Poco prima dell'ultimo festival di Sanremo alcuni giornalisti furono invitati a casa di Ultimo per fare due chiacchiere e cercare di ricucire una rottura che si era creata nel tempo, da quella famigerata conferenza stampa del 2019. Il cantautore aveva voglia di chiudere quella polemica che si era scatenata qualche anno prima, quando finì secondo alle spalle di Mahmood a causa del voto della sala stampa. Quello che successe in conferenza stampa, dove Ultimo non nascose la sua delusione – per usare un eufemismo – provocando un botta e risposta piccato ed esagerato con i giornalisti, è storia. L'incontro a Roma, in una giornata di bufera, fu interessante: il cantautore volle accoglierci con la possibilità di farci ascoltare alcune nuove canzoni al pianoforte, spiegandoci come nascevano, raccontandoci della sua passione per lo swing, suonando brani al piano.
Furono quaranta minuti molto interessanti, in cui dopo un imbarazzo iniziale, quello di chi non si conosce, nacque un bello scambio. Può capitare che la musica di un artista o un'artista non ci appartenga, che non sia tra le nostre preferite, ma la bellezza di fare questo mestiere è anche potersi confrontare con l'altro, cercando di comprendere, senza alcun pregiudizio, come nasca l'arte. Ascoltare, confrontarsi, a volte anche scontrarsi – non fu quello il caso – arricchisce tutti. Le critiche si accettano, da tutte le parti: capita che qualcuno contesti un articolo, talvolta portando a dei cambiamenti, così come accade che alcune critiche possano portare degli spunti nuovi per un artista.
Insomma, quegli incontri sembravano voler portare a un disgelo dei rapporti di Ultimo con la stampa. È impossibile parlare per categorie così ampie: i giornalisti sono esseri singoli con gusti e storie diverse alle spalle, più che una casta di gente che si muove all'unanimità. Possono esistere gruppi accomunati dai gusti, ma non esiste una categoria contro, anzi sono molti quelli che amano Ultimo, ne apprezzano la musica o, come il sottoscritto, pur non essendo la propria tazza di tè, ne guarda con interesse allo sviluppo, osserva il fenomeno che ha scatenato e cerca di capire quali dinamiche è riuscito a muovere, al punto da diventare un caso raro nella musica italiana di artista in grado di riempire veramente gli stadi.
Tutto questo preambolo nasce perché nelle scorse ore ha cominciato a girare un video in cui, durante la data zero di Lignano del suo tour negli stadi (a Roma e Milano), si vede Ultimo cantare con alle spalle dei visual in cui si riprendono degli articoli di giornali critici nei suoi confronti. Cioè, uno riprende un articolo che parla di un presunto tifo contro il sala stampa durante l'ultimo Festival, un altro è un articolo di un collega del Fatto Quotidiano in cui, pur non negando alcune qualità del cantautore, c'è una critica che si sofferma sulla sua idea poetica, troppo mirata ai sentimenti e infine un articolo un po' più caustico. Insomma, tre (due, visto che uno era di cronaca) esempi su migliaia di articoli neutri o a favore dell'artista (provate a digitare su un motore di ricerca "Ultimo" associato a "record", per esempio) e a fronte di decine e decine di interviste in cui Ultimo ha potuto spiegarsi, raccontare la propria musica e poetica.
Eppure niente, Ultimo è rimasto ferito da un video girato in sala stampa, durante l'acclamazione del vincitore: nel video, famigerato, si vedono alcuni giornalisti esultare per il quarto posto del cantante. Ora, come tutti sanno, la sala stampa ha potere di voto, ogni giornale ha un voto da dare a un artista, e quel voto ha un peso (molto minore di quello del pubblico): tra coloro che hanno esultato, ci sarà sicuramente chi lo ha fatto per antipatia, così come è statisticamente verosimile che quell'esultanza sia semplicemente quella di chi aveva votato uno tra Marco Mengoni (che ha ottenuto il primo posto nei voti della sala stampa, della demoscopica e del pubblico, a dimostrazione che non esistono divisioni, a priori, tra critica e pubblico), Lazza e Mr Rain e che quindi sperava che il proprio voto risultasse quello dato al vincitore. Insomma, dopo settimane di lavoro, quel momento è anche di riposo, il Festival sta finendo, la gara volge alla fine, ognuno ha un proprio favorito e il quarto posto di Ultimo – come qualsiasi gara a eliminazione – metteva fuori dalla competizione quello considerato più forte.
In questi anni di Festival, è capitato tantissime volte di confrontarsi coi colleghi sui gusti e difficilmente ci si trova unanimemente d'accordo sui vincitori finali o anche solo quello del Premio della critica. In generale i gusti sono vari, c'è chi ama più una forma canzone classica, chi suoni più nuovi, chi melodie più tradizionali, chi ama il ritmo, chi testi impegnati. L'artista, in quanto tale, espone la propria arte all'occhio di pubblico e critica e lo fa forte della sicurezza del suo lavoro, ma anche consapevole che quell'arte sarà giudicata. Sebbene lo sberleffo da artista a giornalista faccia parte del gioco (Guccini attaccò il critico Bertoncelli in una delle sue canzoni più famose, "L'avvelenata"), nel caso specifico quest'acrimonia da parte di Ultimo dà più l'impressione di un dispiacere per il mancato consenso universale. Sembra, insomma, che sia più un gesto vittimistico che serve a compattare i fan attorno a sé e contro chi osa criticarlo.
Ma serve veramente fare la vittima? Cavalcare la pancia dei fan? Chiudersi in questo noi contro loro? Finché è contento lui, ovviamente, siamo contenti tutti, di certo così facendo non potrà tirarsi fuori, in futuro, dalle critiche per questo vittimismo. Speriamo solo che tutto ciò non gli tolga il gusto di un percorso importante, da "fenomeno" della discografia italiana, che riempie gli stadi e le classifiche. Che si goda tutto quello che ha fatto in questi anni (e non è poco), ma soprattutto impari ad accettare le critiche (quella del Fatto era costruttiva e conteneva anche qualche complimento) e si guardi da chi, invece, si spertica in lodi, che siano fan o giornalisti.