Nuovo video per le Pussy Riot, dopo un anno: attacco all’industria del petrolio
Tornano le Pussy Riot e questa volta fanno parlare di sé (anche) per la musica. Ieri, infatti, il gruppo punk russo, diventato famoso in tutto il mondo dopo l'arresto a causa di una canzone anti Putin cantata nella Cattedrale di Mosca, è uscito con una nuova canzone: "The Red Prison". Il pezzo, corredato anche da un video, questa volta se la prende con quello che è uno dei massimi affari russi, ovvero il petrolio e contro la corruzione che accompagna i suoi affari. Coperte dai soliti passamontagna colorati, le ragazze si esibiscono in una stazione di servizio.
Le Pussy Riot, di cui due delle componenti sono ancora in prigione, scrivono sul loro sito che i guadagni russi provenienti dall'industria del petrolio ammontano a 216 miliardi di dollari ma solo il Presidente Putin e alcuni tra i suoi amici ne usufruiscono. Il Washington Post spiega come il testo del pezzo critichi il sessismo, l'omofobia e Gerard Depardieu (da qualche mese diventato cittadino russo grazie a Putin) e paragona il Presidente russo all'Ayatollah iraniano.