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Opinioni

Diversità, amore e rivoluzione: allo Sziget il mondo è l’opposto di come vorrebbero descrivercelo

La 27esima edizione del festival di Budapest è un’apoteosi di libertà, fratellanza, comunità. Il divieto di usare contanti sull’isola, l’accoglienza ai disabili, sono solo alcuni dati effettivi e al contempo simbolici di un evento che, in una cornice di divertimento ed eccessi, sa prima di tutto proporre un’idea di futuro in antitesi con il mondo torbido, chiuso e ostile verso l’altro che oggi qualcuno vorrebbe propinarci.
A cura di Andrea Parrella
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Budapest, 13 agosto 2019, volo di ritorno verso casa. Il ragazzo che mi siede di fianco dorme, esausto, la testa in equilibrio precario. Non lo conosco ma che sia stato allo Sziget si intuisce dal braccialetto che porta al polso, gemello omozigote del mio. Sbircio il telefono di quello due sediolini più in là, noto che sta riguardando i video del concerto dei Franz Ferdinand, isolato dalle enormi cuffie che gli coprono le orecchie. Porta il tempo sul posto, manco li avesse davanti i Franz Ferdinand. Qualche fila più avanti un capannello di ragazze commenta i giorni sull'isola di Óbudai, intasando il corridoio centrale per la felicità di hostess e stewart. Sembra il ritorno da una gita scolastica, si respira una stanchezza piena, soddisfatta, commista a qualcosa che sta per lasciare il passo alla nostalgia, la cui unica valvola di sfogo sarà il racconto, l'esaltazione di qualcosa che supera l'immaginabile della vigilia.

Il sospetto che non si tratti unicamente di un'euforia di carattere adolescenziale si rafforza discorrendo le immagini scattate dallo smartphone. Troppo tempo a immortalare, poco quello speso a vivere, si direbbe, ma le foto allo Sziget sono ritratti di euforia che dicono tanto.

Raccontano di un evento con 27 anni di storia, che per 7 giorni l'anno porta su un'isolotto del Danubio decine di migliaia di persone: adolescenti, ragazzi, trentenni che realizzano un desiderio coltivato sin dalla gioventù come il sottoscritto e altri la cui prima decina anagrafica termina per anta. Niente distinzioni, alcuna paura di guardarsi negli occhi durante un concerto, sorridersi pur non conoscendosi, chiedere all'altro di essere caricati in spalla per una canzone, concedersi la libertà di abbattere barriere emotive lasciate in sospeso.

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I numeri dello Sziget 2019

Per capire qualcosa delle dimensioni di questa manifestazione, tornano utili i numeri: Sziget Festival 2019 porterà a casa un bilancio di circa 500mila partecipanti, con quote maggioritarie per Gran Bretagna (circa 7mila persone), Germania (6mila), Italia (5mila), migliaia anche da Giappone e Australia. Ne arrivano tanti anche dall'Ungheria, la partecipazione tra visitatori stranieri e autoctoni è divisa equamente, 50 e 50, ma quest'anno il numero totale degli spettatori potrebbe ridursi di un 10% rispetto all'edizione record del 2018, 568mila persone, vista la vendita di più biglietti giornalieri e meno pacchetti per 7 giorni.

Una storia che bilancia continuità e cambiamenti. Da due anni Sziget ha subito infatti una accelerazione con l'ingresso del gruppo americano Providence Equity Partners nella proprietà, grazie all'acquisizione di una quota maggioritaria dalle mani del fondatore, Károly Gerendai, uscito definitivamente dalla partita nel 2017. A garanzia di un DNA immutato del festival c'è il CEO di Sziget Tamás Kádár, che ha condiviso questo ruolo per diversi anni proprio con il fondatore, per poi ereditare l'intera responsabilità dal 2018.

Quanto costa organizzare lo Sziget

A Fanpage Kádár conferma la fedeltà dell'evento ai suoi principi, rispondendo in un certo senso alle voci diffuse di chi ritiene che con l'ingresso di un gruppo internazionale così imponente Sziget abbia smarrito un pezzo della sua identità: "Nulla è cambiato in termini di management. Quello che è cambiato è che Providence ci ha dato maggiore supporto in termini di prenotazioni, trattandosi di un gruppo strutturato per l'acquisizione di altri festival e con l'intento di creare una corporation europea che favorisca l'interscambio tra festival. Inoltre è incrementato molto l'investimento sul budget per gli artisti". E qui i numeri non mentono: Ed Sheeran, Martin Garrix, Florence and the Machine, Foo Fighters, solo per citare alcuni headliner, sono costati complessivamente 35 milioni di euro, dato in crescita rispetto agli scorsi anni, se si pensa che gli ultimi tre main artists (vale a dire i protagonisti dei concerti serali sul palco principale) di quest'anno sono costati quanto i 7 del 2017.

