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Renato Zero: “Ci chiamavano depravati e tossici, oggi la mia follia è un’alleata”

Manca poco meno di un mese all’uscita di “Zero il folle”, nuovo album di inediti di Renato Zero. Uscirà il prossimo 4 ottobre questo nuovo lavoro, anticipato dal singolo “Mai più da soli”, per cui il cantante ha voluto nel titolo proprio quell’appellativo, folle, che sembra seguirlo fin dai suoi esordi.
A cura di Redazione Music
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Manca poco meno di un mese all'uscita di "Zero il folle", nuovo album di inediti di Renato Zero. Uscirà il prossimo 4 ottobre questo nuovo lavoro, anticipato dal singolo "Mai più da soli", per cui il cantante ha voluto nel titolo proprio quell'appellativo, folle, che sembra seguirlo fin dai suoi esordi, da quel 1967 in cui pubblicò il suo primo 45 giri, "Non basta sai"/"In mezzo ai guai" e che diede il la a una carriera di oltre 50 anni e tantissimi successi, rendendolo uno dei nomi di punta della musica italiana: "[La follia] è essenzialmente un’alleata. Un paio d’ali di scorta quando ti senti compresso. È un modo alternativo di far lavorare la mente. Può essere persino una forma d’arte. La follia non è semplicemente una via di fuga. Anzi, è un modo paraculo di fottere gli scettici e certi intellettuali convinti che la ‘materia' sia solo grigia" ha spiegato in un'autointervista concessa a Vanity Fair per l'uscita del nuovo album.

Un colpo al perbenismo

Il cantante, qualche mese fa è stato anche celebrato oltremanica con un articolo che parlava del cantante come del vero inventore del Glam, specificando che i suoi concerti potevano fare invidia a una star come Lady Gaga: "Zero riuscì ad essere se stessi anche prima di Bolan e Bowie si mettessero l'eyeliner o cominciassero a indossare le scarpe con le zeppe" scrisse Dangerous Mind. Al mensile il cantante racconta proprio di quei primi anni di carriera quando erano un "gruppazzo di esclusi" che avevano nel Piper – e nei Commissariati – la propria casa: "Colpa ovviamente della drastica scelta che avevamo operato. Io più di tutti, ovviamente. Quella trasformazione mi permise così di uscire dal bozzolo delle convenzioni e dell’ovvietà, per sferrare un colpo deciso a tutte le morali e al falso perbenismo" ha raccontato, spiegando che per quella loro scelta erano anche obiettivo della stampa che appena succedeva qualcosa non ci pensava due volte a definirli "Generazione degenere! Nullafacenti e parassiti! Depravati e tossici!".

Renato Zero e i sorcini

Prima ancora della moda che ormai segue tutte le star mondiale, Renato Zero fu precursore anche nell'avere un pubblico che si identificava con un nome preciso, i sorcini. Altro che One Direction, Justin Bieber e compagnia, Zero ha da sempre instaurato un rapporto umano e diretto coi fan: "Tanto amo il ‘contatto umano' che, se non avessi scelto la musica, avrei piazzato un bel banco alimentare al mercato. (…) Sto poco a casa. Ce n’è un po’ per tutti: sorrisi, carezze. Qualche autografo. Ma soprattutto chiacchiere" ha detto sottolineando come l'unica cosa che oggi gli fa paura è lo spreco di tempo, "L’incomprensione che ritarda un abbraccio, un armistizio, la pace. Io ho sofferto molto per la mia solitudine".

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