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Cosa ci dicono le liti social tra J-Ax, Lazza e Rocco Tanica sul rap italiano

Il rap in Italia è una questione generazionale e ce lo dimostrano le liti social su Twitter di Rocco Tanica, Lazza e J-Ax dopo il concerto LoveMi di Milano.
A cura di Vincenzo Nasto
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J-Ax, Rocco Tanica e Lazza 2022
J-Ax, Rocco Tanica e Lazza 2022

"Quando un rapper rappa dal vivo su una base è appunto DAL VIVO. L'eccezione è usare i musicisti, non il contrario". A mettere una pietra, quasi tombale, sulla discussione social post LoveMi tra Rocco Tanica e Lazza, sull'abbondanza di backing track vocali e non sul palco del concerto in piazza Duomo, è una delle figure più emblematiche del rap italiano: J-Ax. L'artista, che si è esibito sul palco del concerto di beneficenza con Fedez, ha raccolto le provocazioni lanciate nelle scorse ore su quanto il processo live sia cambiato negli anni, e quanto il pubblico adulto stia facendo difficoltà ad accettare il rap, come sua definizione ma anche come sua espressione in Italia. Il giorno dopo, il palco del LoveMi è stato anche terreno di scontro su cui J-Ax è intervenuto, questa volta su Twitter, difendendo le scelte dei giovani artisti accorsi, sottolineando come dagli anni '80 la musica rap si appoggi su "due piatti e un mixer", un processo ancora non accettato da una gran fetta del pubblico musicale italiano, definito dal cantante "Boomer".

Lo sforzo del rap italiano nel cercare di raccontarsi

Uno spettacolo musicale che ha accolto migliaia di giovani, con una line-up che includeva una gran fetta della nuova scena rap italiana, ha recintato ancora di più l'evoluzione sull'ascolto di questo genere, mistificato nei suoi codici iniziali, rimasto per un pubblico più adulto legato ai temi sociali e agli ambienti che all'inizio dei '90 lo custodiva, come i centri sociali. Il rap, fortunatamente, non è più solo questo da anni, anche se la sua narrazione non rompe mai il flusso con il passato, e anzi ancora di più ha imparato a raccontarsi per mostrare le sue radici, il suo background in Italia, attraverso i personaggi che lo hanno segnato. L'aspetto storico-documentaristico che, realtà online come Esse Magazine ma anche Claudio Cabona con "La nuova scuola genovese" stanno cavalcando e approfondendo, ricuciono quel gap storico in cui si è tralasciato il racconto dell'evoluzione del rap italiano. La sua assenza, negli anni, ha portato a una latenza del racconto nel pubblico generalista: parallelamente il genere è diventato il più ascoltato al mondo, come anche in Italia, grazie alla fruizione di un pubblico più giovane e meno vittima degli stereotipi. E chi meglio di J-Ax, che ha vissuto tutte le sue fasi di crescita, poteva dare la sua definizione alle critiche arrivate per il backing track vocale e non, osservato in Piazza Duomo negli scorsi giorni?

La visione di J-Ax sull'evoluzione del pubblico del rap italiano

Proprio il rapper su Twitter ha prima sottolineato che ciò che è accaduto sul palco, durante l'esibizione sua con Fedez, sia un'eccezione: "A parte il fatto che io e Fedez abbiamo suonato con la band, quando un rapper rappa dal vivo su una base è appunto DAL VIVO. L’eccezione è usare i musicisti, non il contrario". Il rapper milanese non si è lasciato sopraffare sui paragoni col passato, con le radici dell'hip hop italiano, affermando che dagli anni '80 il genere si è evoluto, mantenendo i suoi tratti fondamentali: "È così da fine anni 80 (2 piatti e un mixer) e qui ancora non lo avete capito, che palle. Io avrò anche la vostra età ma godo quando vi chiamano Boomer, ve lo meritate". J-Ax sottolinea anche che icone del passato come Tupac, abbiano utilizzato strumenti ed effetti vocal nei propri brani: "Negli anni ’70 nel funk andava di moda usare il talk box e vocoder, che ne erano gli antenati analogici. California Love di Dre/2Pac lo usa nel ritornello".

L'attacco di Rocco Tanica dopo le esibizioni sul palco del LoveMi

Per J-Ax la verità rimane una: "La verità è che odiate i giovani e la loro musica perché siete invecchiati/invidiosi. Sono scelte di stile, di suono, di produzione. La maggior parte di quelli che criticano tanto i trapper, sono musicisti falliti che fanno cagare con o senza AutoTune". L'ultimo tweet, emblematico, cita "Ritorno al Futuro" e il suo iconico claim recitato da Michael J. Fox: "Penso che non siate ancora pronti per questa musica, ma ai vostri figli piacerà". Una presa di posizione che stride naturalmente con quella assunta da Rocco Tanica, tastierista di Elio e le Storie Tese, arrivato allo scontro con Lazza su Twitter nelle scorse ore. "LoveMi volge al termine e stanno sparando i pezzi da 90: c’è Lazza. Probabile a questo punto l’arrivo di Porgo, Mentre, Firma, Culto e Fefé. Voglio fare il fonico a LoveMI, credo di essere abbastanza bravo a schiacciare play di un mp3 player. Tenerissimo il pubblico di quindicenni convinti di trovarsi a un concerto".

Lazza e quella distanza generazionale che racconta le difficoltà del rap in Italia

L'attacco, seppur ironico, sembra non esser andato giù al rapper di Sirio, tra l'altro uno dei musicisti più preparati della scena: Lazza ha studiato musica classica al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Su Twitter il rapper ha risposto: "Grandissimo, ringrazia Elio se hai 10 persone che possono farsi una risata con te qua sotto. E comunque sei più forte con la tastiera del telefono, con quella per suonare ti do due giri". Gli attacchi tra i due, tra sfide a colpi di Chopin e "Boogie Boomer", raccontano ancora di più quanto i messaggi dei due artisti provengano e si diffondono in due canali completamente diversi: due stili linguistici e due modi di ironizzare che si escludono l'un l'altro, lasciando spazio all'ennesimo cortocircuito tra ciò che è la musica per i suoi autori e il suo fruitore principale, il pubblico. Una mossa che tende a creare ancora più distanza generazionale, aumentando quel gap narrativo che, con grandissimi sforzi a fronte di risultati divisivi, il rap italiano sta cercando di ridurre.

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