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Lo scontro tra la famiglia Dalla e Alemanno per l’eredità di Lucio

Marco Alemanno, il più intimo amico di Lucio Dalla, racconta la guerra che da qualche mese lo vede contrapposto alla famiglia del celebra cantante sul tema dell’eredità.
A cura di Stefania Rocco
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Marco Alemanno, il più intimo amico di Lucio Dalla, racconta la guerra che da qualche mese lo vede contrapposto alla famiglia del celebra cantante sul tema dell’eredità.

Quella che agli inizi era sembrata essere una join ventura, costituita per rispettare le ultime volontà di Lucio Dalla, si è improvvisamente trasformata in una guerra. A raccontarlo, coinvolgendo la stampa in una situazione che lui stesso definisce vergognosa, è Marco Alemanno, una tra le persone più importanti nella vita del cantante, diventato noto in occasione dei funerali di Lucio quando il suo accorato saluto commosse l’Italia intera. L’attore, il più intimo amico di Dalla, confessa in un’intervista rilasciata al Correre della Sera, la battaglia intestina che in questo momento si sta svolgendo nella famiglia dell’artista che lo avrebbe segregato nella sua stessa casa – quella che divideva con Lucio – additandolo quasi fosse un ladro. Il tema, ovviamente, è l’eredità di Dalla e quel testamento milionario che il cantante bolognese, colto a sorpresa dalla morte, non ha avuto il tempo di redigere.

Lo sfogo di Alemanno è amaro e punta a punire i familiari di Lucio, colpevoli di non averlo trattato col riguardo che meritava:

Sono prigioniero in casa. I parenti fanno finta che io non esista, negano l'evidenza, da due mesi non ho più contatti diretti. Dopo che è morto Lucio, tutto lo staff è venuto da me, che ero la persona più vicina, chiedendomi se ci fosse il testamento. A me risultava che non avesse lasciato scritto niente, comunque cercate e vedete, risposi. Io non ero nelle condizioni… Come si fa in questi casi, in assenza di testamento, l'avvocato ha depositato l'eredità giacente in Tribunale, che ha chiamato un curatore. I familiari si sono risentiti. Gli aventi diritto dissero che con le lacrime al funerale di Lucio avevo messo in scena una commedia, recitato una parte.

Al centro della questione, la casa di via D’Azeglio, a Bologna, una residenza di 2200 metri quadrati che Marco ha condiviso per anni insieme a Lucio. I parenti più prossimi del cantante lo avrebbero relegato in una modesta parte dell’abitazione, sostituendo le serrature a tutto il resto della proprietà:

Oggi, sono prigioniero nella mia casa, perché io la chiamo casa mia. Ho un letto, bagno e cucina. Da sei anni sono residente-possessore, come dice la legge. Se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d'arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento, chissà, che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, cambiato le serrature. Ho solo la parte mia. C'è un curatore, che sta in mezzo, tra me e i cugini. Fui obbligato a fare un inventario, perfino sul mio computer. I parenti quel giorno presero a darmi del lei, mi chiamavano per cognome. Quando cominciarono a discutere su una lampada, andai su tutte le furie. Poi ci fu mio padre che risultava assunto come custode della casa alle Tremiti. Anche da questo fatto è nata una questione. Un giorno, mi hanno addirittura chiesto dove fossero i suoi effetti personali. Il portafogli, un bracciale, l’orologio…Chi doveva averli, e dove mai potevano essere? La notte, quando provo a dormire, apro il cassetto con i suoi oggetti per poter sentire ancora il suo profumo. Ma di questo a loro forse non importa o comunque non credo possano neanche immaginare che cosa voglia dire davvero.

L’altro aspetto inquietante riguarda la Fondazione Dalla, quell’ultimo desiderio che Lucio non riuscì a realizzare per mancanza di tempo. Un progetto che adesso dovrebbe passare nelle mani della famiglia dell’artista che avrebbe intenzione di realizzare una sorta di centro di attività con mostre, concerti, teatro e altro. Anche qui, Alemanno non si dichiara d’accordo e rivela quello che, a suo dire, era nei progetti del cantante:

Lucio ed io ne parlavamo da un anno e mezzo. Lui voleva concentrarsi su una delle sue passioni: il talent scout. Voleva individuare nuovi talenti, musicisti o pittori, in collegamento con l'università. Una settimana prima di partire per l'ultima tournée ci proponemmo di cominciare a cercare fondi e spazi. Purtroppo, non so come andrà a finire. Si farà la Fondazione? Non lo so. Ne farò parte? Non lo so. Resterò in via D'Azeglio? Non lo so.

Non si sbilancia nemmeno Simone Baroncini, cugino di Lucio. L’uomo appartiene alla fazione contrapposta ad Alemanno, rappresentando quella famiglia ben decisa a escluderlo da ogni progetto. L’uomo racconta però una versione diversa della storia dell’attore con Dalla. Marco, che non possiede più nemmeno il vantaggio di essere il custode dell’appartamento di Lucio, non sarebbe stato il suo unico amico:

Sono stupito dello sfogo di Marco Alemanno.  Ho appena finito di leggere l’articolo e, francamente, non me l’aspettavo. L’eredità è bloccata per problemi amministrativi, al momento il proprietario dei beni è il Tribunale. Io continuo a vivere con il mio stipendio che oscilla tra i 2.000 e i 2.500 euro. Neanche noi, che siamo parenti, possiamo entrare in casa di Lucio. Ad Alemanno dico che non siamo stati noi a cambiare le serrature della casa. Sono state cambiate dalle forze dell’ordine dopo la sua morte. Le chiavi le possiede il curatore nominato dal Tribunale. Marco deve avere pazienza, la burocrazia è lenta, c’è gente che aspetta anni per un processo. A differenza degli altri parenti, io lo conosco. Fa parte degli ultimi otto anni della vita di Lucio. Prima, però, non c’era. Ci ho fatto colazione due o tre volte, al tempo in cui conosceva Lucio solo di vista, ogni tanto lo portavo a casa in motorino. La famiglia non ce l’ha con lui, è anche un bravo attore, non vogliamo togliere niente a nessuno. Io in una riunione con gli altri familiari ho detto: quando arriverà il momento, cerchiamo di far felici tutti. Se c’è una grande eredità e la dividi per cinque o per sei, che cosa cambia? Lucio aveva due figliocci, lui e Stefano Cantaroni, un pittore che ha fatto compagnia a Lucio per vent’anni. Anche lui allora ha dei diritti. Tra l’altro, non si è saputo, ma una settimana fa una delle cinque eredi per legge, zia Luisa, è morta. Stefano c’era. Marco non l’ho visto, però non so se aveva saputo della morte.

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