Chi sono gli Extraliscio, tra i Big di Sanremo 2021: “Al Festival mescoliamo Casadei al punk”
Mazapegul, Saluti da Saturno, Fwora Jorgensen, collaborazioni con Capossela, Rava, Bollani, insomma Mirco Mariani ha una curriculum così pieno di musica e progetti che riassumerlo non è affatto facile. E dopo una vita passata a intessere musica per sé e per gli altri arriva a Sanremo con un progetto particolare, gli Extraliscio (assieme a Moreno il Biondo, clarinettista e capo orchestra dell’Orchestra Grande Evento, e Mauro Ferrara), band che porterà sul palco dell'Ariston – assieme a Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti – la canzone "Bianca luce nera" e quello che il musicista definisce "punk da balera", in cui il liscio à la Casadei si sposa con sonorità più rock. Cosa succederà lo si può intuire seguendo il filo che negli anni Miriani ha intessuto in questo senso, anche con la band, uscita pochi mesi fa con l'album che si chiama proprio "Punk da balera".
Hai tantissimi progetti alle spalle, che effetto fa sentirsi dare dell'esordiente da alcuni?
Sai, si è esordienti quando ci si mette in un mare più grande, e anche io mi sento tale, perché non pensavo mai di essere capace di poter arrivare a una musica così popolare, per tutti, non mi sono mai riconosciuto come uno capace di fare questa cosa. La parola "esordiente" me la prendo volentieri perché per me è un esordio in qualcosa di più grande di me e di nuovo.
Avresti mai immaginato di arrivare a Sanremo con un progetto da balera e così particolare anche per il Festival?
Ti dico la verità, le cose nascono quando nella vita incontri delle persone e succedono scambi di energia: tutto è nato grazie a Elisabetta Sgarbi, io ho fatto delle canzoni, magari non le riconosco, le posso anche aver scartate dal disco, poi alla fine succede qualcosa di magico e tutto cambia. Pensa alla storia di "Romagna mia" che è la canzone più famosa del liscio: quando Casadei la registrò era rimasta fuori dal disco, poi una canzone venne male e il produttore gli suggerì di recuperare questa canzone che si chiamava, inizialmente, "Casetta mia", e gli disse di registrare quella, cambiandogli il titolo. Un attimo ed è diventata il pezzo più famoso del liscio. Quando ho scritto "Bianca luce nera" ne avevo pronte anche altre, anzi non era né la più bella, né la più adatta se avessi dovuto pensare a un'esperienza del genere, anche mia moglie, che mi segue da sempre, quando Elisabetta la scelse era perplessa, disse che ce n'erano di più orecchiabili, invece le cose nascono così. La cosa bella di questa canzone è che è una mia canzone, l'ho arrangiata come se fosse per un mio disco, usando la chitarra dodici corde scordata, come faccio di solito, non ho fatto l'arrangiamento pensando a Sanremo, ho capito che Elisabetta voleva una canzone per puntarci, ma l'ho arrangiata come se fosse una canzone mia. Questa è la cosa più bella, andiamo all'Ariston con una canzone nostra.
Senti, porterai anche uno dei tuoi strumenti particolari?
Adesso stiamo in fase di organizzazione, non so molto ancora. Intanto vorrei portare questo nostro punk, che poi non è il punk inteso à la CSI, è un punk di libertà, quella di poter sognare su una tradizione rompendo le regole, ma tenendo conto di quello che c'è nella storia di questa musica. Quello che vorrei è creare questo incontro scontro tra orchestra e questo punk, poi non so ancora quali strumenti portare, chi dirigerà, siamo in una fase iniziale. Esco da un'esperienza meravigliosa con l'Orchestra Toscanini e Shaloma Locomotiva Orchestra in cui abbiamo fatto far l'amore e scontrare la purezza dell'orchestra sinfonica con una decina di musicisti che suonavano strumenti improbabili e a Sanremo cercherò di portare quell'idea lì.
L'incontro con Elisabetta Sgarbi, invece, come è avvenuto?
A Bologna c'è un Festival di musica contemporanea che si chiama Angelica, a cui partecipo spesso, per farti capire anche quanto sia lontano da Sanremo. Un giorno Ermanno Cavazzoni, poeta e scrittore bolognese, venne a vedere un concerto: la catena è questa, lui venne invitato da Elisabetta per la Milanesiana e propose di andarci con Extraliscio, perché si era innamorato del progetto. Elisabetta all'inizio storse un po' il naso per quel "liscio", poi a sua volta si è innamorata e ha voluto fare un altro concerto per capire bene cosa aveva visto e da lì è successo il finimondo.
Poi immagino che quando Elisabetta Sgarbi si innamori di un progetto è difficile fermarla…
È incredibile, in più tra noi si è creato un amore musicale e artistico, c'è un feeling e una direttività assurda, quando pensiamo alle cose siamo in sintonia. Questo è quello che è successo, poi questa collaborazione ha portato a un film presentato a Venezia e non poteva mancare Sanremo, come se fosse scritto.
A Sanremo vai con Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti: da dove nasce questa idea?
Guarda io avevo due sogni, volevo creare questo punk – parola di cui sto abusando, lo so – da balera, innanzitutto, poi non sono un esperto di musica rock etc – amo i CSI, per dire – e i Tre Allegri ragazzi morti li ho sempre visti vicini al mio modo di fare, questo creare melodie che sono cantilene, filastrocche, c'era qualcosa che mi legava a loro. Era un mio sogno di fare un brano – quello giusto – con loro: e questo è un brano giusto, perché è black ma c'è della balera.
Punk, black, da balera, siamo curiosi di capire che succederà su quel palco.
È un punk, black, balera, allegro, contrario che si ribalta, con dei rovesciamenti, giravolte ed era bellissimo avere Toffolo che ha già curato i nostri videoclip, eravamo già in sintonia e quando stai bene insieme le cose vengono da sole.
Possiamo aspettarci un duetto intersanremese con Orietta Berti?
C'era una voce che circolava di un Sanremo assieme a Orietta Berti, mi sono arrivati messaggi etc., ma questa cosa non è prevista.
Però ve la ritroverete lì…
Sì, certo, ci sarà lei, ma anche Lodo de Lo Stato Sociale con cui abbiamo fatto un brano assieme (con Lodo e Berti hanno cantato "Merendine blu"). La cosa bella è che l'aria nei camerini era molto bella, c'era una grande energia. Amadeus, secondo me – che non sono un vero e proprio sanremese – potrebbe aver fatto un Sanremo importante, perché la gente che era lì era unita.
Chi conoscevi del cast?
Ho conosciuto un ragazzino che si chiama Random. Poi sono successe cose belle, con Malika Ayane – e Pacifico – ho lavorato assieme anni fa. Poi pensa che negli anni 90 avevo un progetto che si chiamava Mazapegul, che si sciolse presto a causa della morte del cantante in un incidente, però avevamo avuto un discreto successo e andavamo sempre a suonare a Roma in un locale che si chiamava "Il locale" in vicolo del fico e quando ho visto Gazzè ci siamo ricordati di quando ci incontravamo proprio in quel locale e lui si ricordava tutto, eravamo tipo in un bar, incontrando amici che non vedevi da anni. Sarà bello.