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L’appello della LIPU a Jovanotti: “Ripensaci, non occupiamo le spiagge coi mega eventi”

La LIPU fa un appello a Jovanotti chiedendo di ripensare il Jova Beach Party, evento che ha troppo impatto sull’ambiente.
A cura di Francesco Raiola
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Jovanotti (Michele Maikid Lugaresi)
Jovanotti (Michele Maikid Lugaresi)

Nel 2019, durante il primo Jova Beach Party l'Italia scoprì il fratino, un piccolo uccello che alcune sigle ambientaliste spiegarono essere in pericolo a causa dell'evento sulle spiagge. Il fratino, così come la Caretta Caretta, sono ancora al centro delle polemiche per la seconda edizione del tour di Jovanotti, partito da Lignano Sabbiadoro e che lo vedrò impegnate su alcune spiagge italiane, con la partnership del WWF che a Fanpage ha spiegato come eventi come questo, super controllati, abbiano un impatto minore rispetto a eventi più piccoli. Fanpage.it ha parlato con il vicepresidente della Lipu Alessandro Polinori per capire quali sono, invece, le problematiche di eventi come il Jova Beach Party.

Polinori, voi siete da sempre molto critici col Jova Beach Party: quali sono i problemi principali?

Ci sono due piani di valutazione, uno che è quello più grave che è l'impatto culturale, ovvero le spiagge non sono discoteche ma ambienti delicatissimi in cui dovremmo entrare in punta di piedi, in secondo luogo i fatti drammatici della quotidianità ci testimoniano che se non viviamo gli ambienti naturali con attenzione, poi la natura ci restituisce quanto gli abbiamo dato. Il problema del JBP è lo sdoganamento della possibilità di realizzare megaeventi in ambienti che andrebbero protetti e che sono delicati, per questo parlo di discorso culturale, non bisogna considerare spiagge, montagne e gli altri spazi naturali come luoghi che possono essere occupati completamente dall'uomo con eventi con un impatto fortissimo.

Insomma, secondo voi si sta perdendo l'equilibrio di un ecosistema.

Per noi è un tema fondamentale perché oggi è Jova ma domani sarà un altro mega evento: questi pochi spazi di naturalità in Italia, Paese ad altissima densità abitativa, sono sempre più rari e se li utilizziamo per iniziative fortemente impattanti c'è qualcosa che non va bene. Noi facciamo un esempio semplice: nel mondo ci sono otto milioni di specie – la stima non è precisa, ovviamente – perché l'uomo deve occupare gli spazi di tutti questi esseri viventi? Cerchiamo anche di lasciare spazi alla biodiversità, tutto ciò senza negare la possibilità di avere dei momenti artistici e culturali: la musica è bellissima, ma facciamola negli spazi preposti, ci sono spazi ad hoc come palazzetti, Arene, o pensiamo al Circo Massimo.

Quel tipo di concerto lì, tipo nelle Arene all'aperto, non hanno gli stessi problemi di impatto?

Dipende dal contesto intorno, c'è un discorso di impatto generale, energetico, ma se facciamo un concerto da 80 mila persone in un parco cittadino che ha un'importanza per la biodiversità ci può essere un problema. Per quanto riguarda il JBP parliamo di spiagge che sono habitat per esempio del fratino, che è questo trampoliere che a volte è stato anche preso in giro in alcune trasmissioni nazionali, mentre è un importante indicatore ambientale, un elemento di qualità della spiaggia. Dove c'è questo animale vuol dire che quella è una spiaggia con una buona qualità ambientale. Penso anche alla Caretta caretta, la tartaruga marina che è sempre più una specie comune in Italia. Fino a pochi anni fa nidificava solo in Sicilia, poi coi cambiamenti climatici sta salendo sempre di più fino a Campania, Lazio, Toscana, addirittura Jesolo, insomma le spiagge sono habitat preziosi anche per molte specie viventi. Quindi perché non lavorare, non per chiuderle completamente alla fruizione, non diciamo questo, ma per farne una fruizione ragionata, che è quella di una balneazione attenta? Anzi queste presenze faunistiche rappresentano anche un elemento di sviluppo sostenibile per tutto l'anno, penso al turismo naturalistico. Il concerto facciamolo al Palasport, nell'arena studiata per i concerti, mentre le spiagge, che sono luoghi sempre più delicati, soggetti all'erosione, lasciamole a una fruizione delicata cercando di convivere coi nostri vicini che sono gli animali selvatici.

