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Morto a 64 anni Albert One, la star della disco music stroncata da una polmonite

È morto a 64 anni Alberto Carpani, star della disco music degli anni ’80 conosciuto con il nome d’arte di “Albert One”. Ricoverato in seguito a una forte polmonite (che non è confermato sia stata provocata da Covid-19), le sue condizioni di salute si sono rapidamente aggravate. Il deejay aveva lavorato con star del calibro di Raffaella Carrà, Heather Paris e Lorella Cuccarini.
A cura di Stefania Rocco
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È morto a Pavia a 64 anni Alberto Carpani, star della disco music degli anni ’80. Ricoverato da qualche giorno alla Maugeri a causa di una polmonite – non confermato se sia stata indotta o meno da Covid-19 – le sue condizioni di salute sembravano essere migliorate negli ultimi giorni. Solo oggi c’è stato un rapido peggioramento seguito dal decesso.

Alberto Carpani era Albert One

Alberto Carpani, vero nome di Albert One, era un deejay diventato noto nel 1982 con la hit di successo "Yes-no-family", scritta da Enrico Ruggeri. Il successo vero e proprio arrivò l’anno dopo quando incise “Turbo Diesel”, brano che gli avrebbe permesso di scalare le classifiche musicali. Produttore discografico oltre che artista, ha collaborato con star del calibro di Raffaella Carrà, Heather Paris e Lorella Cuccarini. Abbandonate le scene dopo un breve ritorno di popolarità negli anni 2000, aveva proseguito la sua carriera nel ruolo di produttore e in quello di disc-jockey, da sempre la sua più grande passione.

La polmonite e il ricovero

Alberto Carpani aveva compiuto 64 anni il 23 aprile scorso. Lascia la moglie Rosy. È deceduto nella mattinata di lunedì 11 maggio alla clinica Maugeri dov’era ricoverato da qualche giorno a causa di una forte polmonite. Il rapido miglioramento ottenuto negli ultimi giorni sembrava indicare che l’artista avesse superato la fase critica della malattia ma le sue condizioni sono precipitate nelle ultime ore fino al decesso. Solo sabato, appena due giorni prima della morte, Carpani aveva pubblicato una foto su Instagram scattata in ospedale. A letto e attaccato a un respiratore, sorrideva insieme agli infermieri del reparto presso il quale era in cura, con il pollice in alto rivolto verso la fotocamera. Il peggio sembrava essere scongiurato, poi il repentino peggioramento che ha preceduto la morte.

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