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LDA: “Spero di essere un predestinato, ma resto un ragazzo normale”

LDA, dopo l’esordio a Sanremo 2023 con Se poi domani, ha pubblicato l’album Quello che fa bene: qui l’intervista a LDA.
A cura di Vincenzo Nasto
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LDA nella redazione di Fanpage
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Dopo aver conquistato Amici 21, senza neanche arrivare in finale nel talent di Canale 5, LDA sapeva di aver fatto colpo sul pubblico e di aver sconfitto lo stigma sulle sue nobili origini. Un percorso che non è mai terminato e che lo ha portato solo un mese fa a esordire, da giovanissimo, al Festival di Sanremo 2023 con il brano Se poi domani. Una piccola finestra su un progetto, il suo primo album ufficiale, pubblicato lo scorso 17 febbraio: 14 tracce, due collaborazioni con gli amici Albe e Aka7even, ma soprattutto la perla con Alex Britti, la cover di Oggi sono io. LDA è ormai consapevole del suo lavoro "Io veramente penso non ci sia nessuno in Italia che faccia quello che faccio io" e ha voluto raccontare, con le melodie che lo hanno sempre contraddistinto, alcune immagini della sua storia. Come per Luca, la traccia che chiude il disco, in cui sfoglia le pagine della memoria, riprendendo anche la separazione dei suoi genitori. Qui l'intervista a LDA.

Cosa è cambiato nell'ultimo anno per te?

Non lo so. Io non sono mai stato una persona che si crea delle aspettative perché ho paura di rimanerci male, quindi non mi aspettavo niente. Speravo di fare il cantante nella vita e l'ho fatto.

Come hai vissuto il tuo esordio al Festival di Sanremo?

Questo Sanremo è stato molto bello, non pensavo fosse così stressante. Però la cosa più bella è aver gareggiato con persone che io ascolto quotidianamente quando sto in macchina o sotto la doccia tipo Tananai, Lazza, Elodie, Ariete e Madame. Mi sembrava assurdo essere in gara con loro, anche perché non mi sentivo un big. Sono molto contento di aver cantato bene, ero presente e nonostante fossi il più piccolo del Festival, penso di non aver sfigurato.

Come gestisci i momenti up e down, che solitamente si alternano nella vita di un artista?

Giostra è proprio la canzone giusta per quello che sto provando ultimamente: una montagna russa di emozioni in cui prima sali, sali, poi scendi di botto, poi ti stazioni. È un po' quello che provo tutti i giorni, fortunatamente. Secondo me serve, perché pensa una vita piatta: sarebbe un po' triste.

Quello che fa bene è la citazione a un tuo celebre brano, Quello che fa male: perché lo hai scelto come titolo dell'album?

Ti do tre motivi per la scelta come titolo dell'album. La prima onestamente è per scaramanzia: visto che ha portato bene Quello che fa male, magari porta bene pure questa volta. Il secondo, perché dopo un periodo così brutto, tra guerre e Covid-19, ma anche tante altre cose che sono successe, volevo un titolo preso bene, felice, mi sembrava giusto. Era giusto Quello che fa bene, perché quando tu dici bene, sorridi, e quindi mi sembrava giusto.

E l'ultima?

Che nell'album ho parlato di tutto ciò che mi fa stare bene. Quindi musica, l'amore, parlare di me stesso ed essere me stesso, non mettermi maschere per piacere agli altri. Mi fa stare bene stare con la mia famiglia, con le nipotine, con i fratelli, con i miei migliori amici o la fidanzata. Sono un ragazzo normale e mi fa stare bene la normalità.

Nel brano Ex parli di una storia d'amore da una prospettiva diversa.

Le persone pensavano che avessi parlato della mia ex, ma in realtà non è così. Ho parlato del suo ex e ho provato a mettermi un po' nei panni di come si è sentito lui, senza però togliere spazio alla storia che sto provando con lei. Quindi ho fatto un'unione un po' strana: non so come stavo quel giorno. Però mi piaceva proprio l'idea.

In Se poi domani, così come nel tuo nuovo album, c'è molto spazio per la melodia. 

