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Sanremo 2018

A Sanremo non vi aspettate la rivoluzione, meno male che c’è il rock a dare un po’ di vita

Abbiamo potuto ascoltare in anteprima le canzoni di Sanremo 2018 dei Big e queste sono le primissime impressioni. Ma Sanremo è Sanremo e con l’orchestra e un ascolto in più qualcosa potrebbe cambiare, ma le sorprese sono poche.
A cura di Francesco Raiola
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Mancano pochi giorni all'inizio del Festival di Sanremo 2018, il primo (e probabilmente ultimo) dell'era Baglioni e come succede da qualche anno a questa parte alcuni giornalisti hanno l'opportunità di ascoltare le canzoni in anteprima e parlarne. Ovviamente è un primo ascolto quindi, come ogni primo ascolto (e unico) potrebbe alla lunga rivelarsi fallace, anche se dà almeno l'idea di quello che si vedrà sul palco. Ascolti che sono le versioni (quasi) definitive delle canzoni che, ovviamente, sul palco saranno accompagnate dall'orchestra sanremese che darà comunque un vestito particolare, ma mentre alcune sono già pensate per quell'occasione, quindi gli arrangiamenti sono molto orchestrali, con archi (soprattutto) e fiati con un posto importante e il piano a dare spinta a tante tra loro, ci sono anche pezzi che sarà curioso capire come verranno.

Nel complesso, Sanremo è Sanremo quindi anche molte di quelle canzoni sono sanremesi, nell'attitudine, negli arrangiamenti e anche nei testi che sono di amore, ricordo e qualcuna, come spesso capita, più dedita a temi sociali. Baglioni ci tiene sempre – e lo ha fatto anche nell'incontro con la stampa – a sottolineare che quest'anno ha voluto puntare più sulla musica che sullo spettacolo televisivo, motivo per cui ha allungato la durata massima delle canzoni a 4 minuti "anche se questo può portare qualche problema con le radio, ma al massimo si accorciano" ha detto. Poi c'è lo spauracchio Auditel, vero e proprio convitato di pietra di questi giorni di attesa: come andrà questo festival che odora sempre più di transizione? È uno degli argomenti più discussi, e Baglioni lo sa bene, dicendosi terrorizzato, ma confidando anche nella forza della musica. A dirla tutta non è che si senta enorme la differenza con gli altri anni, e fermo restando il gusto personale e l'affezione per un artista o un altro, anche quest'anno si sale e si scende. Quello che lascia forse un po' sorpresi è sempre l'impressione che l'idea di qualità debba essere slegata da quella di contemporaneità e "radiofonicità", come se la qualità debba essere una cosa che la gente non può capire. Ma questa resta un'opinione personale, come lo sono quelle che seguono (con i cantanti in ordine alfabetico, che è stato quello d'ascolto) e che provano a farvi capire un po' quello che sarà, in attesa che ognuno possa farsi un'idea propria.

"Il mondo prima di te" di Annalisa

Il piano con cui parte questo pezzo è una delle costanti, come spesso avviene, un'intro che darà la possibilità all'orchestra di essere protagonista. Quella di Annalisa non è una canzone che scombussola chissà che, ma è senza dubbio un pezzo pop, contemporaneo e ben scritto, con un testo che riesce a parlare di amore evitando certe banalità (si sentono le mani di Raina e Simonetta), non vi inganni il "Siamo fiori, siamo due radici che si dividono per ricominciare a crescere". Una bella sorpresa.

"Il coraggio di ogni giorno" di Avitabile e Servillo

Il primo di svariati duetti che Baglioni ha scelto per questo suo Sanremo ripercorre le strade che i fan dei due artisti, soprattutto di Avitabile conoscono bene, anche grazie alla world. La voce del Maestro napoletano, infatti, è inconfondibile e dà subito l'atmosfera, che si completa con la delicatezza di Servillo: voci che cantano quello che si descrive nel titolo, ovvero il vivere e resistere, con un riferimento immediato alla Scampia di Avitabile ("Scrivo la mia vita, tracce sulle pietre ed ho gli occhi di Scampia") che ha nelle periferie uno dei suoi temi preferiti. Non manca un inciso in napoletano. Di classe.

