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Spotify cambia dopo le critiche: più trasparenza per gli artisti

Dopo le enormi critiche ricevute nei mesi scorsi, Spotify ha deciso di aprirsi maggiormente agli artisti. La piattaforma di streaming si rende più trasparente con un sito ad hoc e lavora per collaborare commercialmente in maniera più assidua, dando ai fan la possibilità di acquistare biglietti e merchindising.
A cura di Francesco Raiola
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Spotify fa un passo avanti verso gli artisti. O almeno è quello che dichiara con l'apertura ad hoc di un sito dedicato a loro, Spotify Artist, con cui cerca in qualche modo di porre un argine alle tante proteste importanti che da qualche mese gli stavano cadendo addosso: c'era stato Thom Yorke (che ha anche litigato con Moby, proprio su Spotify), ma anche David Byrne, Brian Molko e tanti altri che si lamentavano delle poche royalties che la piattaforma di streaming pagherebbe a scapito, soprattutto, degli artisti esordienti. Spotify ha deciso, quindi, di rendersi quanto più trasparente possibile e con il lancio del nuovo sito, e contemporaneamente lancia o si appresta a lanciare anche alcune iniziative laterali per venire incontro ai musicisti e le label. Lo streaming è per alcuni uno dei mezzi per curare la musiconomic, insomma quella economia del mercato musicale che se non in crisi (come dichiara uno studio della London School of Economics), è quantomeno stagnante. Proprio quello streaming che pare aver arginato la pirateria di cui in tanti si lamentavano (alcuni, però, lo vedevano come un bene, un modo, insomma, per far girare la musica).

Il post con cui Spotify lancia il sito è una risposta evidente a tutte le critiche di cui sopra: "Molti artisti hanno espresso il desiderio di capire questo modello di business e di pagamento delle royalties nel dettaglio. Abbiamo compreso le vostre domande (e le lamentele) e vogliamo affrontarle in maniera trasparente e accessibile in modo da esprimere il nostro impegno a lavorare in maniera collaborativa con la comunità creativa". Insomma, abbiamo ascoltato le vostre critiche e questa è la nostra risposta: trasparenza. Come aveva già dichiarato dopo le esternazioni di Thom Yorke e Nigel Godrich l'azienda svedese ha distribuito un miliardo di dollari da quando è nata, ovvero nel 2009, di cui 500 milioni solo quest'anno. Una cifra che pare dover aumentare nei prossimi anni. Ma Spotify si pone anche, apertamente, come mezzo per combattere la pirateria: "Stiamo chiedendo [al nostro pubblico] di pagare per la musica in una maniera nuova. La nostra convinzione è sempre stata quella per cui se possiamo offrire ai fan un'esperienza superiore a quella della pirateria, loro saranno contenti di pagare, e in cambio noi siamo contenti di pagare quasi il 70% di tutti i soldi in royalties".

Ma per venire incontro ai bisogni dei musicisti, Spotify si avventura in quello che è uno dei beni preziosi del marketing odierno, ovvero i dati. Grazie a una partnership con Next Big Sound, infatti, la piattaforma renderà disponibili ai gruppi i dati sugli streaming, come avviene con Analytics, insomma, per i giornali. Le band, quindi potranno conoscere chi ascolta la propria musica, in maniera molto precisa, tracciandone il paese, l'età, il genere, così da poter sviluppare al meglio la loro promozione

Altre aziende con cui la piattaforma streaming sta sviluppando una collaborazione sono Songkick e TopSpin, che permetteranno ai fan di comprare rispettivamente biglietti e merchandising dei concerti, rendendo maggiore l'esperienza globale del proprio pubblico e aiutando i management degli artisti: "Questa peculiarità permetterà agli artisti di vendere più biglietti ai fan". L'idea, quindi, è quella di "giocare un ruolo chiave nel costruire un futuro migliore per gli artisti, uno nel quale il loro lavoro sia rispettato, compensato giustamente e largamente goduto".

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Spotify spiega anche come funziona il pagamento, specificando che il pagamento avviene per stream, cioè in base ai singoli ascolti per i quali paga tra gli 0.006 e gli 0.0084 dollari. La cifra varia perché il pagamento avviene in base a diversi parametri, come il paese d'origine o il tipo di utente (se abbonato o meno, ad esempio). Riguardo a quest'ultimo dato Digital Music News fa un esempio importante che dà l'idea di quanto vari il ricavato di un artista a seconda se derivi da un utente free o uno premium: potete trovare qua l'esempio. Le royalties, inoltre, sono concordate direttamente con le etichette che a loro volta le distribuiscono ai diversi artisti in base ai propri contratti, mentre gli indipendenti possono incassare anche il 100% della quota

Qui sotto il grafico dell'azienda per dare un'idea, mentre qui la pagina che dà tutte le spiegazioni

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