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“Vengo anch’io, no tu no”, l’umanità respinta di Enzo Jannacci (VIDEO)

Correva l’anno 1968 quando Enzo Jannacci lanciò il singolo “Vengo anch’io no tu no” e diede voce agli esclusi della società, che lo ricambiarono con un enorme successo.
A cura di Eleonora D'Amore
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Festival della Comicitˆ e del Teatro a Luino

Uno dei maggiori successi di Enzo Jannacci (morto ieri a 77 anni), che gli ha permesso di essere riconosciuto dal grande pubblico a livello nazionale, è il singolo "Vengo anch'io, no tu no". Pubblicato nel 1968 all'interno dell'album omonimo, fu scritto a sei mani con Dario Fo e Fiorenzo Fiorentini e scalò in pochissimo tempo le classifiche di vendita italiane. All'interno dell'album anche altri brani di enorme successo, come Giovanni telegrafista, Ho visto un re (sempre di Dario Fo), Hai pensato mai (di Lino Toffolo), La mia morosa la va alla fonte (la cui musica fu poi utilizzata da Fabrizio De André per la sua Via del Campo).

[…] Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale
Vengo anch'io? No tu no
per vedere se la gente poi piange davvero
e scoprire che battono anche le suore
e vedere di nascosto l'effetto che fa.

Vengo anch'io… no, tu no è la storia buffissima di un uomo che viene continuamente respinto, perfino dal suo stesso funerale. Fu interpretata da molti come una canzone leggera, dal testo ironico, e invece recava in sè una profondità di intenti compresa solo in minima parte. Analisi cruda di una parte di umanità relegata ai margini della società, estranea agli avvenimenti che le si verificano intorno, sia che fossero personali sia che si estendessero alla sfera sociale e politica. Un arrangiamento senza dubbio azzeccato, peculiare di un genere di musica, che in quel periodo riuscì a veicolare la frustrazione di tutti coloro che si sentivano "esclusi".

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