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J-Ax presenta Surreale: “Salmo? L’artista può infrangere le regole dell’arte, non la legge”

Dopo l’anno zero della musica italiana post-Covid 19 e la presentazione di “Surreale”, J-Ax ha voluto spiegare la sua posizione sulle tematiche attuali, dallo scontro tra Fedez e Salmo alla definizione d’artista, sulla possibilità di fare live “normali” attraverso il vaccino e poi la sua esperienza con il Covid-19, che l’ha allontanato definitivamente dai negazionisti.
A cura di Vincenzo Nasto
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In un mondo surreale, piegato dal Covid-19 e dalle leggi non scritte della tecnologia, la realtà di Alessandro Aleotti, in arte J-Ax, diventa "Surreale": una descrizione di tutti i paradossi e i contrasti di una società che si piega su sé stessa, con l'ironia di un intrattenitore (non chiamatelo artista) che da 30 anni calca i palchi di tutti Italia. Quella che avrebbe dovuto essere una repack del successo di "Reale", ultimo progetto ufficiale di J-Ax, certificato disco di platino, è invece diventato un nuovo album a tutti gli effetti, con oltre 11 tracce. Un disco che non avrebbe dovuto avere featuring e in cui invece ritroviamo Jake La Furia, Francesco Sarcina, Ermal Meta e Federica Abbate in una continua e altalenante divagazione di genere, dal pop, all'elettronica al reggae e anche al country, proprio con l'aiuto dell'autrice Federica Abbate. Ma non c'è solo "Surreale" che divampa le fiamme alte, quelle musicali, di J-Ax: questo perché il suo side project punk J-Axonville, che aveva pubblicato lo scorso 11 settembre il suo primo album su Soundcloud "Uncool & Proud", sta per diventare una vera e propria uscita discografica, da distribuire anche sulle piattaforme di streaming digitale. Ma J-Ax ha parlato anche dello scontro tra Salmo e Fedez, della visione d'artista, del nuovo movimento punk e dei live, una terra lontana, quasi un miraggio, che l'artista sembra proprio non riuscire più ad aspettare.

L'odio come motore principale e l'anno zero della musica con il Covid-19

Per chi non l'avesse capito, l'odio degli haters non tocca minimamente J-Ax, anzi come riferito da lui nella presentazione dell'album "Surreale", le critiche sembrano essere proprio uno dei motori principali per la sua arte, come canta anche nel brano "Amo l'odio": "È uno statement in cui dico di non aver paura dei commenti negativi, perché in questo momento storico aver paura degli haters significa, almeno per me, essere venduti. Penso che l'odio delle persone mi dia quel bisogno di fare musica, quella motivazione in più". Una dinamica soprattutto sui social che si è acuita con l'arrivo del Covid-19, che per molti artisti è stato il punto di non ritorno, mentre J-Ax ha vissuto la situazione come un velo di Maya, che svelato dal mondo patinato della musica italiana, ha mostrato la realtà di molti artisti: "Faccio televisione da prima del Covid-19 fortunatamente. Con l'assenza dei live, gli artisti si son dovuti arrangiare in altri modi. La mia era anche una provocazione a chi si professava tanto integralista e poi invece si è subito lanciato. Io penso che questa situazione abbia fatto uscire fuori quello che siamo e in molti son dovuti scendere a patti, che prima non avrebbero mai accettato".

La questione Salmo-Fedez e l'essere artisti

L'occasione di parlare dei social e dell'attenzione sul mondo della musica incontra anche l'opportunità di parlare di ciò che sembra ergersi nell'attualità, come lo scontro Salmo e Fedez sulla questione del concerto di Olbia: "Io sono stato zitto perché tutto ciò che era stato detto di giusto, l'aveva già detto Fedez, almeno sulla situazione in sé. Il litigio non mi interessa minimamente. Rispetto Salmo tantissimo, credo sia uno dei più validi in Italia: capisco la sua rabbia per la superficialità del governo sui live. Dall'altro lato la rabbia ti porta a fare cose che possono essere sbagliate. Sulla questione invece di essere o meno artista se non infrangi le regole, io credo che l'artista possa infrangere le regole del costume, della morale, dell'arte, ma non le leggi. Altrimenti bisogna perdonare anche il genio di Roman Polanski per lo stupro". Il cantante ha voluto soffermarsi anche sul crescente uso della parola artista, legata al mondo della musica, in qualche modo troppo abusata: "A me non frega essere chiamato artista, anzi preferisco come si definiscono i cantanti e gli attori americani, ovvero intrattenitori. Per me quando si parla di artista, io penso a Michelangelo, e non voglio elevarmi fino a quel punto. Anche cantautore, che in Italia viene sempre ridicolizzato in particolari ambienti, non mi piace, anche se canto ciò che scrivo. Gli artisti per me sono Gaber, Jannacci, De André".

Il ritorno sul palco e il tour di J-Axonville nei pub

La questione live sembra lontana, ma non così tanto: J-Ax ha parlato anche di come il mondo della musica stia facendo tentativi ed esperimenti per poter permettere la fruizione al pubblico nella sicurezza più totale. Un concetto da cui il cantante milanese non si allontana, giustificando in questo modo la sua assenza dal palco: " Ritornerò quando sarò sicuro di poterlo fare in sicurezza, adesso stanno facendo tanti esperimenti. I miei concerti da seduto non funzionano, quindi nel momento in cui potrò fare un concerto normale e non mettere in pericolo sia la mia band che il mio pubblico, ritornerò a farli". Una delle soluzioni potrebbe essere quella introdotta da Cesare Cremonini, che osservando come all'estero si stiano disponendo in tema di concerti, con l'ingresso solo a vaccinati, senza mascherine e distanziamento, potrebbe essere una soluzione per riportare i live a una dimensione "reale": "Ha ragione, se vuole fare concerti adesso, può essere il solo modo per garantire la sicurezza di tutti.  Io ho due progetti adesso: da una parte J-Ax e dall'altra J-Axonville. Voglio fare, appena riapriremo, un tour nei pub, presentando J-Axonville. Ho bisogno di fare questa roba funk, dopo i due anni passati in casa. Voglio fare i concerti in mutande, facendomi tirare la birra addosso. Poi potrò pensare al tour di J-Ax".

Il rinnovato pensiero contro i No-vax e la sua esperienza con il Covid-19

Infine arriva il commento sul Covid-19 e sui negazionisti, un processo per cui l'artista già lotta sui propri canali social, ma a cui ha dedicato anche un brano, dopo la sua esperienza con la malattia: "Voglio la mamma". Il cantante, proprio dall'esperienza subita, ha cambiato il modo di riflettere sui negazionisti, passando dall'ascolto allo scontro totale: "Prima di aver avuto il Covid-19 ero uno di quelli che voleva ascoltare e capire i negazionisti, con dati alla mano convincerli di ciò che stesse accadendo. Adesso se sei No-Vax e sei mio amico o fan, dico vattene. Dopo esserci quasi rimasto, dopo aver visto sulla mia pelle il pericolo, la paura di lasciar mio figlio orfano: adesso non ho più tempo per chi è negazionista, chi è No-Vax, perché mi potrebbe mettere di nuovo in pericolo con le varianti. Ma pensa che mi scrivono per chiedermi quanto mi pagano per pubblicizzare il vaccino, quando tutti quelli che l'hanno fatto hanno contribuito senza percepire un soldo. Per loro la mancanza di una prova, è la prova che questa cosa esista".

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