi" di Ornella Vanoni, che trova molte connessioni con "Giorni Stupidi" e "Cosplayer" di "Noi, Loro e gli Altri". Volendo scavare, anche l'inno a Milano in "Bastava la metà", potrebbe essere una reference a "Bastavano le briciole", il racconto del rapper di Barona delle estati al sud e la sua crescita in questi viaggi. Ma queste connessioni, più che omaggi o reference, sono il frutto anche di un lavoro "personale", l'ennesimo di Ernia, dopo il successo di "Gemelli", che lo ha portato nella stessa area narrativa d'élite del rap italiano. Non è un caso che lo stesso Marracash citi nella traccia "K.O" dell'album "Eclissi" di Gemitaiz questa evoluzione post 2019 del rap italiano: "Dopo Persona tutti con il disco personale".

Ma "Io non ho paura" aveva tante aspettative. Come non averne dopo i quattro dischi di platino dell'album e i 10 dei singoli al proprio interno, con il monumento "Superclassico" diventata un inno nazionale con sei dischi di platino. Nell'interessante documentario di Esse Magazine sulla presentazione del disco, è lo stesso Ernia a raccontare il discostamento tra la fama di quel brano e la sua personale: "Una canzone più famosa di chi la canta". A un anno dal progetto che lo ha premiato in tutt'Italia, "Io non ho paura" ha subito due fasi di annuncio: la prima l'8 ottobre 2022 a Scampia, Napoli, in cui Ernia si è presentato indossando una maglietta con la scritta "NOVEMBRE". Il 26 ottobre seguente, l'artista ha quindi rivelato sulle sue pagine social il titolo e la copertina del disco.

Un concept album, dopo "Come uccidere un usignolo" che passeggia tra i vicoli bui dell'animo umano e si pone come narratore dell'attualità sociale. 14 tracce per quasi 45 minuti di musica, registrata tra il sud degli Stati Uniti e la Toscana, questa volta con al fianco protagonisti diversi. Seguendo la strada di Gué Pequeno, questa volta Ernia si è affidato a Sixpm e Junior K per la produzione discografica dell'album, lasciando da parte Marz, nome d'arte di Alessandro Pulga, con cui aveva lavorato nei dischi precedenti.

Ernia si è liberato dal vincolo del suono personale per aprirsi a una fetta di pubblico più ampia, una scelta pop che nell'ultimo anno ha visto discepoli come Lazza in "Sirio", ma anche "DVLA" di Luché. È il segno della maturità raggiunta dal cantante di QT8, che ospita nel suo disco non solo colleghi come Gué, Salmo e Geolier, ma apre spazio alle sonorità di Rkomi in "Qualcosa che manca", dopo i precedenti in "Madonna", "Acqua calda e limone", ma anche in "Novità", presente nell'album "Mattoni" di Night Skinny. Non sorprende invece la maturità di Gaia in "Bastava la metà" e l'alchimia trovata con Marco Mengoni nell'intro "Tutti hanno paura".

La guida alle canzoni nel nuovo album di Ernia

Non possiamo che partire dall'intro del progetto: "Tutti hanno paura" con la collaborazione di Marco Mengoni. Una dichiarazione di intenti che mescola il concept "paura" dell'album con la metafora del presente, tra una citazione alla guerra in Ucraina in "Putin che va in UA perché un po' vuole l'UE, l'orso ha messo il muso nel recinto del bue. L'America condanna, qua son colonie sue, a me però spaventa scegliere tra ‘sti due", ma anche una reference filo-letteraria quando canta: "Chiedi il permesso per il cesso, alzi la mano, e devi sceglierti il futuro appena hai il pomo d'Adamo. Mi hanno fatto leggere Goethe, Kant e autori simili, ma a me la vita è poi sembrata più i Piccoli Brividi".