Non c'è niente da fare, io sono figlio di Napoli, la melodia napoletana è tra le più belle che abbiamo in Italia, ma anche nel mondo. Porterò sempre queste sfumature nelle mie canzoni. Nell'album ho inserito tante canzoni ritmate e anche tante ballad, ma quando riesci a unire la melodia con la modernità per me poi fa bingo. Io veramente penso non ci sia nessuno in Italia che faccia quello che faccio io.

Le prime tre tracce dell'album sono molto diverse tra loro, ma in generale Quello che fa bene è un album molto variegato.

È un disco molto vario, ogni pezzo è a sé, però sono riconoscibile in tutte le canzoni. Anche la scaletta è fatta in un determinato modo: mi sono messe a ragionare sulla natura delle canzoni. Per me si deve partire con Giostra, così da far intendere questa giostra, questa montagna russa di emozioni. Subito dopo deve partire Quello che fa bene con la sua melodia. Poi Uh-la-la e Il silenzio parla, traccia dancehall, e poi il featuring (Tremi con Aka7even n.d.r). È tutto pensato.

Com'è stato collaborare con Aka7even?

Non c'è cosa più bella di fare canzoni con gli amici e si sente, il pubblico lo percepisce quando una cosa è naturale. Io ho voluto portare nel mio primo album i miei amici, perché alla fine ho Albe e Aka7even, poi c'è Alex Britti con una canzone sua che abbiamo portata a Sanremo (Oggi sono io n.d.r) e per me è un onore. Posso dire di avere un capolavoro nel disco.

Ti senti un predestinato?

Spero di esserlo.

Luca è il brano che chiude l'album, come nasce?

Luca erano dodici fogli scritti a penna: quella sera scrissi così tanti pensieri. In principio c'erano 38 canzoni, di queste ne ho scelte 15, quelle che sentivo più vere.

Luca parla anche della separazione dei tuoi genitori. Non hai paura che possa diventare oggetto di gossip?

Non l'ho fatta ascoltare ai miei genitori, non gli ho chiesto il consenso e non ho paura che vada a finire nel gossip. È una notizia che è già stata detta e stradetta. Da piccolo i bambini mi portavano il giornale con la separazione dei miei genitori a scuola, lo mettevano sul banco. Alla fine io sono un ragazzo normale e i miei genitori li vedo solo come genitori. Mio padre, per me, è solo Luigi D'Alessio e mia madre è Carmela Barbato. Sono normalissimo: anch'io soffro, anche io mi diverto, anch'io faccio tutte le cazzate di un ragazzo di 19 anni. Forse non tutte (ride, ndr).

E la tua passione per Chopin e la musica classica?

La musica classica è sempre una cosa che mi ha affascinato, perché non riesco a riprodurla. Non riesco a mettermi al piano e suonare come loro. Sembra una cosa scontata, però tutto ciò che non riesco a fare, mi affascina.

Oggi invece, Luca come sta?

Luca sta bene, è felice, non ha il tempo di pensare alle ansie, agli attacchi di panico. Li ha avuti e sono passati.

Cosa possiamo aspettarci dai live nei palazzetti?

Non sarà un semplice concerto. Faccio il Palapartenope il 21 aprile, il 23 aprile vado a Roma all'Orion di Ciampino e il 19 aprile faccio a Milano i Magazzini Generali. Sarà uno spettacolo a 360 gradi. Mi sono messo un po' nei panni di un genitore che porta due figlie, quindi deve fare il biglietto per lui e per due figlie: sono 25 euro a biglietto, per un totale di 75. Devi pensare a mangiare e a bere, la benzina andata e ritorno: in una sera spendono 110 euro solo per venirmi a vedere. Devo dare qualcosa indietro a queste persone e quindi voglio che escano dal concerto con un sorriso e con quella sensazione da: "Mamma mia, ma che ho visto?". Questo è quello che deve succedere. Ho preparato una cosa enorme che fa riflettere, ma anche divertente, bella da vedere: in definitiva, una bella cosa.

Intervista di Francesco Raiola con la collaborazione di Vincenzo Nasto

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