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Angelina Mango da Amici 2023 al primo EP: “Prima scrivevo solo pezzi tristi, ora sono cambiata”

Angelina Mango, vincitrice della sezione canto ad Amici 2023, ha raccontato il suo percorso nella trasmissione e ha presentato l’Ep Voglia di Vivere. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Angelina Mango, foto di Andrea Bianchera
Angelina Mango, foto di Andrea Bianchera
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Sono passati solo pochi giorni dalla finale di Amici 2023 e Angelina Mango è già catapultata in un'altra vita: durante l'intervista con Fanpage.it risulta chiaro quanto il talent abbia cambiato il modo di percepire se stessa e di approcciare la musica. Rende chiaro come la positività sia una nuova finestra della sua vita e come il programma le abbia insegnato a collaborare: "Questo disco (il suo primo Ep "Voglia di vivere") è bello perché è il primo in cui ci sono tante collaborazioni. Devo ammettere che all'inizio non ero propensa, poi ho capito che spesso c'è bisogno dello stimolo anche solo di un'altra testa per migliorare il processo". Svela anche come Milano, la città in cui si è trasferita negli ultimi anni, le abbia dato la possibilità di conoscere nuove frontiere, come l'urban e la trap: "Trasferirmi a Milano mi è servito molto, sono entrata nel mondo urban e trap. Per esempio, Walkman è nata dopo aver ascoltato QVC9 di Gemitaiz, il singolo intro del progetto omonimo, che partiva con piano e voce. "Walkman poi ha avuto un altro tragitto". Qui l'intervista ad Angelina Mango, in attesa del suo Ep Voglia di Vivere, in uscita il prossimo 19 maggio.

Come stai?

Sinceramente sono molto spaesata, però sono felice di essere nel posto giusto nel momento giusto.

Com'è cambiato il tuo approccio alla musica rispetto a Monolocale, il tuo primo Ep?

Ho imparato ad affrontare le cose più nell'immediato, perché va bene prendersi il proprio tempo, però la vita va avanti, si cresce e il tempo passa in un battito. Quindi, quando i problemi arrivano, si affrontano e si risolvono. Questo l'ho imparato sicuramente lì, ad Amici.

Cos'altro hai imparato?

Ho imparato anche a convivere con gli altri, cosa che prima mi costava più fatica, ma soprattutto ho imparato a godermi le cose e a esserne grata. Le fortune, come quelle che mi sono arrivate ad Amici, me le sono anche guadagnate. Però tante altre cose sono state proprio un regalo. Quindi, cerco di accettare con felicità le cose belle.

Raccontaci quest'album.

"Voglia di vivere" è stata la prima canzone uscita durante il percorso ad Amici, è nata in una giornata ed è stato il primo pezzo felice, prima scrivevo solo pezzi tristi. Nella mia testa è partito tutto da lì. Ho agito molto per istinto e amicizia per quanto riguarda le collaborazioni, penso a "Eccetera" nata con Anastasio e Antonio, il mio ragazzo. Ogni canzone di questo disco ha un messaggio chiaro, che arriva alle persone della mia età.

Hai sentito la pressione del tuo cognome, come se avessi dovuto dimostrare agli altri il motivo per cui eri lì?

All'inizio l'ho sentita un bel po', soprattutto per mie paranoie. Appena sono entrata ho ricevuto un sacco di critiche, che purtroppo potevo leggere perché ero in quarantena e non mi avevano tolto ancora il telefono. Volevo essere pronta e dimostrare a tutti quanto mi avessero fatto male quelle parole. Poi quando sono arrivata lì, sarà per gli impegni o per l'isolamento, ho smesso di pensarci. C'era talmente tanto da fare che questo è diventato l'ultimo dei problemi.

E quando hai riacceso il telefono alla fine della trasmissione, cosa è successo?

È scoppiato (ride n.d.r). Fortunatamente ho avuto un bel po' di ore di viaggio per rispondere ai tanti messaggi. Tante cose positive, ma soprattutto sono stupita dai numeri, che non credevo di avere. È stato strano, lo è tuttora: devo ancora abituarmi alla cosa.