Arriviamo a "Bu", che come Ernia ha raccontato nel documentario su Esse Magazine è stato il primo stimolo per il concept dell'album: "Ho letto un commento a un articolo di giornale, dove un utente scriveva Bu. Era il 9 dicembre 2021 e la sera saremmo andati alla presentazione al Blu Note di Milano del nuovo album di Gué. Sono andato da Andy (SixPm) e ho detto: abbiamo il tema". E in "Bu" è facile intravedere una fotografia dello stato moderno del rap italiano: dall'accusa alle "Trenches" che richiamano Rondodasosa all'hook iniziale in cui richiamo l'intro di "Gotham" contenuto in "68": "Hai paura del buio? Dovresti". In "Bu" però, c'è anche l'attacco al "fare violento" del rap italiano, con anche un piccolo richiamo alla megalomania osservata in nuovi player del gioco: "Artisti con la sindrome di Kanye, pensare che c'è il pubblico che abbocca, vedi tu quando non vendon più che la merda viene su".

Invece "Bella fregatura" diventa il primo episodio pop del disco e anche apripista per la linea narrativa di una parte del progetto. Il brano, una confessione della propria duplice natura alla partner, può essere racchiuso in: "Vorrei che un po' di te capisse, che un po' di me sarà per sempre triste, che non c'è mia canzone in cui l'amore non finisce. Non so fare programmi nel presente né per sempre e far coincider tutto non è facile per niente, ah". Il singolo, anche grazie a una top line ben definita, che ricorda un po' il successo di "Bella" in "Come uccidere un usignolo", potrebbe diventare la prossima hit anche su TikTok.

Segue il rinnovato incontro con Mirko Martorana, in arte Rkomi: fa strano pensare a quando questi due artisti dividevano il van e il palco nella loro prima avventura in tour. Adesso sono due facce del monte Rushmore dell'industria discografica italiana e regalano "Qualcosa che manca": la descrizione dell'indecisione, del dover prendere una scelta polarizzante che caratterizzerà l'evoluzione della propria persona. Poi, bruscamente, una frenata: si salta sulle spalle di "Cattive intenzioni". Una delle tracce hard del disco, che vede la collaborazione di Salmo e lo skit di Noyz Narcos, si eleva con la citazione nell'hook a "Cani Sciolti" dei Sangue Misto. L'amore del rapper di Bonola per la materia può essere intravisto anche in queste piccole pepite.

Arriviamo al punto più intimo del progetto: "Buonanotte". La traccia è una toccante dedica al figlio o alla figlia che Ernia e la sua fidanzata hanno deciso di non avere. Il testo è scritto sotto forma di "Lettera a un bambino mai nato", richiamando l'opera di Oriana Fallaci, in cui Ernia descrive la difficile e sofferta decisione di propendere per l'aborto, non solo dal punto di vista personale, ma anche sociale. Uno dei momenti più alti del rap italiano degli ultimi anni, scritto in una strofa: "Ti avrei chiamato Sveva fossi stata bambina, perché ha il sapore di casa e sa di quello che siamo e sa che soffia il vento e scende ancora neve quando noi arriviamo. C'è chi nei figli cerca un suo completamento, è come cercare fuori ciò che non trova al di dentro. Non fraintendermi, non voglio finir solo, ma nemmeno trovarmi a un certo punto a dire amo perché devo".

C'è una sofferenza molto limpida nella penna di Ernia, un concentrato di energia che lima il desiderio di razionalità della scelta con la paura di aver sbagliato, che lo tramortisce. Ma il senso di coppia e di rispetto è un elemento nativo del racconto, un analisi terapeutica e sociologica, che prende anche tanto del passato dell'autore, come la reference famigliare in "Neve", quando cantava per suo nonno: "Lui dice che noi siamo esattamente come neve, ti accorgi che siamo passati solo quando sei già un metro sotto". Ernia è attuale nella scrittura e nella definizione di una contraddizione emotiva, che dilania la sua generazione. Ma non sarà solo questo brano a descrivere il disagio attuale.

