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Puoi esultare per un gol allo stadio ma ancora non puoi ballare a un concerto

Il Campionato di calcio è cominciato con regole che prevedono capienze al 50% e green pass, ma quando una squadra segna è difficile contenere il giusto entusiasmo dei tifosi. Eppure il giusto entusiasmo non vale per tutti, perché per i concerti le capienze sono ancora ridotte e guai ad alzarsi e ballare. Eppure qualcosa si muove.
A cura di Francesco Raiola
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Siamo oltre il 90° minuto di Roma Sassuolo, El Shaarawy segna il gol del definitivo 2 a 1 per la squadra di Mourinho. È l'85° del secondo tempo, sul calcio d'angolo per il Napoli Kean colpisce di testa verso la propria porta, Szczęsny respinge corto e Koulibaly, appostato a un passo, appoggia la palla in rete. Ibrahimovic torna dopo mesi di stop al San Siro, con il Milan che sfida la Lazio di Sarri, il giocatore svedese ci mette pochi minuti per segnare il gol del 2 a 0 per i rossoneri. Potremmo andare avanti, ma ci fermiamo su tre momenti topici dell'ultima giornata di Campionato: cosa hanno in comune questi tre eventi? L'abbraccio dei tifosi. Gli spalti che esplodono, i tifosi che si abbracciano, urlano, quasi danzano, festeggiano, insomma, come è giusto che sia, il gol che segna la vittoria della propria squadra.

Facciamo un passo indietro: venerdì sera, Casertavecchia, concerto di Colapesce Dimartino, il secondo concerto a cui partecipo. Fila lunga all'ingresso per il controllo green pass/biglietto, poco meno di duecento sedie, posti distanziati, nessuno in piedi, ovviamente, nessuno che accenna a ballare, neanche quando parte "Musica leggerissima", la hit con cui il duo siciliano ha conquistato il festival di Sanremo e le radio italiane. Alla fine del concerto, un attimo dopo che la band ha abbandonato il palco, la sicurezza comincia a premere perché il pubblico abbandoni lo spazio del concerto, nessuna possibilità di avvicinarsi ai camerini per un saluto agli artisti, non importa se tu sia fan, giornalista, addetto ai lavori. C'è una regola, la seguono tutti, senza fare troppo caos.

La situazione è questa da tempo, da quando la pandemia ha reso praticamente impossibili i concerti e inizialmente anche il tifo sugli spalti. Regole che servivano per salvarci la vita, letteralmente, per cui tutti hanno fatto uno sforzo, sia da parte del pubblico che, soprattutto, da parte degli artisti che a differenza dei calciatori, senza live, vedono i propri ricavi rasentare quasi lo zero (parliamo della maggior parte dei cantanti e delle band, non quei pochi che hanno potuto resistere). Senza contare il danno all'indotto. Ricomincia la stagione del calcio, col Campionato di Serie A e gli spalti si riempiono, con tutta una serie di regole che, nei fatti, non sono sempre e completamente rispettati. Le immagini dei tifosi che si abbracciano le abbiamo viste tutti, nonostante i regolamenti prevedano sedute a scacchiera, obbligo di stare seduti, green pass e capienza al 50% (sic), ma come si fa a non esultare a un gol?

Eppure alla musica, e non solo, viene chiesto ancora uno sforzo, capienze ridicole che rendono impossibile organizzare concerti più ampi e una continua richiesta degli addetti al settore di poter permettere quello che avviene anche in altri Paesi, oppure assicurare l'ingresso ai vaccinati o tamponati e poi permettere la libera circolazione all'interno degli spazi. Una richiesta che con diverse modalità – dal concerto a sorpresa di Salmo, alla richiesta ufficiale di Cosmo – avviene da tempo ma che solo negli ultimi giorni ha trovato una sponda sia nel Presidente e nella vice Presidente della Regione Emilia-Romagna che nel Ministro Franceschini, che ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi in cui ha chiesto di "valutare la possibilità di regolare l’accesso a cinema, teatri e sale da concerto e la partecipazione a spettacoli dal vivo prevedendo, per gli spettatori, il requisito del possesso di ‘green pass' valido e, fermo restando l’obbligo di indossare la mascherina per la durata dell’evento, di considerare altresì la possibilità di rivedere le misure di distanziamento interpersonale, consentendo un più ampio uso delle capienze degli spazi". Insomma, anche per la Politica pare sia arrivata l'ora di prevedere la possibilità di dare un senso al green pass, nel rispetto, ovviamente, della salute pubblica. La stagione all'aperto è quasi terminata, ma si può ancora dare una spinta a quella al chiuso.

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