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Forte disappunto del settore musicale per il Decreto: “Dimenticati industria e negozi di dischi”

Il Decreto Rilancio non ha accontentato proprio tutti. Era complesso trovare unanimità, ma per quanto riguarda le disposizioni per la Musica qualcosa in più poteva essere fatto. Lo dicono le principali associazioni di categoria del settore, quelle che qualche settimana fa avevano fatto 10 proposte al Governo per salvare un mondo in ginocchio e che oggi esprimo “forte perplessità”.
A cura di Redazione Music
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Ph Spencer Platt/Getty Images
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Il Decreto Rilancio non ha accontentato proprio tutti. Era complesso trovare unanimità, ma per quanto riguarda le disposizioni per la Musica qualcosa in più poteva essere fatto. Lo dicono le principali associazioni di categoria del settore, quelle che qualche settimana fa avevano fatto 10 proposte al Governo per salvare un mondo in ginocchio. Di quelle proposte alcune sono state accolte, come avevano ribadito i firmatari di quelle proposte, che oggi, però, qualche ora dopo la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul Decreto Rilancio, contestano alcune mancanze importanti, disposizioni importanti il segmento musicale.

Dimenticata l'industria discografica

ANEM, AFI, FEM, FIMI, PMI esprimono "forte disappunto per l’assenza di interventi specifici come quelli riservati a cinema ed editoria libraria" con una nota in cui sottolineano le mancanze nell'ambito musicale e Culturale in generale. Una delle critiche principali riguarda il Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali" finanziato per 210 milioni di euro, destinato alla filiera dell’editoria, alle librerie, ai musei e ad altri istituti e luoghi della cultura, ma che non prende in considerazione l'industria musicale. Le associazioni contestano al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo promesse mancate: "L’industria discografica e gli editori musicali sono una rilevante componente del settore e svolgono un lavoro fondamentale di ricerca e sviluppo di nuovi artisti. Il Governo è intervenuto per tutelare il settore del live, gravemente danneggiato dal lockdown, ma si è completamente dimenticato dell’industria che produce i contenuti, senza i quali non vi sarebbe nemmeno l’attività concertistica".

Il problema dei negozi di dischi

Insomma, il Governo non avrebbe tenuto conto di chi produce contenuti, ovvero uno dei segmenti che può dare un po' di aria a un settore che è stato messo in ginocchio fin da subito, vista l'impossibilità di assembramento e tutto ciò che è conseguito dallo stop dei live (e degli instore, per esempio): "Etichette indipendenti e piccoli editori rischiano la chiusura dell’attività in pochi mesi senza interventi di salvaguardia. I negozi di dischi rischiano la sparizione in poche settimane" si legge nella nota, in cui si spera che alcune disposizioni siano sanate in Parlamento: "Il settore nel corso degli ultimi due mesi ha visto cali di fatturato intorno al 70% nelle vendite di dischi, e cali anche superiori negli incassi di diritti d’autore e connessi. È inaccettabile che ci si possa dimenticare di questa area fondamentale per la produzione culturale del Paese".

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