Nella titletrack canti: "Abbiamo voglia di vivere, paura di morire, a volte il contrario"…

A volte è anche il contrario, appunto, nel senso che si accolgono le paure. Io parlo come se fossi una guru, ma in realtà è solo la mia esperienza personale: prima mi staccavo dalle cose belle, perché temevo che si distruggessero, quindi lo facevo io prima. È inutile stare lì ad aspettare che finisca qualcosa, tanto poi finisce, quindi almeno voglio vivere le esperienze.

Poi arrivati al serale, le aspettative si ribaltano: arrivi già con il titolo di migliore interprete della classe. Come ti ha fatto sentire questa cosa?

Da una parte un pochino mi dava sicurezza, dall'altra parte mi infastidiva perché il mio impegno era enorme, sia in casa che in puntata, ma quando leggevamo le pagelle era come nell'aria ci fosse un po' di scontentezza: questa cosa mi faceva ribollire il sangue.

Come se ti stessero dando per scontato?

Io ho lavorato e studiato tanto in questi mesi, quindi da una parte mi facevano piacere i complimenti, dall'altra, però, quasi mi sembrava che potessi anche stare ferma, non fare niente, non impegnarmi, tanto… E no, non è così! È una situazione di cui discutevamo anche in casa, con gli altri ragazzi che me lo dicevano in maniera positiva, ma lo ricevevo male in quel momento. Poi dipende anche che stato emotivo stai attraversando in quel momento.

Un percorso pop in cui hai attraversato più colori musicali, da Beyoncé a Rihanna: senti di esser cresciuta, di aver fatto dei passi in avanti, anche dal punto di vista espressivo?

Tantissimo, soprattutto al serale. Lì ho capito che era l'unica cosa su cui dovevo migliorare davvero tanto. Ho dovuto lavorare costantemente per cantare "con la pancia" in maniera aggressiva, schietta. Non devono esserci muri sul palco e a volte, in passato, mi era capitato di alzarli per ragionamenti sul come cantare e muoversi. Perdevo questa naturalezza e il pubblico se ne accorgeva. Non so se ci sono riuscita del tutto, ma è la cosa più importante per me adesso.

La trasparenza con il pubblico è passata anche attraverso la naturalezza di gesti, come muovere sempre le mani prima di cantare, o saltare prima delle esibizione, come anche la coreografia di Ci pensiamo domani.

Non riesco a dire bugie, faccio ridere se ci provo. Per questo motivo ho deciso di essere istintiva e spontanea: non arrivava tanto il fatto di essere felice o triste, ma la verità. Arrivava perché è vero, perché sono io.

In finale hai tenuto a specificare che sei Angelina Mango. Perché pensi ce ne fosse bisogno?

Prima di tutto perché sul banco c'era scritto solo Angelina e per una persona che non mi conosceva arrivavo solo come Angelina. Poi Amici ha una fortissima risonanza, quindi il mio cognome assumeva una eco diversa essendoci cinque milioni di persone a guardarti. Ma questo non cambia il mio approccio. L'ho semplicemente ribadito: ero e sono rimasta Angelina Mango.

Solitamente si parla di "figli di", ma in questo momento storico hai ribaltato la visione e questa cosa potrebbe permettere ai ragazzi più giovani di conoscere la musica di tua madre e tuo padre. Come percepisci questa sensazione?

Perché no? Se fossi nel pubblico me interesserebbe conoscere la loro musica, se non la conoscessi andrei ad ascoltarla. In realtà la cosa mi fa un po' strano, ma sicuramente piacere.

E come li descriveresti a un pubblico giovane?

Sarebbe complicato perché è un altro tipo di linguaggio. In questo momento un ragazzino di 15 anni che ascolta le cose di ma madre o di mio padre potrebbe non capirle. Però sarebbe interessante se ci provassero.

Intervista realizzata da Francesco Raiola e Vincenzo Nasto

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