"Passame er sale" di Luca Barbarossa

Barbarossa ha deciso di percorrere la strada romana e la cosa di cui gli va dato atto e di averlo fatto appieno, senza ripensamenti. "Passame er sale" è un pezzo in romanesco, un valzer che riprende i grandi classici, anche nelle tematiche di amore, perdita e ritrovamento. Una scelta interessante, anche per il futuro radiofonico e che oggi, almeno tra i nomi un po' più grandi non è comune (forse c'è Mannarino a farlo in maniera folk). Coraggioso.

"Rivederti" di Mario Biondi

Sempre il piano a dare il via alla canzone che con la voce di Biondi ti fa sussultare. La scelta del crooner siciliano, però, nel vasto spettro delle possibilità è quello della melodia italiana, un po' lento, ma retto soprattutto dalle capacità vocali del cantante. Più Il Volo che il soul, per capirsi. Si poteva fare di più, ma forse proprio per questa sua vena, piacerà.

"Eterno" di Giovanni Caccamo

Caccamo sa il fatto suo e ha una voce limpida dalla sua parte che viene risaltata dall'arrangiamento, ma avrebbe potuto osare un po' di più e non basta il crescendo finale. Insomma, se vi piace Caccamo continuerà a piacervi, se no, non cambierà molto. Ma potrebbe finire nella metà alta.

"Ognuno ha il suo racconto" di Red Canzian

Dopo l'ubriacatura di archi e piani ci pensa Red Canzian a portare un po' di rock e lo fa ripercorrendo le cose più spinte dei Pooh, accompagnando un testo che è una riflessione sulla (propria) vita. Si muovono testa e piedi e ci so o anche i coretti. Una sorpresa.

"Lettera dal Duca" dei Decibel

Lontani dalle atmosfere di "Contessa", la canzone con cui parteciparono al Festival dell'80 "Lettera dal duca" continua la scia canziana, nel senso che qua si sente l'influenza della band, è tutto più suonato, con il timbro di Ruggeri che volente o nolente dà l'atmosfera e un inciso in inglese. Il testo – che rende omaggio anche al Duca Bianco, Bowie – è una riflessione sul passato, con aperture a un presente più spirituale, se solo si cerca di superare i propri limiti.

"Adesso" di Diodato e Roy Paci

Un pezzo fresco quello di Diodato e Paci, con il primo, autore del pezzo, che emerge, grazie anche a una delle voci più belle del panorama italiano. Forse ci si aspettava un po' più di Paci e della sua tromba, che si prende il suo spazio sul finale. Perché preoccuparsi del futuro quando "adesso è tutto ciò che avremo" dice l'autore di "Cretino che sei" in un pezzo che dà un po' di aria al complesso.

"Arrivedorci" di Elio e le Storie Tese

Un commiato, un addio, ma a modo loro. La lettera con cui la band marziana saluta tutti, con un po' di giochi di parole e una struttura che non cerca i fuochi d'artificio ma nella sua linearità conferma gli Elii come una delle migliori band che abbiamo (avuto?). La curiosità è capire come si presenteranno sul palco per dire arrivedorci a tutti: "Questa storia unica ha una fine drastica, leggermente comica".

"Il segreto del tempo" di Facchinetti e Fogli

Dire che c'è molto Pooh è abbastanza ovvio, ma a volte l'ovvietà è anche la cosa più immediata e così i fan della band più longeva d'Italia sarà contenta di rivedere i due sul palco assieme, dopo averli ascoltati su disco. I due si alternano nelle strofe, prima di unirsi con un effetto nostalgia importante che fanno da contraltare al compagno Canzian.

"La leggenda di Cristalda e Pizzomunno" di Max Gazzè

Cosa dire ancora di Gazzè, se non che ogni sua canzone riesce a essere una sorpresa pur nei canoni che gli sono abituali. Questa ballata è forse, però, almeno nel testo più vicina ad Alchemaya, il suo progetto teatrale e sinfonico che ha il piano in primo piano ma anche una parte orchestrale che a Sanremo sarà esaltata al massimo.