La stasi emotiva e la ripetizione meccanica del processo di consumo della propria vita, trova corrispondenza in "Weekend", in cui troviamo anche la chitarra di D-Ross e si sente. Il brano ritorna agli anni addietro e ai giorni adolescenziali, in cui il weekend rappresentava l'unico stimolo a fare qualcosa di diverso dalla quotidianità, come quando canta: "Per anni non cambiò niente nella nostra condizione, a parte il nome nella firma di un nuovo padrone. Tu proponevi modi folli per spezzar la catena, finivan sempre con la fuga o con dieci anni in galera". Direttamente dal 2019 e da "M' Manc" con Sfera Ebbasta, arriva "Acqua Tonica" in collaborazione con Geolier, prodotta da Junior K. Hit del disco, nulla da dire: il doppio ritornello e la capacità di mischiare italiano e dialetto napoletano, sono ancora la carta vincente su cui scommettere. I due avevano lasciato intravedere uno spazio già in "Creatur", contenuta in "X2" di Sick Luke.

Arriviamo a "Così Stupidi": il sample di "Stupidi" di Ornella Vanoni è l'ennesima pepita di un album che non pretende, ma restituisce un suono classic all'ascoltatore. La descrizione dei tempi moderni, analoga a "Cosplayer" in "Noi, Loro e Gli Altri" di Marracash, si riflette nei versi "Il guru della finanza che insegna come investire, ecco, se lui lo sapesse, non te lo verrebbe a dire, stanne certo, il ricco vero si fa i cazzi suoi e chi parla di soldi è chi in genere vuole i tuoi", ma anche in "Libertà, libertà di parola, sembra un dovere, come non si contemplasse la possibilità di tacere. Diceva Eco, eravam stupidi anche prima, ma almeno non urlavamo nel megafono dei media". Chapeau.

E finalmente il Duca di Milano, insieme al suo miglior narratore come Gué e la voce jazz-pop di Gaia, ci raccontano la città e la sua conquista in "Bastava la metà". Al brano a cui partecipano anche in fase di scrittura Federica Abbate e Davide Petrella, Ernia sembra trasportare "Serpi", iconico brano di Jake La Furia in "Roccia Music vol.1", nel 2022. È indubbio che il brano abbia influenzato e segnato l'artista che ha voluto anche cantarlo durante un live, e ricorda anche l'esperimento effettuato in "Gemelli" con "Puro Sinaloa", quando con Lazza, Tedua e Rkomi avevano ricreato "Puro Bogotà" della Dogogang.

Da Milano a Milano, con "Io non ho paura", una traccia street ancora con reference al passato come per "Gotham", che viene legata metaforicamente a Milano. Poi arriva "Il mio nome", con un sample di "Say My Name" delle Destiny’s Child all'inizio del brano e la voce della partner del cantante alla fine del brano, che gli dice: "Boh, Matteo, se vuoi che sia così, fidanzati coi tuoi amici così state sempre insieme". Il rapporto raccontato è alla ricerca di aria e di nuovi stimoli, come quando canta: "Se in strada si scazza, tu fai la pazza e urli pure in pubblico, ciò mi imbarazza, dei due sono quello più pudico. A costo di esser cattivo, se c'è qualcosa, lo esprimo, tu dici: Niente, però c'hai il mutismo selettivo".

L'album si completa con "Rose e fiori" e "Impostore": due filoni narrativi del progetto, l'introspezione personale e l'analisi della società riemergono, per mettere fine al progetto. Nel primo singolo, Ernia riflette sull'ambiguità dei nostri tempi, in cui coetanei vagano dismessi tra gli avanzi di chi ha divorato e sprecato in passato. È l'attacco di chi ha ricevuto promesse sin da piccolo non mantenute, della mente di una nuova generazione dilaniata dall'imprudenza della precedente. "Impostore" è lo scheletro personale del progetto, una sindrome che perseguita il cantante, ma anche la sua generazione, il limite tra il voler essere e ciò che appare agli altri, magnificamente fotografato in: "E se tu mi scoprissi, saresti così sincero, da farmi vedere un po’ i segreti tuoi? E se guardandoti, tu capissi che sei pure tu solo un altro impostore tra di noi?". Sembra di star uscendo da "Love" di Kendrick Lamar in "Damn" ma è "Io non ho paura", uno dei realest album del 2022, e come afferma nel disco Ernia: "Still counting".

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