Fedez racconta Disumano: “Ho la sindrome dell’impostore, mi stroncano perché fuori dal circolino”
In un'intervista rilasciata pochi giorni fa a Vanity Fair, Fedez ha avuto per la prima volta la possibilità di parlare della presentazione di "Disumano", il suo prossimo album, in compagnia di Enrico Mentana, che ha voluto approfondire anche l'impegno sociale degli ultimi anni del cantante milanese. Un racconto che ha toccato non solo le polemiche per la provocazione politica avvenuta attraverso la registrazione del dominio fedezelezioni2023.it, ma soprattutto per i video pubblicati sul web, in cui capovolge la narrazione berlusconiana del 1994. Filmati che hanno suscitato le polemiche di una fetta ampia della politica italiana, ma che ha per la prima volta fatto intravedere le potenzialità di un processo che molti attendono, soprattutto dopo il grande impegno negli ultimi 18 mesi del cantante. Si è discusso anche di come sia stato concepito "Disumano", il nuovo album, un viaggio completamente diverso rispetto al passato.
Il dominio fedezelezioni2023.it aveva convinto anche i meno fiduciosi sull'opportunità del cantante milanese di entrare in politica, un segno che aveva destato sgomento e paura nell'attuale classe politica italiana, confusa rispetto al potere mediatico di una figura che si è costruito lungo la sua carriera un seguito molto importante. Il giornalista Enrico Mentana, in un'intervista per Vanity Fair, ha voluto raccogliere il senso della provocazione nella presentazione di "Disumano", quel tributo ironico alla discesa in campo nel 1994 di Silvio Berlusconi: "Per come sono fatto non riesco a vedere le cose positive, e non ho la percezione del potere. Io guardo a tutto il resto. Sono un narcisista pessimista, esattamente l'opposto di Berlusconi. Altro che io, io: ho la sindrome dell'impostore, un pessimismo cronico. Vedo gli intellettuali che ancora corrono a cercare di stroncare chi è fuori dal loro circolino, che devono svilire chi viene da Internet, perché è il luogo in cui si esprime la pancia del paese, come se nel loro ambiente non fosse la stessa cosa.
La discussione si sposta sul rapporto d'equilibrio tra i suoi interessi e quello nelle battaglie sociali che ha condotto negli ultimi 18 mesi, dalla raccolta fondi per l'ospedale San Raffaele di Milano, al sistema spettacolo, fino al DDL Zan: "In quest'anno e mezzo che temi ho affrontato? Vediamo: quello della pandemia, ovviamente. Ed è noto che insieme a tante altre persone abbiamo reso possibile la costruzione a tempo di record della prima terapia intensiva d'emergenza a Milano. Poi abbiamo costituito il primo fondo per le categorie dello spettacolo, tra le più colpite dalla crisi Covid, raccogliendo 10 milioni di euro in totale per le due cause. Poi mi sono impegnato sul fronte dei diritti civili, come ben si sa, a più riprese. E il retro-pensiero sui miei intendimenti mi ha sempre accompagnato, fin dalla raccolta fondi per il San Raffaele, e per quanto io possa arrovellarmi per convincere te e le persone che quel che io faccio non ha secondi fini, non riuscirò mai a convincere". Rispetto alla costruzione della terapia intensiva, Fedez ha raccontato la storia di Diego, il ragazzo che ha subito un doppio trapianto polmonare: "Ma io faccio una domanda un po' a tutti, avete presente Diego, quel ragazzo che è stato salvato nella terapia intensiva del San Raffaele, il primo in Europa? Secondo voi a Diego gliene può fregare se la raccolta fondi che ha permesso di salvargli la vita è stata promossa da Fedez e Chiara Ferragni? E quanto gli può interessare se è frutto di una voglia di visibilità e di facili consensi? Siamo sempre lì, alla luna e al dito: sembra che a qualcuno interessi più la divisione che il risultato".
Poi arriva il momento di parlare del disco, di "Disumano" ormai sulla bocca di tutti, anche per il livello delle collaborazioni presenti, da Tedua a Myss Keta, da Dargen D'Amico a Speranza: "Due anni di lavoro, e un processo creativo tutto nuovo. Per realizzare Disumano ho cambiato metodo e ho usato un'attitudine diversa. Ho voluto fare un'esperienza con un gruppo di amici. Ci siamo concessi calma e soprattutto libertà. Io mi sono sentito davvero libero. Nell'album ci sono 20 capitoli della mia vita. E si ascoltano sonorità che non avevo mai affrontato prima, accanto ad altre più vicine al vecchio Fedez". Anche l'opera d'arte in copertina, realizzata da Francesco Vazzoli, sarà esposta alla Triennale di Milano, per poi essere battuta nella casa d'aste Sotheby's, con il ricavato che andrà alla fondazione Tog.
Per chi crede a un collettivo di pubblicitari per la sua campagna marketing, Fedez sorprende, affermando che la comunicazione, cartellone per cartellone, è stata una sua iniziativa, con uno sguardo agli Stati Uniti: "Guarda che è tutto molto più semplice. C'è chi ipotizza consiglieri politici o genietti della comunicazione elettorale. Ho ideato tutto i0, cartellone per cartellone. E tanto per esser chiaro, l'esempio mi è venuto da molto lontano. All'inizio di settembre Lil Nas X, un noto rapper americano, simbolo della comunità queer, ha lanciato il suo album con alcune immagini forti. Una soprattutto, con lui incinto. Era appena scoppiata la questione della legge del Texas contro l'aborto. Insomma, ho pensato che anche per me poteva essere l'occasione. l'uscita dell'album, per lanciare temi forti, sperimentando questo tipo di comunicazione. Ecco: cosa è, marketing o provocazione che apre un dibattito, che stimola reazioni civili e politiche? Tutto si intreccia".
In una stagione politica in cui non vede preparazione nella politica italiana, Fedez si lascia andare nelle ultime battute a un ringraziamento a Marco Cappato, il politico e attivista nell'ambito del suicidio assistito, secondo Fedez "uno che fa": "Ti faccio un nome: Marco Cappato. Un uomo che riesce a essere rilevante fuori dal palazzo è qualcosa che fa sperare. Nel momento in cui dall'agenda politica mancano dei temi che hanno una partecipazione così grande come quelli dei referendum sull'eutanasia e su tanti altri diritti. almeno lui è uno che fa".