Achille Lauro è stato senza dubbio il vincitore morale del Festival di Sanremo 2020. Nulla togliere al vincitore ufficiale Diodato, che ha incantato tutti con la sua Fai rumore e si è aggiudicato il primo posto grazie a un sistema di votazione molto meritocratico, che ha voluto con lui sul podio I pinguini tattici nucleari con Ringo Starr e Gabbani con Viceversa. Oltre la musica, esistono anche altri modi di valorizzare la comunicazione e trasmettere messaggi, non proprio in codice in questo caso. Abbiamo visto Achille Lauro scendere le scale dell'Ariston con le sembianze di San Francesco, Ziggy Stardust alias David Bowie, la Divina Marchesa Luisa Casati Stampa ed Elisabetta I Tudor. Vere e proprie icone, rappresentanti di un modo di vivere e di guardare alla vita libero nel sentire e nel fare, al di là di qualsiasi forma di giudizio o censura.
Tutti gli abiti sono stati disegnati e realizzati da Gucci, che ha voluto abbracciare anche tutta la campagna sui social. E se l'Ariston ha voluto coprirlo di fischi e non sempre ha accolto positivamente il suo estro, il folto pubblico del Festival ha trovato altre forme di esternazione e condivisione per mostrare il proprio apprezzamento. ‘Un mito', ‘Genio', ‘Libertà assoluta', ‘Achille Lauro ha già vinto‘, con queste definizioni la rete ha decretato il suo vincitore, unendosi in un coro che ha seguito un flusso costante di commenti ogni sera. Occhi truccati, unghie nere e baci al chitarrista Boss Doms alla fine di ogni esibizione hanno rafforzato il potere di una comunicazione protesa verso il concetto di libero sentire e di lotta contro i pregiudizi.
In un Sanremo voluto e impostato su temi populisti, di stampo al femminile nonostante i ‘passi indietro', a favore della collocazione della donna nel mondo del lavoro e della contestazione del concetto di mera bellezza, contrario alla paura del diverso e a sostegno dell"altro', chiunque egli sia, straniero, malato o omosessuale, secondo le continue classificazioni e conseguenti discriminazioni, Achille Lauro ha trovato un modo tutto suo per essere popolare. E di vincere, almeno simbolicamente, per una volta senza doversene fregare.