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Thom Yorke ancora contro Spotify e lo streaming: “Ultimo rantolo della vecchia industria”

Torna a sparare a zero sul mainstream e sullo streaming il cantante dei Radiohead e degli Atoms for Peace e lo fa in un’intervista a un giornale messicano in cui spiega che ce l’ha tanto con l’industria musicale perché riguarda il futuro della musica.
A cura di Francesco Raiola
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Non si placa la battaglia verbale di Thom Yorke contro Spotify. Sono passati giusto un paio di mesi dalle dichiarazioni del cantante dei Radiohead e degli Atoms for Peace e di Nigel Godrich che in vari tweet avevano spiegato il perché della decisione di togliere tutti i dischi degli Atoms e i loro progetti solisti dalla piattaforma di streaming.

In un'intervista col giornale messicano Sopitas ha definito questa situazione come "una grande transizione" e ha aggiunto: "Sento che come musicisti dobbiamo lottare questa cosa di Spotify. Credo che in un certo modo quello che sta succedendo nel mainstream è l'ultimo rantolo della vecchia industria. Una volta che sarà morta, perché succederà, arriverà qualcos'altro. Ma tutto riguarda come cambieremo il modo di ascoltare musica, riguarda ciò che succederà in termine di tecnologia, di come la gente parlerà della musica, e molte cose potrebbero andare dannatamente male. Non sono d'accordo con ciò che in molti stanno facendo all'interno dell'industria musicale che è tipo ‘Questo è tutto ciò che c'è rimasto. Non ci resta che fare ciò'. Semplicemente non sono d'accordo".

E a questo punto Yorke ripercorre la propria esperienza con "In Rainbow", l'album venduto con sottoscrizione libera da parte dei fan. Lì ci fu un "rapporto diretto tra te inteso come musicista e il pubblico. Hai tagliato tutto ciò che era attorno, giusto noi e loro. E all'improvviso tutti questi str..zi, come Spotify, si sono messi in mezzo, cercando di diventare i guardiani di tutto il processo. Non abbiamo bisogno di voi" continua il leader dei Radiohead "possiamo costruire questa cosa da soli, quindi andate a farvi fottere" e a questo punto arriva anche la frecciata alle major che utilizzano lo streaming per vendere tutta la roba vecchia: "Ecco perché per me Spotify e il resto, è una battaglia da combattere, perché riguarda il futuro della musica. Riguarda il modo in cui crediamo debba esserci un futuro nella musica".

Chissà se arriverà, come la scorsa volta, la risposta dell'azienda svedese.

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