Una delle giustificazioni a supporto di questi eventi è che le spiagge sono già antropizzate.

Però è un tipo di fruizione diversa, un conto è una spiaggia su cui c'è una balneazione quotidiana di 300 persone, o famiglie con bambini, un altro è mettere in quella spiaggia 50 mila persone per due sere di seguito, andare con le ruspe a spianare la sabbia e magari in certi casi danneggiare anche la vegetazione. Il fratino, così come la Caretta Caretta, convive con le persone, quindi una presenza non eccessiva è possibile per una convivenza con gli animali selvaggi. Altro discorso è avere decine di migliaia di persone per alcune sere consecutive con un impatto acustico fortissimo. Da una parte abbiamo un'occupazione totale dello spazio, dall'altra c'è una compresenza e questa è la cosa diversa.

Quindi tra gli impatti principali ci sono volumi e occupazione dei luoghi?

C'è quello sonoro, c'è quello di occupazione e poi c'è quello culturale perché, ripeto, l'ha fatto Jovanotti oggi, ma domani potrebbe farlo qualcun altro. E perché non passare dal mare alla montagna portandoci migliaia di persone? Occupando quei pochi spazi naturali gli animali non hanno più dove andare.

Quando la risposta è che vengono fatte valutazioni ambientali molto precise qual è la contraddizione che leggete?

Che ci siano procedure che vengono seguite è innegabile, questo non lo mettiamo in dubbio, però a volte ci sono sensibilità diverse che vanno al di là della valutazione, tanto che noi anche al primo tour avevamo fatto un appello che andava oltre il discorso delle autorizzazioni o di quelle che possono essere le decisioni comuni delle singole amministrazioni locali, ma era rivolto a una scelta culturale: certe presenze faunistiche possono essere anche favorite al di là di quella che è una valutazione prettamente tecnica e quindi l'appello era quello di ripensarci.

Ed è lo stesso appello che lanciate adesso?

Lui lancia messaggi importanti e un messaggio potrebbe essere ripensarci, dire di aver capito che quello che fa è qualcosa di troppo forte rispetto alla sensibilità e delicatezza di certi habitat e lo trasferisce da un'altra parte. Noi siamo quotidianamente sulle spiagge per osservare i fratini, certe presenze, al di là delle valutazioni, possono essere molto dannose, per questo il nostro è un appello culturale: abbiamo pochi spazi che non sono occupati in maniera intensiva dagli esseri umani, perché occupare proprio quelli? La musica facciamola altrove. Facciamoli, ma cerchiamo di convivere coi nostri vicini non umani che portano beneficio a tutto il territorio. Cerchiamo di dare un buon esempio.

Avete mai provato a sentire Jovanotti?

Direttamente no, abbiamo lanciato, anche nel primo tour, una campagna pubblica a lui dedicata, lanciandogli un appello diretto ma anche collaborativo col fratino che gli chiedeva di ripensarci. Lui magari in buona fede voleva fare qualcosa di bello per l'ambiente, ma questa cosa ha un impatto negativo. L'appello lo ribadiamo, anche perché se no potrebbe esserci un'escalation da questo punto di vista che porterebbe a sempre più mega eventi in ambienti più delicati. Ci sono talmente tanti problemi che attanagliano la nostra biodiversità che aggiungere qualcosa che potrebbe essere realizzato benissimo in strutture già preposte è qualcosa che dovrebbe istillare un elemento di riflessione.

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