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Sottotono: “Stiamo creando un genere nostro, lontano dai cliché di oggi” e pensano a un documentario

A un anno dal ritorno con “Originali”, i Sottotono ritornano con il nuovo singolo “Poco male”: l’intervista qui.
A cura di Vincenzo Nasto
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Sottotono
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Sono passati 10 mesi dall'uscita di "Originali", il ritorno a 20 anni di distanza dei Sottotono, con sei inediti e sette tracce riprese dai loro dischi del passato. Quello che sembrava un esperimento musicale si è tradotto in un genere musicale, che riporta gli anni 90 e il loro rap nel 2020: "Volevamo portare una versione dei Sottotono 2.0, che si allontanasse dai cliché che vediamo in giro". Nelle ultime ore è uscito il singolo "Poco Male", un brano che riprende le linee melodiche di "Mastroianni" e che potrebbe annunciare un nuovo progetto di inediti, o forse un documentario: "Diciamo che stiamo lavorando". L'intervista ai Sottotono qui.

È passato quasi un anno dall'uscita di Originali, come lo avete vissuto?

Tormento: Benissimo, perché la gente ci aspettava da 20 anni. C’è poca attenzione degli adulti rispetto alla musica e questa cosa ci dispiace. Volevamo portare una versione dei Sottotono 2.0, che si allontanasse dai cliché che vediamo in giro. Bellissimo l’amore che riceviamo, ma come in passato, bacchettiamo ancora il pubblico.

Invece, da poche ore è uscito "Poco Male". Com'è nato il singolo?

Tormento: Il bello di questo brano è che sembra happy, ma racconta anche le “tragedie” nel relazionarsi con i propri partner. Si può leggere su vari piani: quello di una storia d’amore, ma in realtà parliamo di tutti i tipi di rapporto. A metà tra l’esprimersi ed essere costretti a comportarsi nella stessa maniera.

Fish: A livello musicale abbiamo mantenuto il sound di Mastroianni, che è diventato il genere “Sottotono 2.0”. Non c’è nessuno in Italia che ha pensato al ritorno dei 90, mischiando gli ingredienti. Per molti è più importante riuscirsi a unire alla massa, invece di tirare fuori quelli che si ha dentro.

Una formula che potesse anche attrarre il pubblico…

Fish: Negli anni in cui non è uscita roba nostra, siamo stati comunque attenti alla scena musicale e alla sua evoluzione. Questa riproposizione non è un tornare indietro, ma un andare più avanti di dove l’industria adesso sta guardando. Noi stiamo cercando di fare quello che ci piace.

Tormento: All’inizio, quando ci siamo rincontrati è stato davvero difficile capire le sonorità di oggi, dei Sottotono. Da quello si è delineato questo stile nuovo: abbiamo tanti inediti messi da parte e c’è la voglia di fare un album di inediti. Adesso siamo molto concentrati sui live, perché è quello il cuore di questo progetto. Vogliamo rivivere i fasti di quei tempi e divertirci assieme.

Mentre musicalmente, tutti i giovani artisti e produttori stanno guardando più all'Europa che agli Stati Uniti.

Tormento: Sicuramente, per esempio in questo momento la scena africana è al top in tutto il mondo, mentre in Italia è ancora rimasta fuori. Ci vorrà tempo, come sempre.

Fish: I giovani sono affascinati dalla musica francese e inglese, per via della trap e della drill. La Uk ha cominciato a diffondersi in Europa tramite Pop Smoke, che voleva fare una cosa così originale da prendersi i produttori inglesi. La musica americana ha lasciato un po’ di spazio a quella europea. Ci sono tanti rapper in Italia di origine marocchina che hanno riportato quella scena francese qui, facendola anche molto bene. L’Italia prima era molto ferma alla musica italiana e i giovani ascoltavano solo il rap americano.

Anche voi in passato?

Fish: Quando eravamo giovani, Tormento mi faceva sentire il rap francese e tedesco. Poi c'è stato il momento di down, in cui queste realtà venivano seguite solo dai cultori. Dobbiamo dire grazie a questi ragazzi se si è riusciti a far conoscere al pubblico una scena hip hop europea.

C'è qualcuno con cui vorreste collaborare?

Tormento: La nuova generazione che ha preso il posto di Izi e Tedua è troppo scollegata da noi. La generazione di Sfera Ebbasta era cresciuta con noi e con i freestyle, cercando di non copiare troppo i Club Dogo, quella nuova non mi sembra abbia collegamenti con il rap. Invece c'è una scena R&B pazzesca, con dei suoni nuovi, veramente molto belli.

Fish: Secondo me la nostra generazione sbaglia a dire che i nuovi non sanno fare rap: è un’altra cosa, un altro linguaggio. Ci sono sicuramente degli esponenti più bravi e più verso il nostro gusto.

Tipo?

Tormento: J Lord, una roba super rap.

Fish: Ma anche Lazza eh!

Avete cancellato le foto da Instagram prima della presentazione di Poco Male, ma sono riuscito a scorgere tra i commenti la voglia del pubblico di un documentario, di un ripercorrersi della vostra storia e quella dell'hip hop italiano. Avete mai pensato a un'esperienza cinematografica del genere?

Tormento: Noi facciamo finta di niente, perché magari ci stiamo lavorando, però non sai se poi andranno in porto. La cosa che ti posso dire per certo è che è impossibile ritrovare video dell’epoca. Abbiamo in cantiere qualcosa di grande per raccontare cosa sono stati quegli anni.

Fish: Diciamo che stiamo lavorando.

Avete parlato di freestyle, e a me viene in mente il famoso "muretto" di Milano. Questi luoghi di aggregazione quanto hanno cambiato la percezione tra ciò che è adesso il rap italiano e quello di quegli anni?

Tormento: Nei 90 c’era un grande senso di comunità: da piccolo potevamo andare a dub potentissime. Trovavi davvero delle cose che adesso si sono perse, e riconosci che l’individualismo attuale è molto accentuato e rappresenta la società. Andrebbe ritrovata quella chiave di socialità e di giustizia sociale.

Fish: Prima per ascoltare i dischi o le riviste, partivamo dalla provincia io e Tormento. Adesso col cellulare, non voglio fare il brontolone, però non hai più quella voglia di raggiungere qualcosa. C’è tutto a disposizione sul cellulare e non c’è la voglia di scoprire. Ormai fare un pezzo rap è come ordinare su Glovo. Mi ricordo comunque quando Tormento si metteva in gioco con i più grandi e cattivi e non aveva paura, avevi bisogno delle palle sul palco. Ormai si fanno i dissing col telefonino, prima magari si prendevano a mazzate. Non si è più fan della tecnica del rapper, ma dei soldi che fanno.

Finalmente i prossimi mesi saranno quelli dedicati ai live. Come vi siete organizzati?

Fish: Noi abbiamo pensato a cosa dare e come darlo. Adesso ci dobbiamo trovare per fare le ultime prove, e abbiamo pensato alle modalità. Abbiamo avuto la fortuna di trovare dei musicisti bravissimi e quindi sarà un live figo da vedere, perché suonato. Ti ricordo che adesso i ragazzi in discoteca vanno a suonare con il dj che schiaccia play, e a volte si canta sul brano. Non ci sarà niente di pre-registrato.

Tormento: Per chi apprezza il rap e il funk sarà il live giusto. Speriamo di festeggiare non solo con chi è cresciuto con noi, ma anche con altre generazioni. Sarebbe veramente bellissimo.

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