"Frida" dei The Kolors

La band capitanata da Stash Fiordispino dà un tocco di colore ulteriore a questa edizione e cantando per la prima volta in italiano abbandona l'amatissimo funk per un pezzo più pop, ma per niente sanremese. Memore del successo di "Everytime", poi, Stash opta per un hook che è destinato a rimanere in testa, ovvero quel "mai mai mai mai" che caratterizza un pezzo in cui titolo deriva, chiaramente dalla Khalo. Chissà come verrà arrangiato con l'orchestra sul palco dell'Ariston.

"Non mi avete fatto niente" di Meta e Moro

La canzone sociale è un altro grande classico del Festival e protagonisti non potevano che essere Meta e Moro che di testi impegnati ne hanno fatto un cavallo di battaglia. E anche questa volta rischiano di prendersi il Premio della Critica, se non qualcos'altro. Forse la voglia di alternanza – dopo un pezzo radiofonico come quello di Gabbani – potrebbe portare il mid-tempo dei due al successo, chissà. Si parla di terrorismo e della resistenza alla paura.

"Non smettere mai di cercarmi" di Noemi

È il pezzo che ti aspetti da Noemi, e perché dovrebbe essere altrimenti, in effetti. La cantante sceglie dal rage ampio dell'album che sarà un pezzo che si incastra perfettamente nella sua produzione passata e in quella sanremese. L'ha definita una "Sono solo parole 2", ma la volontà della cantante era quello di avere un pezzo semplice con un messaggio diretto ed universale. Ci siamo.

"Almeno pensami" di Ron

Ron gioca in casa e lo fa portando a Sanremo un brano scritto da Lucio Dalla e trattandolo con l'eleganza che lo contraddistingue, senza cercare il numero, direbbero i commentatori calcistici: "Almeno pensami, senza pensarci pensami, se vai lontano scrivimi".

"Custodire" di Renzo Rubino

Rubino si conferma come uno dei giovani cantautori più interessanti e a sanremo si presenta con un brano pop contemporaneo in cui (e forse lo si dice con senno di poi) si sente un certo incedere à la Negramaro, gli ultimi, quelli elettronici (Sangiorgi ha collaborato alla canzone). Ma il pezzo, che racconta un amore tribolato fatto dio grande affetto iniziale, problemi e voglia di riprovarci, è armonico.

"Una vita in vacanza" de Lo Stato Sociale

Ecco, Lo Stato Sociale hanno portato il pezzo più fresco del blocco, e arrivano a Sanremo con la cassa dritta e un pezzo che non scontenterà i fan di una vita, senza sconvolgere chi non li conosce. Vale per le sonorità, ma anche per i testi che contengono anche un "Nessuno che rompe i coglioni", raccontando come non ci sia "niente di nuovo che avanza". Saranno una delle sorprese.

"Imparare ad amarsi" di Vanoni, Bungaro e Pacifico

La Vanoni dà il la con un'interpretazione impeccabile e un timbro che ben conosciamo, Pacifico suona e Bungaro si alterna con al cantante per un pezzo che alimenterà il piacere del pubblico tradizionale del festival che potrà anche riflettere sull'importanza del "Vivere ogni istante fino all'ultima emozione".

"Così sbagliato" de Le Vibrazioni

È ancora il lato rock quello che dà più soddisfazioni nel complesso, forse anche perché sul palco sanremese continua a essere minoranza e così il pezzo de Le Vibrazioni quasi ti spiazza – non per loro, ovviamente – che sposa anche il bisogno radiofonico, supportato da una bella interpretazione vocale di Sarcina.

"Senza appartenere" di Nina Zilli

Quello della Zilli è un pezzo costruito proprio attorno alla voce della cantante che sfrutta un arrangiamento sanremese, con gli archi che a un certo punto prendono piede, e la cantante che, accennando pure un "na na na na", parla dell'essere donna: "Donna siete tutti e non l'hai mai capito".

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