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Il lo-fi punk di Novelo: “Tutti sognano l’America, io no, ho tanto di Napoli in me”

Lo scorso 3 dicembre, l’artista campano Novelo ha pubblicato il suo primo album ufficiale “Caro Mostro”, un progetto che lega Napoli e gli Stati Uniti.
A cura di Vincenzo Nasto
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CC: Instagram
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Psicologi, Bautista, Ariete e finalmente Novelo: la scena lo-fi punk italiana, la nuova generazione, influenzata dai suoni del pop americano, ma anche dal garage d'oltreoceano, ha nell'artista napoletano un serio candidato. Il suo aka è l'anagramma di No Love, ma Andrea Leone, classe '96, ha già un trascorso nella scena underground italiana. Dopo aver trascorso qualche anno su Soundcloud, piattaforma diventato il simbolo emblematico di questo genere e dei suoi nuovi talenti, ha pubblicato nel 2018 "Traccia 3", per poi rilanciare solo un anno dopo la sua prima raccolta con "Aprile", arrivato sulle piattaforme di streaming musicale. 11 brani e una sonorità trap che non sembra attecchire il pubblico, anche se le doti nella scrittura emergono da sole. Arriva il successo nel 2021 del singolo "Psicologo", che anticipa l'uscita del 3 dicembre scorso, del suo primo album ufficiale: "Caro Mostro". Il disco, prodotto da Drast degli Psicologi, attore protagonista anche nel brano "Sassofono Blu" e "Problema" insieme a Lil Kaneki, è la nuova frontiera lo-fi punk, un suono che raccoglie più dimensioni e si sposta tra Napoli e l'America, due realtà estremamente lontane, ma che sembrano raccogliere appieno lo spirito del giovane cantante campano.

Dopo un lungo percorso underground, passato anche per Soundcloud, cosa significa pubblicare il progetto “Caro Mostro”?

In realtà su Soundcloud non ci ho passato molto tempo, non so perché si abbia quest’impressione. L’album per me rappresenta una rivincita, pensavo di non poter farmi sentire ed invece ho urlato così forte che è stato inevitabile. Il 3 dicembre è stato un sollievo, ecco.

La scelta del titolo come influisce sulla lettura del disco? Chi è il Mostro a cui parli?

Il disco l’ho dedicato alla parte di me che non vorrei ma che in alcuni casi mi è servita, spero che gli ascoltatori percepiscano questo e facciano lo stesso coi loro mostri. Non so se mi spiego, quella parte che sembra sempre metterti in difficoltà, che sembra remare contro di te, ed invece alla fine ti aiuta.

Dopo un’iniziale avventura nelle melodie 808, com’è avvenuto il cambiamento che ti ha portato alle sonorità lo-fi punk?

Con gli anni le idee cambiano, a volte crescere vuol dire cambiare, non rinnego però ciò che è stato. Drast ha assecondato un percorso che era già in moto, è stato quasi inevitabile.

Psicologi, Bautista e Novelo: quanto questa nuova wave si sta affermando in Italia, anche grazie a un immaginario molto più vasto nella scrittura rispetto a sonorità già affermate in Italia?

Guarda non ti so dire, paradossalmente è una domanda a cui può rispondere più l’ascoltatore, chi sta dall’altra parte insomma. Dalla mia posso dirti che quello che scrivo è tutt’altro che costruito, sputo su carta il flusso di pensieri e immagini che scorrono nella mia testa.

Com’è avvenuta la produzione di “Caro Mostro”? Quando è nata l’idea di un disco?

L’idea del disco c’era da tempo ma non sapevo ancora come farlo funzionare. Avevo pronte una trentina di demo, poi verso fine 2020 Drast mi chiese di sentire qualcosa, gli piacque e iniziammo a farlo sul serio.

Quanto è stato importante avere artisti come Ariete e Drast nel disco, essendo anche alcuni dei referenti principali della nuova scena musicale in Italia?

Credo senza dubbio siano riflettori importanti, Ariete e Drast sono artisti che stimo oltre che musicalmente anche umanamente, la loro musica è affine alla mia e da questa naturale affinità ne è nata una collaborazione.

C’è qualcun altro che avresti voluto nel disco? C’è qualche artista internazionale che ti ispira maggiormente?

Alla fine credo che con i feat presenti sia riuscito a raggiungere il giusto equilibrio. Le mie influenze sono – purtroppo o meno male – estere, ma non ti so dire un artista preciso con cui collaborerei, considera che se ascolti i miei brani salvati puoi passare dai Royal Blood ai Sum 41, dai Wombats a Pino Daniele.

In che modo Napoli influisce sulla tua scrittura e sul modo di vivere la musica, essendo un vulcano di influenze sonore?

C’è tanto di Napoli in me, nella musica non so quanto mi sia d’ispirazione, ovviamente nei miei ascolti c’è Pino Daniele, che per diversi motivi che non sto qui a spiegare per me è come fosse un padre.

Qual è il tuo legame con gli Stati Uniti, un’influenza che si sente nelle produzioni, ma anche in alcune immagini del disco?

Nessun legame specifico, tutti sognano l’America, io nemmeno tanto alla fine. Non nascondo che le sonorità tipiche di quel garage punk abbiano influenzato in maniera diretta e indiretta la mia musica, mi piace molto chiudere gli occhi e pensarmi ragazzino in un garage americano a suonare con la mia band, poi succede che apro gli occhi però.

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