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Rosa Chemical, da Polka 2 alle provocazioni linguistiche: “Bisogna insegnare che l’odio è l’errore”

Dopo l’esercizio di stile in “Polka” con Thelonius B, Rosa Chemical ha voluto regalare ai suoi fan un secondo episodio della saga, questa volta accompagnato da Gué Pequeno e Ernia. Nel frattempo il rapper torinese continua a sorprendere la musica italiana con un’immagine senza confini, con un linguaggio provocatorio quanto educativo.
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A cura di Redazione Music
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Manuel Franco Roncati, in arte Rosa Chemical, è uno dei personaggi più interessanti dell'immaginario hip hop nazionale, un granello di sabbia sulla luna, per concetti e toni della discussione artistica. Il fulcro narrativo della sua arte ruota attorno all'idea di espressione senza confini, di una esorcizzazione delle espressioni che ha un fine stilistico sicuramente, ma che ha anche l'obiettivo di tirare fuori l'odio e il disprezzo per cui vengono utilizzate. Dopo il successo di "Polka" con Thelonius B, contenuto nel suo secondo album "Forever", il rapper torinese ha pubblicato nella repack del progetto "Forever and ever", il secondo episodio: "Polka 2". Sulla traccia troviamo anche Guè Pequeno e Ernia, un successo da 5 milioni e mezzo di stream su Spotify. Nel frattempo, è iniziato anche l'allontanamento dalla scena trap nazionale, umanamente troppo lontana dalla sua evoluzione artistica e personale.

Un intento, quello della sensibilizzazione sociale, che sembra in contrapposizione con il tuo stile.

È semplicemente l'altra faccia della medaglia, avendo un sacco di influenze musicali. Faccio un sacco di musica e parlo di un sacco di cose, e non è una contrapposizione. È semplicemente un dualismo.

Quali sono le doti che contano, oggi, perché un artista abbia successo?

Secondo me nel 2021 non è il talento a premiare l'artista, o almeno in piccola parte. Serve una grandissima dose di inventiva, devi avere qualcosa di diverso da comunicare, e aver quel carisma, quella personalità forte anche per sorreggere determinati pesi. Alla fine, dire determinate cose non è facile specie in un paese come l'Italia, sono dell'idea che ci voglia una grande dose di inventiva.

Che valore ha la tua scelta di usare termini ed espressioni deliberatamente provocatori?

In Italia si tende a esorcizzare una parola, il lavoro che stanno cercando di fare è quello di rimuovere determinate parole dal linguaggio popolare per tutto quello che c'è stato nel passato.
Io penso di riferirmi a una maggioranza ignorante, che certe cose le ignora. Quello che ho cercato di fare io è utilizzare le parole per creare un dibattito nel quale spiegare che il problema non è la parola di per sé, ma l'odio attribuito a quella parola. C'è da acculturare le persone, bisogna insegnare che è l'odio l'errore, è l'intenzione di una persona che utilizza una parola per offendere l'altra.

Eppure, l'uso del termine "ne*ro" ad esempio, è fraintendibile, visto che tocca un tema delicato e con forti implicazioni culturali.

Io lo uso per sdoganare l'odio che c'è dentro quella parola, al di fuori dell'arte, delle mie canzoni, non utilizzo quella parola. La utilizzo nelle canzoni per creare un dibattito, anche se sono sicuro che non è compresa appieno. Chi non comprende e vuole comprendere, ti assicuro che, grazie al nostro lavoro, quello che stiamo facendo, al di fuori della musica, comprenderà. Se non ha ancora compreso, lo farà.

Quanto ti senti parte davvero della scena trap?

Io non mi sento troppo parte della scena, ma umanamente più che musicalmente. Ci sono tante cose che non mi rispecchiano, l'ostentazione e l'affinità alle droghe non mi rappresenta più. C'è stata un'evoluzione umana che mi ha portato a dire forse non è più il mondo per me. E questo condiziona anche il fattore radio, perché la radio non è pronta a un determinato tipo di linguaggio.

Dopo il successo di Polka nel tuo nuovo repack è arrivato Polka 2. Com'è nata l'idea del bis?

Non volevamo grattare ancora dal successo di Polka, è stata una cosa stilistica, nel senso che a prescindere, dai numeri e da tutto quello che è successo nella musica trap dopo Polka, è il pezzo che più mi rappresenta, ma non perché c'è una polka sotto, ma perché è la mia massima espressione di libertà. Chi ha mai preso una roba così diversa, che non c'entra niente con la trap e ci ha messo sopra un determinato tipo di linguaggio e di beat, di parole? Quindi la saga doveva continuare e ci siamo detti: "Cavolo qui dobbiamo spingere ancora di più". E Polka 2 è il risultato, alla fine.

Di Francesco Raiola, con la collaborazione di Vincenzo Nasto.

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