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Festival di Sanremo 2020

Chi è Aeham Ahmad, il pianista siriano che accompagna Elodie a Sanremo 2020

Tra gli ospiti di Sanremo 2020, nella serata dei duetti ci sarà il pianista siriano Aeham Ahmad, che dovrà accompagnare Elodie suonando il brano “Adesso tu” di Eros Ramazzotti. Il nome di Ahmad è diventato noto per il messaggio di pace che le sue esibizioni hanno diffuso in tutto il mondo, non a caso è conosciuto per essere il pianista che ha suonato sotto i bombardamenti, durante la guerra civile in Siria.
A cura di Ilaria Costabile
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Tra i tanti nomi previsti per questa 70esima edizione del Festival di Sanremo c'è anche quello di Aeham Ahmad, forse più noto come il pianista che ha suonato sotto i bombardamenti in Siria. Il suo grido di pace, attraverso la musica e la cultura è diventato un simbolo e la sua storia ha fatto il giro del mondo. Il giovane musicista sarà sul palco dell'Ariston per accompagnare Elodie, nella serata dei duetti, dove canterà il brano Adesso tu, di Eros Ramazzotti.

Chi è Aeham Ahmad

Aeham Ahmad ha 32 anni, ed è nato in Siria a Damasco, dal momento che fa parte della minoranza palestinese del Paese ha vissuto tutta la vita in un campo profughi, a Yarmouk, dove fu suo nonno a trovare rifugio nel 1948. La sua infanzia non è stata affatto semplice, come si può immaginare, ma è proprio la musica a salvarlo. Dall'età di cinque anni, inizia a studiare pianoforte che diventerà la sua più grande passione e supportato dalla sua famiglia, all'età di 23 riesce a laurearsi al conservatorio di Damasco. Da questo momento in poi la musica e le sue esibizioni sono diventate un simbolo di pace, un messaggio di libertà in un Paese che non ha mai potuto goderne. In un'intervista Aeham Ahmad ha dichiarato che, inizialmente, non aveva ben chiaro perché il padre volesse fargli imparare a suonare: "Chi nasce lì, nasce da rifugiato, senza nessuna cittadinanza, né palestinese, né siriana. Mio papà fin da piccolo mi ripeteva che dovevo imparare a suonare il piano, mi pareva assurdo, in quella situazione, in un campo di rifugiati grande come una città di 700 mila abitanti. Mi chiedevo che significato potessero avere Mozart, Beethoven, Cajkovskij… A me non piaceva suonare, fino ai miei 16 anni abbiamo combattuto, lui spingeva, io frenavo. Alla fine ho capito che avevo in mano gli strumenti per cambiare la mia vita, come succede a chi studia medicina o legge". 

Il divieto di fare musica in Siria

Nel 2012 inizia la guerra civile in Siria, ed è stato in quel momento che Aeham Ahmad ha deciso di utilizzare la sua musica in segno di protesta verso tutto ciò che stava accadendo nel suo Paese: "L’unica via di uscita era la mia musica e così l’ho usata per denunciare la nostra situazione: fino ad allora nessuno conosceva il campo di Yarmouk, i miei video hanno iniziato a girare, quello era il mio scopo", come ha rivelato al Corriere della Sera. L'evento che ha letteralmente cambiato la sua vita, si è verificato nel 2015, quando fu emesso il divieto di praticare musica in Siria e il suo pianoforte, infatti, è stato bruciato davanti ai suoi occhi. Questo è il motivo per cui Aeham Ahmad ha dovuto lasciare il suo Paese, e ha deciso di andare in Germania, trovando rifugio a Monaco, dopo aver attraversato Turchia, Grecia, Serbia, Croazia e Austria. Ha deciso, infine, di stabilirsi a Wiesbaden, nella Germania Centro-Occidentale. Lì ha tenuto i suoi primi concerti, ed è riuscito con i soldi guadagnati a portare con sé anche la sua famiglia: la moglie, i figli e anche i genitori.

Il peso della sua storia

Il 5 dicembre 2019 è stato ospite in una puntata di X Factor, ed ha dichiarato che è stata la sua prima volta in un talent, anche perché Aeham Ahmad è convinto di non avere talento, anzi, il fatto di essere diventato un personaggio così importante non dipende dalla condizione in cui si è trovato a suonare. La sua storia, infatti, è diventata famosa in Europa e poi oggetto di un libro, "Il pianista di Yarmouk", edito da "La nave di Teseo". Al Corriere il pianista ha rivelato: "Non mi piace essere una storia, capisco che la mia immagine tra le macerie sia potente, ma sono stanco. La verità è che ho 31 anni ma me ne sento 70, la guerra ti invecchia, quando vedi gente morire in modi tremendi e inumani, avresti solo bisogno di qualcuno che ti cancella i ricordi dalla mente". 

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