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R. Kelly e il caso I Admit it: il disco della “verità” pubblicato senza il suo consenso

A sorpresa, lo scorso 9 dicembre è stato pubblicato un nuovo progetto di R.Kelly, “I Admit it”, sui servizi di streaming: dopo pochi giorni è stato rimosso.
A cura di Vincenzo Nasto
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R. Kelly, foto di Nuccio DiNuzzo per Getty Images
R. Kelly, foto di Nuccio DiNuzzo per Getty Images

Fino a poche ore fa era possibile trovare su tutti i servizi di streaming musicale un nuovo progetto del cantante americano R.Kelly, da mesi in prigione dopo la condanna a 30 anni di carcere infertagli dal tribunale federale di New York per traffico e abusi sessuali, legata anche a episodi di prostituzione minorile. La pubblicazione dell'album di 13 tracce dal titolo ambiguo "I admit it", distribuito da una divisione di Sony Music, Legacy Recordings, ha spiazzato non solo i fan ma anche i legali del cantante, come l'avvocato Jennifer Bonjean. Raggiunto dal portale americano The Hollywood Reporter, infatti, ha confermato: "È musica rubata. Qualche tempo fa è stata presentata una denuncia alla polizia perché i suoi master sono stati rubati, ma non c'è molta voglia di indagare su queste cose. Le persone hanno avuto accesso ai suoi diritti di proprietà intellettuale da cui stanno tentando di trarre profitto, ma sfortunatamente in questi guadagni non viene incluso il signor Kelly".

L'ambiguità di I Admit It

Il nome del progetto prende vita da un brano pubblicato nel 2018 su Soundcloud, in cui l'artista affrontava con naturalezza tutte le accuse che gli venivano mosse contro: dalla violenza domestica alla pedofilia, fino allo sfruttamento della prostituzione. Una traccia di 19 minuti in cui, nel ritornello, R. Kelly domandava a tutti gli ascoltatori, come fossero pronti a giudicare il suo comportamento, senza essersi mai messi nei suoi panni. A questa si aggiungevano altri brani come "Last Man Standing", "Where's Love When You Need It" e "Freaky Sensation". Dopo l'uscita, in molti si erano chiesti se questa fosse stata autorizzata dallo stesso R. Kelly, ma lui stesso ha negato in un audio – registrato e proposto al pubblico dal suo avvocato Jennifer Bonjean -, con cui sperava che i fan potessero riconoscere l'ingiustizia nei suoi confronti e come la sua musica stesse arricchendo altre persone.

La condanna del suo manager per il racket sessuale

Proprio in merito ai diritti d'autore e alla scelta di distribuire il progetto, Sony ha affermato che non era stata autorizzata alcuna pubblicazione del materiale e l'avvocato ha ricordato l'accaduto nelle indagini e nelle perquisizioni dopo l'arresto del cantante: "Quando è stato arrestato, aveva l'attrezzatura da studio che è stata presa e confiscata. I suoi master, le sue registrazioni sono scomparse. La musica è da qualche parte là fuori, non abbiamo idea di chi ce l'abbia e chi ne abbia approfittato, ma riusciremo a scoprirlo". Nel frattempo, dopo essere stata aumentata nei giorni scorsi, il cantante sta scontando la sua pena in carcere: R Kelly è stato condannato definitivamente per pedopornografia e per le accuse di ostruzione alle indagini, in un caso di racket sessuale per cui anche il suo agente Donnell Russell è stato condannato a 20 mesi di carcere.

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