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Baby Gang e le foto a San Vittore: “Pubblicherò il primo video rap in carcere da detenuto”

A qualche giorno dalla scarcerazione, Baby Gang ha deciso di pubblicare sue immagini nel carcere di San Vittore, annunciando un nuovo video ufficiale.
A cura di Vincenzo Nasto
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La cella l'aveva vista, raccontata attraverso la sua musica, anche attraverso delle immagini ricostruite: un luogo angusto in cui Baby Gang aveva trasformato la rabbia in musica, in un'opportunità. Questa volta l'ha mostrata, sui social, con delle foto che hanno fatto storcere il naso a molti, soprattutto alla Procura di Milano che adesso indaga per "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti". Baby Gang, nome d'arte del ventenne Zaccaria Mouhib, detenuto a San Vittore fino a qualche settimana fa, ha mostrato su Instagram foto e video mentre era in cella, una rappresentazione del tutto nuova di quel posto angusto, quasi vissuto con sprezzante rifiuto del giudizio.

L'indagine è partita immediatamente dopo che il profilo social del giovane cantante riportava alcune foto all'interno di San Vittore, accompagnate da storie su Instagram con canzoni neomelodiche in sottofondo, una passione smodata per Tommy Riccio. Nel post, Baby Gang afferma: "È da tanto che aspetto questo momento, ho preferito far calmare le acque prima di reagire per far capire alle persone che non ho bisogno e che non sfrutto l’hype mediatico per spaccare. Io se sono quello che sono, è per la mia musica e non per le vostre cazzate mediatiche, e soprattutto ho voluto aspettare per far credere alle persone che me l’hanno messo nel culo e che godevano alla mia carcerazione da innocente che hanno vinto, quando il vero vincitore è il sottoscritto". Nelle parole di Baby Gang, il senso di rivalsa nei confronti di chi sui social ha festeggiato l'incarcerazione di un ragazzo di 21 anni, che ha descritto il disagio delle periferie milanesi e la ghettizzazione che la stessa città ha offerto al loro patrimonio multietnico. Un pubblico che piuttosto che analizzare il fenomeno musicale e sociale a cui Baby Gang appartiene, preferisce esultare per l'incarcerazione di un ragazzo di origine marocchina, che attraverso la musica ha cambiato il destino economico e sociale che la strada gli aveva prospettato. Questo non significa che Baby Gang debba essere un esempio, ma l'immagine e il racconto di coloro che non hanno avuto la musica o qualsiasi altra opportunità di non prendere la strada più facile in quelle zone: la criminalità.

Un elemento che si tende a non sottolineare nel racconto della nuova scena musicale milanese, che essa rappresenti la provincia, come Lecco per Baby Gang, o anche la periferia come San Siro per i vari Rondodasosa e Neima Ezza, è il contesto sociale in cui hanno approcciato alla musica. Come aveva raccontato in passato, in un'intervista a Noisey, Baby Gang è cresciuto tra il degrado economico familiare e il vagabondaggio, tra istituti di detenzione come il Beccaria di Milano e la necessità di sfogare la sua rabbia attraverso la musica. Proprio con questa, ha trovato una dimensione del proprio racconto, della propria narrazione, riuscendo ad aprire gli occhi a un pubblico rap, che vedeva negli Stati Uniti e non in Europa il proprio modello. La nuova scena, che prende chiaramente spunto dalle melodie francesi e dalla Uk Drill, ha aperto una finestra di ampio respiro, che l'industria discografica sta osservando e sostenendo.

Baby Gang non ha paura della provocazione, anzi il suo personaggio si rafforza attraverso la distanza dal sistema di regole e leggi. La scelta di girare il video in cella a San Vittore è l'ennesima fotografia di un'immagine cruda. Una scelta che potrebbe ripercorrere la stessa fatta all'uscita di "Cella 2", singolo pubblicato nel dicembre 2020, dove Baby Gang riprendeva dall'alto, con una visuale periferica, lo spazio angusto in cui era costretto a vivere un ragazzo di appena 18 anni. La necessità di aprire gli occhi alle persone si assembla con ciò che è il rap, dall'egotrip al rifiuto quasi ostinato della legge: ciò che descrive è un contesto, ma si è molto più attenti al suo dito, piuttosto di osservare cosa punta. Nel post che lo ritrae in cella a San Vittore, l'annuncio: "Un mio carissimo compagno di cella mi disse che in ogni problema ci sono 2800 soluzioni e il mio unico problema in quella cella era continuare la mia fottuta musica per questo in queste 2800 soluzioni ne ho trovato una per continuare a fare ciò che mi hanno sempre vietato di fare. Ho girato una parte del mio video nel carcere di San vittore per questo mi sono permesso di dire che il mio prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista detenuto ad aver girato un video in un carcere vero e proprio".

A livello sociale, storie come quelle di Baby Gang, Vale Pain e Neima Ezza, sono anche parte di un processo di rivalutazione culturale. Ciò che in principio era stato fatto nel genere rap da personaggi mainstream come Ghali e Tommy Kuti, ovvero una narrazione sugli italiani di seconda generazione e sulle difficoltà sociali nel farsi accettare, continua con attitudini ed esperimenti musicali differenti con la nuova leva milanese. I risultati conseguiti nel breve tempo da parte degli stessi giovani artisti, hanno provocato un senso di paura e invidia in una fetta del pubblico italiano, ancora non pronto a intercettare quel tipo di melodia, ma soprattutto quel racconto di un mondo che si eleva attraverso le influenze di diverse culture. In un paese razzista come l'Italia, a nessuno viene perdonato il successo, soprattutto quando il suo cognome è Mouhib.

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