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WWF difende ancora il Jova Beach Party: “Meno impatto ambientale anche di eventi più piccoli”

Il WWF risponde alle polemiche che si sono scatenate dopo le prime tappe del Jova Beach Party di cui è partner.
A cura di Francesco Raiola
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Jova Beach Party (ph Michele Maikid Lugaresi)
Jova Beach Party (ph Michele Maikid Lugaresi)

Il Jova Beach Party è cominciato ufficialmente e contemporaneamente sono partite anche le prime critiche per l'impatto ambientale che ha il fare un evento da decine di migliaia id persone sulle spiagge. Quale impatto ambientale può avere portare così tante persone in luoghi che alcune associazioni reputano sensibili per quanto riguarda l'equilibrio dell'ecosistema. Abbiamo chiesto a Gaetano Benedetto, Presidente del centro studi WWF ed ex Direttore generale, che per il secondo tour è partner dell'evento, in che modo la loro presenza si sposa con l'attenzione all'ambiente e come risponde alle critiche che sono scaturite in questi primi giorni.

Direttore, tre anni dopo siamo di nuovo qui a parlare delle polemiche sul Jova Beach Party e la questione ambientale…

Ci troviamo incredibilmente qui, anche perché la maggior parte delle località sono le stesse, ne sono state spostate solo alcune, come Albenga, e sono state tolte quattro tappe, quelle più problematiche, per cui alla luce del fatto che tutti gli esposti fatti, le vertenze, le denunce non hanno avuto esito, e del fatto che le spiagge sono lì, che ci dicono le stesse cose che ci dicevano allora, evidentemente non c'è stato un danno.

Però veniamo da un'esperienza, quella del 2019, alcune cose le avete cambiate, appunto, se si continua a parlare di questa cosa vuol dire che c'è una sensibilità su questo argomento, non crede sia importante?

Questa è una cosa su cui mi sento di fare una riflessione, ed è una riflessione schietta: se il ragionamento è che le spiagge non si toccano, perché le spiagge sono luoghi di transizioni ambientali, questo vale per tutti, non solo per Jovanotti. Quello che sorprende, al di là dei numeri, che sono diversi, è che ci troviamo di fronte a un evento di grandissima visibilità quando c'è Jova. Ma quelli che nel 2019 hanno scritto che erano state distrutte le ultime dune di Rimini e che hanno fatto l'opposizione, si sono accorti che a Rimini c'è stata la Notte Rosa?

Però una cosa è un evento singolo, un altro è che questa cosa possa diventare sistematica.

Noi abbiamo una situazione in cui dire che le spiagge sono tutte uguali non fa onore alla capacità di analisi che gli ambientalisti hanno. Le spiagge non sono tutte uguali, le dune di un'area protetta non sono una concessione balneare di una zona antropizzata, magari urbana. Premettendo che ho molto rispetto per un approccio anche ideologico, se le spiagge non si toccano vale per tutti, se lo faccio solo con Jovanotti è perché diventa veicolo anche per la mia posizione.

Una delle questioni, però, è la vostra partnership, che incide molto in questa polemica.

La nostra partnership la difendo rispetto alle cose fatte e ai risultati ottenuti, alla fine qualcuno me li illustri questi presunti danni ambientali. Io faccio un altro discorso, però: un evento di quella dimensione, gestito come viene gestito ha paradossalmente – e posso dimostrarlo – un impatto più contenuto rispetto a un piccolo evento che non ha le attenzioni che ha Jovanotti. Jova ha una valutazione antecedente di tutte le location, una valutazione di impatti, di incidenza ambientale laddove le location sono vicine ad aree protette, una serie di protocolli di gestione sia di sicurezza che ambientali che controllano i posteggi, i transiti, gli afflussi e i deflussi, la separazione dell'area concerto rispetto al resto del contesto, centinaia di steward che indirizzano, controllano, verificano, ha una gestione dell'area concerti con raccolta differenziata affidata a una cooperativa specializzata, gestione di materiali, ripristino dell'area come è stata trovata, insomma ha un protocollo di gestione molto complesso e dispendioso che consente di fare quello che abbiamo visto, che stupisce per quantità di gente e per il fatto che riesce a lasciare la spiaggia così com'era. Una situazione più piccola come ad esempio un dj set che raccoglie alcune migliaia di persone la notte, con le macchine che arrivano ovunque, senza un'adeguata raccolta dell'immondizia, paradossalmente hanno potenzialmente un'incidenza maggiore. E questi eventi sono migliaia.