La line up di quest'anno prova a soddisfare tutti i gusti, saltando a piè pari dal pop romantico di Sheeran al rock dei Foo Fighters, con in mezzo di tutto, dj-producer internazionali compresi. Solo così attiri grandi masse, combinando una programmazione capace di raggruppare le nicchie ed essere un palcoscenico da richiamo per i più grandi nomi della scena musicale internazionale.

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Poco sostegno dal governo ungherese

Ma se l'intento è quello di incrementare sempre più queste cifre per garantire di anno in anno i migliori artisti in circolazione, Kádár confessa che l'anima di Sziget non cambia di una virgola, nemmeno di fronte al governo ungherese guidato da Orbán, che non offre grande supporto in termini finanziari all'evento, garantendo un assist a chi reputa Sziget una manifestazione in evidente controtendenza rispetto ai valori di chiusura da cui l'esecutivo ungherese è caratterizzato: "Il supporto economico che riceviamo dal governo ungherese è inferiore alla cifra da pagare per la concessione dell'isola al governo di Budapest, dello stesso colore politico di quello centrale. Di fatto si tratta di un supporto negativo, almeno in termini economici".

Il valore politico di Sziget

E così il cuore della questione passa in un attimo dai numeri ai concetti. "Il potere della diversità ci unisce, insieme possiamo cambiare il mondo", è la scritta che campeggia sul palco principale come claim di questa edizione dello Sziget. Si aggiunge a "Love/Revolution", parole chiave imprese sulla pelle dello Sziget da molte edizioni. Libertà, esaltazione dell'uguaglianza, apoteosi delle differenze e di concetti umanamente comunitari. Sono valori portanti del festival da 27 anni che secondo Kadar trovano forza e vigore in nome di un mondo che sembra volerci raccontare un andamento contrario e antitetico.

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Vietati i contanti

La questione non è solo sessuale, di origini e colore della pelle, ma si traduce in aspetti pratici che rendono chiara l'intenzione di offrire, all'interno di una cornice fatta di divertimento, spensieratezza ed eccessi, una chiara proiezione di futuro: allo Sziget non si usa contante, qualsiasi cosa si voglia acquistare, sfiori le casse con un braccialetto che si ricarica tranquillamente da una applicazione. Una rivoluzione arrivata da qualche anno verso la quale i primi ad essere scettici, qualcuno di loro ce lo racconta, erano gli stessi esercenti sull'isola. Poi, confessano, abbiamo capito che così è tutto più semplice, non hai problemi con il cash e non devi preoccuparti di nulla se non di offrire un buon servizio.

Ma Sziget è anche accessibilità per tutti. Un'area del campeggio è infatti attrezzata per i disabili, i quali possono circolare grazie a pedane presenti su buona parte dei percorsi calpestabili, oltre a contare sulla presenza di volontari per ausilio e un'area, la XSland, destinata alla sensibilizzazione sui temi della disabilità (provateci a giocare a basket su una sedia a rotelle, poi ne parliamo).

Non tutto è perfetto, ma esiste una visione, e decine di migliaia di persone, per lo più rappresentanti di quella popolazione che sarà il motore del futuro prossimo, addomesticati a concetti che in un clima intossicato da sentimenti di chiusura e ostilità verso l'altro, come quello che respiriamo oggi, potrebbero essere derubricati a mere questioni ‘buoniste'. Di sinistra, se proprio si vuole imprecare.

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Come non pensare al Jova Beach Party?

E nel prendere parte a un evento di tale portata, riprodotto puntualmente anno dopo anno con una qualità di servizi a dir poco eccellente, viene automatico un paragone di pancia con l'Italia, dove il clima politico porrebbe le basi per un parallelismo con l'Ungheria, ribaltato dall'accoglienza che l'opinione pubblica nostrana ha in parte riservato al Jova Beach Party. Jovanotti, che allo Sziget ci è stato due volte nel 2002 e nel 2006 e che sta provando a riscrivere la storia degli eventi musicali in Italia, da settimane fa slalom tra polemiche, critiche e ostacoli burocratici, senza riuscire ad evitare limiti e cancellazioni motivati da questioni a consistenza alternata, come nel caso di Vasto. Ogni tanto varrebbe la pena ricordare che queste manifestazioni non contribuiscono unicamente al divertimento di chi partecipa e al profitto di chi le organizza, ma aiutano le strutture ricettive, sono occasioni di prosperità per comuni ed esercenti. Soprattutto ci fanno stare insieme.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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