La guida alle canzoni di Madreperla, Guè e Bassi Maestro per la storia del rap in Italia
Primo in classifica Fimi, primo nel weekend d'esordio: "Madreperla" di Guè e Bassi Maestro è l'ennesimo regalo di Cosimo Fini alla cultura rap italiana. E non solo perché la continuità del musicista milanese, il suo stakanovismo musicale, gli permette episodi contro-mercato come "Madreperla", ma perché l'eredità lasciata al pubblico nella combinazione con Bassi Maestro non ha avuto il sapore di un compromesso. Non è un remake di "Friends" dal sapore malinconico, non si traveste da Renè Ferretti in Boris 4. "Madreperla" è un disco rap, con interpolazioni di un passato non per forza mainstream, ma che anzi va a pescare nella ricercatezza di Bassi Maestro, un altro layer di lettura del disco. Lo stesso "North of Loreto" l'ha voluto chiarire durante la presentazione del disco e la masterclass dello stesso Gué: "Solo lui poteva convincermi a fare un disco rap".
Rispetto a "Gvesvs", questo è un disco che si presenta come una lezione, una masterclass del rap italiano, con piccoli sprazzi di vita personale, e molti spazi aneddotici della "fast-life". Infatti, se dovessimo legarlo a un progetto avvenuto precedentemente, "Madreperla" potrebbe essere l'evoluzione più diretta di "FastLife vol.4". A mettere un chiaro distinto tra mixtape e disco in studio, ormai il settimo del cantante, è proprio la presenza di Bassi Maestro, che ha curato tutte le produzioni del progetto, condividendo solamente "Chiudi gli occhi", a cui ha lavorato anche Shablo. 12 tracce, quasi 38 minuti di musica, ma soprattutto le collaborazioni, inserite nel video di presentazione ormai diventato un tool epico di Cosimo Fini: si parla di Marracash, Sfera Ebbasta, Mahmood, Rkomi, Massimo Pericolo, Paky, Anna, Napoleone oltre al rapper americano Benny the Butcher, membro del collettivo hip hop Griselda.
La guida alle canzoni di Madreperla
Nessun singolo per annunciare il disco, "Madreperla" è un istant classic del rap italiano: quasi 40 minuti di lezione tenuta da Guè e Bassi Maestro. Soprattutto il secondo, si è divertito a lasciare piccole tracce nel disco, una serie di samples e interpolazioni che hanno determinato anche il suono ricco, pieno, delle produzioni. Basta partire da "Prefissi", intro del disco e che gioca attorno ai prefissi delle principali capitali europee: dal 0040 rumeno, al +34 spagnolo, senza dimenticare il 355 albanese, il +33 francese e il +41 olandese. Il racconto "criminale" di Guè non perde colpi, un allenamento spasmodico di citazioni che riempiono lo spazio e l'immaginario dell'ascoltatore. Non da meno l'interpolazione di Bassi Maestro, che decide di utilizzare nel ritornello "Wanksta" di 50 cent, dall'epico "Get rich or die tryin" del rapper di New York.
"Tuta Maphia", secondo episodio del disco, è invece l'ennesima occasione per Vincenzo Mattera, alias Paky, di ridisegnare il proprio immaginario, dopo una scivolata accorsa nella deluxe del suo disco d'esordio "Salvatore". Il brano, un tappeto ghetto che ricorda "Violento" di Luché, intro di "Malammore", è l'habitat dei due rapper. L'interesse principale nel testo può esser ritrovato nella rima: "Non sei Post Malone, ti vedo male tipo post-malore". Questo tipo di barre, come "Tu non sei Jack Harlow, sei solo un Giancarlo", "Non sei Vin Diesel, sei Vincenzo Gasolio", sono diventate una delle nuove cifre stilistiche del rapper milanese, come in passato era accaduto per "Rimo da quando". Paky invece sembra aggiungere qualche dettaglio in più nel brano con l'intro, in cui oltre al fumo e alla cocaina, viene nominata la giallastra per rappresentare l'eroina. Una sostanza abbastanza lontana dalle luci della musica urban italiana, almeno nei brani, a confermare l'aspetto crudo nei testi del cantante originario del quartiere Monterosa a Napoli.
Arriviamo al terzo brano del disco "Mi hai capito o no", che contiene un riferimento nel ritornello a "Hai capito o no" dell'album "Tutti cuori viaggianti" di Ron, a sua volta parte di un sample di "I can't go for that (no one cand do) di Daryl Hall & John Oates del 1981. Il brano sembra riportare il tempo alla musica dance anni '70, con un riferimento di Guè che va in quella direzione: Alan Sorrenti e la sua "Figli delle stelle". Non è il primo tentativo di Guè in questo universo musicale, forse quello più riuscito dopo "Fiumi di Champagne" con Peppino Di Capri in "Vero". Già discussa la hit con Sfera Ebbasta e Anna Pepe "Cookies n' cream" qui, passiamo a un altro dei brani che hanno completamente ribaltato le aspettative, con "Need U 2nite", in collaborazione con Massimo Pericolo.