Direttore, però in un'intervista faceva l'esempio di una partita di beach volley, ma converrà che sono numeri diversi?

Sono d'accordo se parliamo di mille, ma se facciamo un campionato con costruzione di tribune etc.

Ok facciamo anche 4-5 mila, restano comunque numeri diversi.

Dipende dal come, dove, dal tipo di valutazione, dall'afflusso. Quando trovo colleghi che stimo che non riescono a vedere che ogni situazione di Jova ha una specificità di gestione e che 60 metri di tamerici di Ravenna abbattuti diventano un caso ambientale – per carità è stato sbagliato e vanno rimessi anche se per me il danno ambientale è quello irreversibile -, ma si nega che a Ravenna si sia su una diga foranea del porto, perché è lì che sta il palco, sopra una spiaggia a libera balneazione e l'area comprende uno stabilimento balneare dato in concessione ed è delimitata da una strada urbana con transito di macchine su cui arrivano strade a pettine, allora non capisco. Parliamo di aree urbanizzate: a Barletta sicuramente l'area è delicata ma quell'area si chiama Lungomare Pietro Mennea, non Dune del parco nazionale del Circeo.

Certo, ma l'impatto resta comunque maggiore rispetto alla media. Il vicepresidente della Lipu, per esempio, a Fanpage.it parlava di un problema culturale: non bisogna abituare a vedere eventi così in luoghi fragili, ci sono spazi adibiti per fare quegli eventi.

Capisco la suggestione ma questa posizione non è trasferibile, innanzitutto perché non tutte le spiagge italiane si prestano a questo tipo di eventi, tanto è vero che per scegliere queste è stato fatto uno screening su decine e decine di spiagge, quindi non tutte sono in grado e attrezzate per avere la procedura di sicurezza necessaria a un evento del genere. Per questo il concetto di "tutte le spiagge" non esiste e non esiste neanche il concetto di tutti, perché il tipo di organizzazione che Jovanotti può permettersi in una scala economica di quello che rende il concerto rispetto al costo del concerto non è un cosa trasferibile ad altre situazioni: non lo è avere fino a 400 steward che organizzano un concerto per gestire i flussi, per dirne una. Vogliamo seguire quello che dice la Lipu, con cui ho avuto un confronto su Castelvolturno?

Prego.

Nel protocollo fatto col Comune abbiamo scritto che tutti gli eventi che su quello stesso lido hanno una affluenza superiore all'autorizzazione data dallo stabilimento balneare devono andare a valutazione di incidenza. Tutti. E questa cosa non era mai stata fatta. Su Castelvolturno si discute in maniera sacrosanta delle tartarughe che hanno nidificato – non nell'area concerto, in una zona limitrofa – ma qualcuno ha detto che a Castelvolturno la pineta, sito di interesse comunitario, per cui è obbligatorio fare la valutazione di incidenza negli ultimi due anni si è bruciata all'80% a causa di un insetto che l'ha divorata? Qualcuno dice che a Castelvolturno c'è in essere un piano di abbattimento della pineta?

Però noi stiamo parlando di un evento specifico, altrimenti finiamo nel benaltrismo e vale tutto.

Ma certamente, però la cosa va messa nella giusta ottica e va detta ogni qual volta ci sono delle situazioni eclatanti, cioè quello che stupisce è il meccanismo sul Jova Beach Party, mentre l'anno scorso su alcune di quelle spiagge ci sono stati una serie di eventi, tipo Dj set, che portano migliaia di persone. Io penso che il ragionamento o vale per tutti o non ha senso, se vale solo per Jova mi faccio qualche domanda.

