Coez parte da Roma con il tour: “Dobbiamo dare il giusto valore alla parola pop”
Se c'è un esempio di quanto il cambiamento attuato dallo streaming ha avuto nel mercato discografico italiano, questo è sicuramente il percorso Coez, che nel 2017 fu uno degli artisti che beneficiò del cambiamento del conteggio delle classifiche FIMI, con un album completamente autoprodotto e con i singoli "Faccio un casino" e "La musica non c'è" e che da qualche settimana è uscito con l'ultimo lavoro "È sempre bello", il cui ultimo singolo estratto è "Domenica". Il cantautore romano, che nel frattempo è diventato un punto di riferimento per la scena cantautorale italiana, alfiere dell'It-Pop che ha preso il potere in questi ultimi anni, è partito con tre sold out al Palazzo dello Sport della sua Roma che ha tenuto a battesimo l'inizio del suo nuovo tour: "Molte cose sono cambiate nel 2017, pochi mesi dopo l'uscita di ‘Faccio un casino' mi è entrato ‘La musica non c'è' che ha fatto scoprire tutto quanto il mio archivio di dischi che stava lì ad aspettare che un pezzo portasse tutto fuori" ha detto ai microfoni di Fanpage.it qualche giorno prima dell'inizio del concerto romano che lo ha visto tornare nella sua città accolto da migliaia di persone (e il colpo d'occhio è incredibile).
La tre giorni romana è un'anteprima di quello che succederà il prossimo autunno quando Coez sarà impegnato nei palazzetti con uno show speciale in cui suonerà 27 i brani per oltre due ore di musica, che comprenderà hit del passato come "Ali Sporche", "Lontana da me", "Yo mamma", "Siamo morti insieme", "La musica non c’è", "Le Luci della città" fino, ovviamente, alla produzione più recente: "Un enorme kabuki scintillante cela il palcoscenico come fosse una caramella da scartare, e lascia intravedere sulle prime note il display video da 200 metri che sovrasta la scena, ed ospita al suo interno una pedana semicircolare dove sono posizionati simmetricamente i musicisti. Lo schermo è il palco e viceversa, palco che prende forma su tre livelli sommati al LED come quarta dimensione, e si sviluppa su un rolling stage largo 20 metri e due catwalk che permettono a Coez di immergersi nel suo pubblico – spiega la nota stampa che accompagna il tour -. L’impianto luci è formato da tre grandi quadrati composti da oltre 200 fari, che danno vita a uno show visto attraverso i filtri scelti dall’artista, per un live metereopatico tanto quanto il disco. Dalla prima all’ultima canzone in scaletta, i brani si sviluppano attraverso una miriade di colori pastello che richiamano i versi delle canzoni di ‘È sempre bello‘".
Sono stati anni di enorme cambiamento, di scena e personale, cosa che si vedrà anche nei live, immaginiamo.
Tutte le persone che lavorano nel mio progetto in qualche modo è come se ci fossero sempre state, ad esempio, uno degli ultimi elementi che adesso fa parte della mia band è Orang3 di Frenetik & Orang3 che è il direttore artistico della band. In qualche modo tutto si è andato a completare come si doveva completare, a livello di cambiamenti di pubblico, di posti in cui suoniamo, cerchiamo di portare quell'atmosfera da club anche sul palco perché è quella in cui siamo cresciuti, che fa più parte di noi.
Coez piace a tutti, sia quando canta "Mi colpisce tutto ‘st'odio, giuro, non vi fa bene", sia quando ci si immerge negli ’80 per cantare "come fosse domenica con te". Due pezzi molto caratteristici, secondo me, di quello che è l’album.
Forse ecco il Coez di "Catene" per me è quello a cui forse sono più legati i miei fan perché è una fase di scrittura che avevo tanto anche prima, quella del parlare di qualcosa che mi infastidisce, perché come dice va Tenco: "Quando sto bene esco, non mi metto a scrivere canzoni". Nel caso di "Domenica" ben venga perché comunque è bello per me fare nella mia carriera anche pezzi che siano degli outsider, un pezzo spensierato anche se ha comunque un po' di malinconia anche lì, insomma mi sembrano i due poli opposti del disco, però sempre coerenti.
Quello che non cambia è Niccolò Contessa…
Con "Faccio un casino" stavo progettando un disco da un po' di tempo, poi quando ho incontrato Contessa c'era venuta voglia di fare un disco intero, solo che in quel momento là avevo più necessità di uscire da indipendente con altre cose. Quell'album lo abbiamo visto come una specie di antipasto, poi secondo me tutti e due sapevamo che dopo quei due pezzi che abbiamo messo nell'album e dopo il tour ci saremmo presi del tempo per fare un disco nostro che infatti è arrivato.
Qual è il percorso per cui un pezzo non entra in un album e poi finisce nel successivo? Parlo di “Fuori di me”, ovviamente.
Il pezzo "Fuori di me" non l'avevamo proprio lavorato, c'era un piano, una batteria e il testo scritto, chiaramente quando abbiamo deciso che poteva entrare nel nuovo album è stato totalmente rivoluzionato a livello di sound, prima era veramente una cosa embrionale. Nella carriera di un artista che poi pensa di fare 10 dischi, se non mette un pezzo in un album non è detto che vada in quello dopo, allo stesso modo chissà se le cose fuori da quest'album non rientrino in qualcosa di successivo.
Tu sei stato uno dei primi, forse prima anche della trap a godere dell'introduzione dello streaming nel conteggio delle classifiche.
"Faccio un casino" è uscito nel momento in cui il conteggio di Spotify stava per cambiare, però non era ancora cambiato, per una volta ho avuto la fortuna dalla mia, infatti ho fatto un botto di platini. Lo streaming secondo me ha impattato, sta impattando molto ed è giusto che la fruizione cambi in base anche ai tempi che corrono.
A proposito di tempi che cambiano, che cosa vuol dire essere pop in Italia
Il pop è una cosa che piace a tutti, è impossibile che non ci siano esempi di pop che qualcuno non trova stimolanti. Io ho i miei esempi di pop e vorrei che venisse attribuito il giusto peso alla parola pop che non è una cosa che deve evocare qualcosa di non troppo bello, anche perché ci sono tanti esempi di pop fico.
(Intervista di Davide Arcuri e Francesco Raiola)