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Negramaro, Giuliano Sangiorgi: “Se Lele non fosse tornato avrei smesso di cantare”

Cosa sarebbe stato dei Negramaro se Lele non fosse tornato dal malore che lo ha colpito lo scorso settembre? Giuliano Sangiorgi, leader della band, ha spiegato che certamente lui avrebbe smesso di cantare. Lo rivela in un’intervista esclusiva a Vanity Fair che dedica alla band la copertina di febbraio.
A cura di Redazione Music
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Quel 17 settembre è un giorno che i Negramaro non dimenticheranno mai, il giorno in cui Lele Spedicato, colpito da un'emorragia cerebrale ha rischiato la vita. Sono stati giorni di panico per tutti loro, i familiari e i fan: il chitarrista della band, infatti, dopo essere stato trovato dalla moglie Clio senza sensi ai bordi della piscina della loro casa pugliese è stato trasportato d'urgenza all'Ospedale Vito Fazzi di Lecce e per giorni la sua prognosi è stata riservata, le voci sulle sue condizioni affidate soprattutto ai bollettini medici e la speranza della guarigione affidata a migliaia di messaggi in rete, fino a quando il bollettino ha parlato di prognosi sciolta e le condizioni di Lele considerate ormai stabili.

L'importanza di Lele Spedicato

Ora se ne può parlare con sollievo, ma per settimane il fiato era immobile in gola: "Se Lele non fosse tornato dal buio avrei smesso di cantare, perché tutto è nato quando lui era solo un ragazzo e aveva negli occhi una luce, una fame e una voglia che non ho più rivisto in nessun altro. Senza Lele non avrei più continuato a stare su un palco, semplicemente perché una storia come la nostra, in Italia, non esiste" dice Giuliano Sangiorgi, leader della band a Malcom Pagani che li ha intervistati per Vanity Fair che gli ha dedicato la copertina dell'ultimo numero. La fine di Lele sarebbe stata la fine dei Negramaro, ma la storia fortunatamente è andata diversamente e tra qualche settimana la band tornerà in giro per l'Italia con un tour rimandato.

"Cosa c’è dall’altra parte", la canzone dedicata a Lele

"Io avrei voluto annullare il tour, ma per fortuna non l’abbiamo fatto perché Andro ha detto: ‘Non cancelliamo il tour, a Lele bisogna dare una botta di vita. Se torna e si sveglia, deve avere la possibilità di crederci'" ha continuato il cantante che ha spiegato che il loro intento era quello di dare una speranza al chitarrista. Sangiorgi ha anche parlato di "Cosa c’è dall’altra parte", canzone dedicata proprio all'amico, che vedrà la luce il prossimo 15 febbraio, giorno dopo la partenza del tour, il 14 a Rimini: "Non volevamo neanche pubblicarla, ma solo regalarla a tutte le persone che ci sono state vicine" ha continuato il cantante.

Sangiorgi su Matteo Salvini

Sangiorgi ha anche parlato di Politica e del ruolo dell'artista: "Io capisco che la politica sia un altro mestiere e le dico la verità, non me ne importa nulla di parlare male del governo. Quello che non accetto è che un Salvini dica agli artisti cosa debbano o non debbano dire. Sarebbe come suggerire a un fornaio di fare solo il pane o al cameriere di servire a tavola e tacere. ‘Stai nel tuo ghetto' è un discorso che non accetto, così come non accetto che si urli ‘prima gli italiani' e continua spiegando di non credere che esista qualcuno che possa tifare per la morte di quaranta persone in mare".

Il rap e il cantautorato

Il cantante, poi, parla anche di attualità musicale, ricorda il suo amore per il rap e critica un pezzo di quello odierno, quello che mitizza "Lamborghini, denti d’oro, scarpe da duemila euro da indossare come status", ma cita Salmo e per quello che riguarda il cantautorato Calcutta come esempi di talenti: "Altri invece potrebbero rischiare, mettersi in gioco, fare uno sforzo" anche perché abbiamo una lingua che non ha nulla da invidiare all'inglese.

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