Voi come WWF perché avete detto sì a questa partnership, alla fine?

Ho fatto tre ragionamenti, il primo è la gestione della situazione in sé: c'è una gestione paranoica rispetto ad alcuni passaggi, noi quest'anno abbiamo fatto – pur essendo le stesse location – un'analisi con un raggio di 3km dal sito dell'evento per analizzare tutte le questioni ambientali, questo ha consentito una serie di elementi aggiuntivi rispetto alla volta scorsa. Quest'anno abbiamo condizionato anche l'acquisto di buona parte del materiale utilizzati per il packaging, c'è stata quindi un'aggiunta di attenzione. Il secondo elemento è che alla fine faccio un ragionamento di comunicazione e aggancio di un grande pubblico. Per WWF è stato un elemento di comunicazione e sensibilizzazione enorme e questo lo dicono i numeri, a differenza della eco che possono avere avuto poche decine di persone che nel 2019 hanno fatto, diciamo, opposizione: il riscontro è stato enorme, ma non su Jova, quanto sulla campagna a cui Jovanotti ha aderito, i concerti sono stati un tramite per agganciare centinaia di migliaia di persone ed è stata la campagna contro la dispersione della plastica in natura. Il terzo elemento di quest'anno è se io uso il concerto di Jovanotti per avere un elemento di comunicazione e coinvolgimento – perché in un sistema di transizione ecologica non ci sono il bianco e il nero – lo faccio per un soggetto che si ignora sistematicamente ovvero le persone, gli utenti, che sono i protagonisti altrimenti la transizione non c'è. Parlare e coinvolgere queste persone è essenziale. L'insieme di queste cose crea una situazione di positività a fronte di criticità per cui abbiamo ritenuto che questa cosa fosse gestibile.

Insomma, per concludere: non siete contro l'idea di fare eventi in quelle spiagge, quindi se domani ci andasse Vasco sarebbe ok, ho capito bene? E soprattutto, per voi non esiste un problema di impatto: portare 60 mila persone nel momento in cui sono state fatte le valutazioni non crea alcun tipo di problema ambientale.

Allora, io mi occupo di ambiente perché mi occupo di un'analisi che riguarda ciò di cui di volta in volta devo discutere: o effetti globali o effetti puntuali, nel caso specifico sono puntuali. Un progetto devo vederlo: Vasco Rossi non farà mai le spiagge perché nessuna spiaggia si presta a quel flusso di pubblico. Jova arriva a 35 mila persone, ci sono concerti da 20-25 mila persone mentre Vasco ha fatto 120 mila persone a Trento, siamo su numeri diversi. Nell'ipotesi che qualcuno volesse fare un evento sulle spiagge, le faccio presente che senza alcun tipo di valutazione ci sono spiagge che spalmano 400 mila persone su chilometri di battigia per le frecce tricolori, ad esempio. Abbiamo esperienze che vanno viste nella loro specificità rispetto a un progetto, ricordo che tutti i concerti di Jovanotti hanno un'autorizzazione che non è solo del Comune, ma della Prefettura che organizza conferenze di servizi che prevedono la presenza di tutti gli enti responsabili, per cui il tema è il rapporto tra il progetto, la realizzazione del progetto e la scelta della location. Non è vero che vale il tutto ovunque, ma se ci sarà qualche questione la vedremo nello specifico.

È successo in questa occasione?

A Vasto, dove il concerto è stato gestito dal Comune e non dalla produzione, ci siamo dissociati perché per il concerto sono state spostate delle giostre in un'area secondo noi delicata e abbiamo giudicato, oggi, che quell'area era di interesse per il fratino. Quando abbiamo fatto presente la delicatezza della situazione alla produzione di Jova, hanno subito cambiato il piano acustico, per cui per Vasto ci sarà un piano acustico specifico.

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