Chadia Rodriguez indagata per rapina aggravata, l’amico la accusa: “Abbiamo rubato una collana”
Guai per Chadia Rodriguez, che sarebbe coinvolta in una rapina avvenuta nel 2017, prima che la rapper firmasse un contratto con la Sony Music e diventasse famosa. La notizia era già trapelata, ma ora a complicare il tutto c'è una confessione scomoda. A fare il suo nome sarebbe stato infatti Zaccaria El Fadili, giovane indagato con l'accusa di far parte della famigerata "banda dello spray al peperoncino" che avrebbe compiuto una serie di rapine con la spray al peperoncino in Italia e all’estero, in discoteche e ai concerti. Il ragazzo ha sostenuto di essere amico di Chadia e l'ha accusata di essere stata sua complice almeno in un caso, quello del furto di una collana ai danni di un uomo, P.M., che sarebbe stato rapinato l’8 settembre 2017 durante un passaggio in auto da Mondovì. Reato per cui ora risulterebbe indagata anche la Rodriguez.
La confessione del presunto amico di Chadia Rodriguez
La dichiarazione di El Fadili, riportata dal Corriere della Sera, risale al 17 aprile 2018, quando il giovane si sarebbe trovato alla Procura a Torino di fronte ai pubblici ministeri Paolo Scafi e Roberto Sparagna: "La ragazza che era con me si chiama Chadia Rodriguez, o almeno si è sempre fatta chiamare così. È una ragazza marocchina, ora mi sembra stia a Milano". La rapper, nata Chadia Darnakh, è di Torino, nata da madre marocchina e padre spagnolo. Il racconto di El Fadili farebbe riferimento anche a un altro complice: "Il terzo ragazzo era Yasser, che era il suo fidanzato. Quella sera ci eravamo trovati tutti e tre alla stazione di Lingotto per andare a Mondovì a sentire il concerto di Ghali". Sembra che, oltre alla sua confessione, esistano anche altre prove contro la rapper. Il Corriere parla dei "profili Instagram e Facebook che avrebbero permesso il suo riconoscimento, una frase pronunciata in lingua araba e una chat (tra Chadia e Zaccaria) in cui compare la foto della prenotazione dell’albergo in cui avrebbero dovuto dormire a Mondovì se non avessero trovato il passaggio di P.M.".
Il furto con spray urticante
Arrivati nella cittadina, i si sarebbero recati in un locale dove Chadia avrebbe conosciuto l'uomo. Così prosegue la dichiarazione del ragazzo: "All’uscita dal bar lei mi ha chiesto in prestito il telefono per segnarsi il numero di quel signore". Il trio sarebbe quindi arrivato al concerto quando ormai era tutto finito: "Siamo andati da McDonald e Chadia ha chiamato quel signore, chiedendogli un passaggio fino a Torino. All’inizio lui non voleva, poi si è fatto convincere dalla ragazza purché gli facessimo benzina per andata e ritorno. Non so perché si sia fatto convincere da Chadia. È sembrato strano anche a me". Da lì, l'improvvisa idea della rapina, che sarebbe venuta alla stessa Rodriguez:
Inizialmente gli abbiamo detto di portarci al Rondò della Forca. Invece Chadia e Yasser gli hanno detto di andare verso corso Belgio e siamo andati al cimitero monumentale. Mentre eravamo in auto lei, che era seduta davanti, mi ha detto in arabo che il signore aveva una collana, dato che sapeva che rubavamo collane. Quando ci siamo fermati in corso Belgio, Yasser che si trovava seduto dietro alla vittima ha sparato lo spray sotto il sedile di quest’ultima, in modo tale che gli arrivasse da sotto. Quando la macchina si è riempita di gas, abbiamo aperto le porte e io ho strappato la collana a quell’uomo.
La replica di Chadia Rodriguez
Zaccaria El Fadili avrebbe quindi sostenuto di aver venduto la collana a un ambulante di Porta Palazzo, con un ricavo di circa 170-200 ciascuno. Chadia Rodriguez sarebbe accusata di rapina aggravata dall’uso di arma (uno spray urticante) per l’episodio dell’8 settembre 2017, anche se sembra non le sia ancora arrivata una notifica legale. Lei ovviamente non ha commentato sui social, trattandosi di una questione giudiziaria, ma i suoi avvocati, Fabio Federico e Leonardo Proni, già giorni fa, rilasciato la seguente dichiarazione:
Tutto quel che possiamo dire è che fino ad oggi non le è mai pervenuta alcuna notifica. Se e quando ciò dovesse accadere, conosceremo finalmente quale sarebbe l’ipotesi a suo carico e, qualunque dovesse essere, chiariremo senz’altro la sua posizione, ovviamente nelle sedi competent.