Il brano, che contiene un sample del ritornello di “Stay With Me Till Dawn” di Judie Tzuke, è il racconto della notte, delle paranoie, con riferimenti autodistruttivi nel percorso, non solo musicale, dei due cantanti. Basti pensare alla rima "Meglio fare i porno con la tipa che una tipa che fa i porno", che potrebbe anche alludere alla creazione sempre più continua di canali OnlyFans da parte di rappresentanti del rap italiano, ma anche la citazione a "Blow" e al periodo di detenzione per il rapper di Varese. Poi ritorniamo al 1994, alla pellicola "Leon" che diventa protagonista dell'omonimo brano di "Madreperla". Il talento e la cultura cinematografica di Guè si distribuisce in questa reference song: da "A spasso con Daisy" a "Ghost", con piccoli richiami a personaggi del calibro di Hasbulla, Nipsey Hussle e Berlusconi. Un banger che non ha bisogno di presentazioni, che se rappato da qualsiasi altro rapper non avrebbe la stessa valenza: la riconoscibilità è il potere di Guè, così "spesso che arriva e sembra la security di sé stesso".
Un passo in avanti per una delle guilty pleasure song dell'album: "Free" con Marracash e Rkomi. È passato davvero troppo tempo dal rappato di Rkomi, lo sa lui e ci gioca anche sui social. La sua penna è ancora lì che lo aspetta, un salto nel passato che forse non ha neanche così tanto bisogno di esser richiamato. La modernità è al centro del racconto, dall'aspetto finto dei social a come la musica viene utilizzata come pretesto giudiziario: basti vedere ciò che sta accadendo alla YSL negli Stati Uniti e la percezione del pubblico per Gunna e Young Thug. Dal "Free Baby" legato a Babygang di Guè Pequeno al "Nel mondo nuovo l'uomo è curvo e non sa stare solo, non ha storia, non ha studio, non sa stare sobrio" di Rkomi, è chiara la denuncia sociale portata avanti dai tre autori. A Marracash è affidato il ritornello del brano: qui forse nasce l'unico rimpianto di un brano che avrebbe potuto contenere tranquillamente un'altra strofa dell'autore di "Noi, Loro, Gli altri".
Da "Free" alla saga "Mollami": arriviamo alla pt.2 a sette anni da "Vero", dove il brano club aveva gonfiato ancora di più la qualità percepita attorno al disco, tra i migliori di Cosimo Fini. La parte 2, in cui c'è un sample di "Here comes the Hotstepper", titletrack dell'omonimo album del 1995 di Ini Kamoeze, è un riferimento continuo ad alcuni brani di suoi dischi precedenti. Dalla citazione a "Business" in "Vengo in peace, vengo per fare business, intanto queste tipe lo muovono come in fitness" a "Forza Campione" con Ensi in "FastLife vol.3", senza dimenticare alla parte uno di "Mollami" nel ritornello: "Mollami pt.2" è una delle chicche di Gué per celebrare il suo lungo percorso nel rap italiano.
Si arriva a "Lontano dai Guai" con Mahmood e "Chiudi gli occhi": la prima rappresenta la traccia "confession" del progetto, come era stata "Fredda, Triste e pericolosa" in "Gvesvs". Il rapporto sempre altalenante con il padre, più volte citato nei suoi brani, ritrova un altro layer di lattura, quando Gué canta: "Mio padre se ne è andato senza vedermi che riempivo il Forum". L'uomo, scomparso nel 2017, non ha avuto la possibilità di osservare il Forum D'Assago pieno per il "Sinatra tour" del 2019. Arriviamo a "Chiudi gli occhi", unica produzione a cui ha potuto aggiungere la propria reference Shablo, che contiene i sample di "Amore Impossibile di Tiromancino e "Mad Crew" di KRS-One. Il racconto della depressione viene celebrato nel ritornello anche grazie alla voce di Rose Villain, ghost host del disco: i due si ritroveranno pienamente in "Gotham", il nuovo disco della cantante, prodotto dal compagno Andy 6PM.
Come era stato per Jadakiss e Rick Ross in "Gvesvs", questa volta Guè sceglie Benny The Bucher dei Griselda per la collaborazione in "Da 1k in su". Un climax ascendente di skill, quasi una battaglia al microfono tra i due veterani, che lascia ampio spazio vocale all'outro del disco: "Capatosta". L'amore di Guè per Napoli, il suo immaginario, ma soprattutto le sue melodie, non sono mai state nascoste: dai tempi dei Club Dogo con i Co'Sang, passando per Luché, Geolier, ma anche Peppino di Capri e Rosario Miraggio. Questa volta il protagonista è Napoleone, un artista uscito dal funk partenopeo anni 70, che canta nel ritornello: "Santa Maria come baci bene sott'a ‘stu cielo ‘e stelle. Nun succede ca nun succede, ma i' so' capa tosta. ‘O ssaje che po nun me ne fotte, però a ‘stu giro appriess'a tte ce so' rimasto ‘a sotto". Nel brano Bassi Maestro utilizza un sample di "Come live with me angel" di Marvin Gaye.
La promessa di Guè in "Capatosta" è semplice: rimanere un player della scena, uno dei più grandi. Forse questa masterclass in "Madreperla" è l'ennesimo risultato sbattuto in faccia a un pubblico italiano, che non ama l'hip hop e le sue radici, ma la desinenza trovata negli ultimi anni del Bel Paese. Una riscoperta dei suoi ascolti e di quelli di Bassi Maestro, co-proprietario del disco. Se dovessimo allegare al disco una critica, sarebbe quella di un disco veramente troppo impersonale, ma che ha proprio nella qualità lirica rap la sua autodefinizione: solo Guè e Bassi Maestro avrebbero potuto produrre un disco del genere, for the ages.