Roby Facchinetti benedice i Maneskin: “Possono essere i nuovi Pooh”
È trascorsa poco più di una settimana dalla vittoria a Sanremo dei Maneskin ed è in corso il processo di "normalizzazione" del gruppo di quattro ragazzi romani che hanno trionfato all'Ariston da oggetto misterioso. A dare la sua benedizione è un'istituzione della musica italiana, Roby Facchinetti, che ha riconosciuto ai Maneskin tutti gli strumenti per poter aspirare a lasciare il segno sulla storia della musica.
Il paragone tra Pooh e Maneskin
La storica voce dei Pooh, che hanno allentato la presa solo dopo 50 anni di musica insieme, ha rilasciato un'intervista a Leggo in cui immagina un virtuale passaggio di testimone:
Hanno tutti i numeri per farcela. Mi è sembrato che la qualità musicale, che nei particolari non si può certo giudicare da un ascolto televisivo ma dal vivo, sia più che buona. Hanno grinta da vendere e questo lo hanno dimostrato pure su un palcoscenico che, diciamolo francamente, a quel genere lì non è certo abituato. Anche la teatralità del frontman, Damiano, gioca il suo ruolo ma una band è anzitutto gruppo, insieme, collettivo.
La metafora dell'autostrada
Una benedizione alla quale va dato naturalmente seguito con i fatti, tant'è che Facchinetti mette in guardia: "Per avere una lunga carriera non basta essere bravi e fare belle canzoni". Servono costanza, perseveranza, serietà, e soprattutto capacità di tenere la barra dritta sempre. Un insieme di fattori che Facchinetti traduce in una metafora automobilistica: "Uso una metafora: è come se, dopo la vittoria di Sanremo, i Måneskin, avessero passato un casello autostradale. Bene, adesso l’autostrada è tutta loro. Non devono farsi prendere dal brivido della velocità, mantenere la giusta andatura, ogni tanto fermarsi per fare benzina, prendere un caffè all’autogrill e rimettersi in marcia più caricati. Si chiama sapersi gestire".