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Era Lucio Dalla, per tutti Gesù Bambino

Lucio Dalla se ne è andato alla sua maniera, in un silenzio imprevedibile ma rumoroso e ridondante come i suoi celebri scat. Oltre cinquant’anni di carriera, reinventando stili, scoprendo talenti e parlando d’amore. Come lui, nessuno più. Nemmeno tra cent’anni.
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Era Lucio

Lucio Dalla se ne è andato, stroncato da un infarto. Se ne è andato alla sua maniera, in un silenzio imprevedibile, rumoroso come nei suoi celebri scat di Intervista con l'avvocato. Se ne è andato tre giorni prima di festeggiare 69 anni e di ricevere dagli addetti ai lavori, dai suoi fan che amava, dai tanti amici e colleghi che aveva visto crescere e che aveva cresciuto, lanciato verso l'olimpo musicale (dagli Stadio a Ron passando per l'ultimo Pierdavide Carone con cui si è esibito a Sanremo 2012). Il grande Lucio e le sue mille versioni, eclettico sempre diverso. In cinquant'anni di carriera ha reinventato e mischiato jazz, pop, tribal, lirica sempre a suo piacimento, diventando un manifesto nel mondo con la sua Caruso, ma raccontando le storie degli ultimi di Piazza Grande, dei folli e degli erotomani soli e abbandonati di Disperato Erotico Stomp, degli innamorati ed illusi con Cara, Canzone e Telefonami tra vent'anni. Negli anni Sessanta e Settanta cantava il progresso con sguardo lucido, anticipando tempi, modi, luoghi e sensazioni, legando ad un solo unico e grande filo comune la possibile soluzione di una vita fatta di incertezze, fatta di noia e di paura di vivere: l'amore. Lucio Dalla ha avuto un grande successo non solo per il suo carattere istrionico, per la sua follia ma perchè aveva quella capacità sensazionale e, allo stesso modo, semplice che hanno solo grandi: lui era universale. Come un grande classico di Shakespeare, Lucio Dalla sapeva parlare dei particolari, in maniera grandissima ed universale. Qualsiasi cosa lui cantasse o scrivesse acquistava immediatamente la dimensione del "tempo zero", vi basterà ascoltare pezzi come 1983, come L'anno che verrà, come Il motore del 2000 oppure tutto lo storico album Anidride Solforosa (datato 1975) per capire di cosa si sta parlando. Di quale artista, oggi in questo mese pazzo quanto lui, da domani dovremmo fare a meno.

Quanto stava dando ancora alla musica è sotto gli occhi di tutti. Metteva la sua faccia in ogni piccola manifestazione, anche quando non c'erano giornali, televisioni o cronisti asserragliati a riprendere l'evento. L'esperimento con Pierdavide Carone è l'ultimo di una miriade di tentativi con tanti giovani artisti che possono fregiarsi dell'onore di aver collaborato con lui perchè Lucio possedeva qualità che solo i Grandi Maestri posseggono. Un amore per l'arte sconfinato, fuori dalle logiche di mercato, fuori dal divismo. E si era visto proprio nell'ultimo Sanremo, nel modo dolce, come solo lui riusciva a fare, in cui accompagnava il giovane talento durante Nanì, nel modo in cui era capace di lasciare la scena, entrando in battuta soltanto in chiusura.  Le sue esibizioni dal vivo erano uno spettacolo nello spettacolo. Restavano delusi quelli legati alle versioni incise, Lucio quando si esibiva amava cambiare tutto e all'improvviso. I toni, gli accenti, la musica. Così capitava che una canzone che eri abituato a sentire incisa su un disco in una certa maniera, te la ritrovavi in una versione assurda e, per quella grande meraviglia che è la musica, bellissima perchè unica. Curioso che tra soli tre giorni avrebbe compiuto 69 anni, in quel 4 marzo che lui cantò, raccontando in metafora la sua storia, la sua vita. Era Lucio Dalla, per tutti Gesù Bambino.


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