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Una preghiera, Jovanotti: lasciamo il termine econazisti a chi nega la crisi ecologica

Jovanotti risponde al geologo Mario Tozzi che aveva criticato il Beach Party e ribadisce l’etichetta di econazista ad alcuni tra coloro che lo criticano.
A cura di Francesco Raiola
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Foto Michele Maikid Lugaresi
Foto Michele Maikid Lugaresi

A pochi giorni di distanza da un video postato sui social in cui Jovanotti dava degli econazisti ad alcune tra coloro che criticavano, per ragioni ambientali ed ecologiche, il suo Jova Beach Party, il cantante ribadisce il concetto rispondendo a una lettera del geologo Mario Tozzi. Quest'ultimo, infatti, aveva scritto una lettera aperta, pubblicata su la Stampa, in cui chiedeva al cantante di ripensare il format dei concerti sulla spiaggia: "Il primo elemento di critica sono dunque i numeri, non sostenibili da alcun sistema naturale, specialmente se delicato e fragile. E il secondo elemento è proprio il luogo: le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia". Critica che seguiva quella di altre sigle ambientaliste e al contempo la difesa del WWF che è partner – ma non organizzatore, come tengono a specificare – dell'evento.

Da qualche settimana, sui social e sui media locali, sono mosse critiche all'impatto ambientale che concerti da 30-40 mila persone possano avere su ecosistemi fragili come quelli delle spiagge. C'è chi accusa il cantante di impattare troppo sull'ambiente, rendendo critiche le condizioni anche per alcuni animali – fratino e tartarughe Caretta Caretta, soprattutto – e fauna, spiegando, come ha fatto la Lipu nell'appello a Fanpage, che esiste anche un problema culturale se si permette di considerare questi ecosistemi ideali per tour come JBP e c'è chi lo difende, i fan, gli organizzatori e lo stesso WWF che nei giorni scorsi ha ufficialmente risposto a chi criticava le date di Fermo.

Dopo settimane di critiche, quindi, Jovanotti ha risposto dando degli econoazisti a chi criticava il JBP, ribadendo, nella risposta a Tozzi che "ho chiamato ‘econazisti' quei mitomani pericolosi che polarizzano violentemente la grande questione dell’ecologia dentro a piccoli brand personali non accreditati se non da loro stessi e dai like rimediati a vanvera. Li ho chiamati econazisti perché essi lo sono, serpeggia nei loro post (che sono un nuovo tipo di arma) e nelle loro minacce squadriste dirette e indirette questa idea di purezza assoluta da perseguire ad ogni costo" parlando di "assolutismi ideologici ottusi e potenzialmente violenti". Il cantante li accusa di non conoscere nulla dell'organizzazione, di non aver mai visto un concerto, chiedendo a Tozzi cosa fosse cambiato rispetto al 2019 quando aveva difeso quel tour.

Il monitoraggio del WWF metterebbe al riparo gli ecosistemi, spiega Jovanotti che ammette di non essere esperto, non conoscere la materia come si deve e per questo ha scelto di farsi consigliare da un'istituzione importante dell'ambientalismo italiano: "Per quello che ho potuto verificare e fidandomi di gente esperta che ci affianca in questa avventura, non ho niente di cui pentirmi" continua Jova, che accusa Tozzi di essere stato condizionato proprio da "questa rabbia di alcuni profili social verso la nostra festa" che è "la più grande iniziativa che parla di ambiente mai fatta in Italia": "Io vedo la vitalità, non vedo orde distruttive, al contrario va in scena la creatività, l’allegria di una giornata di festa in un ambiente pieno di significato e di senso. Questa cupezza da ‘santa inquisizione' che qualcuno vuole infondere al tema ambientale usando JBP è controproducente soprattutto per l’ambiente".

Insomma, per Jovanotti non vi è nulla del JBP che possa avere un impatto negativo, anzi. E chi dice il contrario è un econazista. Il problema è che dare dell'econazista in maniera così generalizzata, però, rischia di svilire la difesa del cantante, anche perché come da una parte c'è il WWF a garantire per lui (WWF che ha ammesso, a Fanpage, che ci siano stati piccoli problemi in passato, come nel caso delle tamerici a Ravenna), dall'altra ci sono altre sigle, come la Lipu, che hanno una propria storia e serietà che gli chiede di rivedere alcune cose. Insomma, è lecito che Jovanotti, supportato in questi concerti da WWF e amministrazioni locali, si difenda dagli attacchi ma è altrettanto vero che probabilmente sarebbe il caso anche di aprirsi alla possibilità che forse qualche critica possa anche non essere mossa dall'invidia o dall'incompetenza.

Il Jova Beach Party è un evento imponente, una festa, ci si diverte, si balla (e noi possiamo dirlo perché ci siamo stati), così come è vero che, come nel caso di Castelvolturno, ha ridato vita a un'area che, per usare un eufemismo, non versava proprio in ottime condizioni, ma è anche vero che un evento così enorme non può non avere alcun impatto – l'antopizzazione delle spiagge è un dato, ma i numeri tra una giornata in un lido, un torneo di beach volley e un concerto sono ben diversi – e di conseguenza critiche, fa tutto parte del gioco quando si decide di mettere su un tour come questo, sarebbe interessante che ci fosse apertura verso alcune di queste voci critiche. E un consiglio non richiesto: per favore lasciamo termini come "econazisti" a chi ha una visione negazionista della crisi ambientale (e ce ne sono anche tra chi Jova sente molto vicino) soprattutto se lo si usa per indicare una fetta ambia e variegata di persone che criticano non per partito preso ma perché hanno a cuore una causa importante.

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