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Michele Merlo poteva essere ancora vivo, la perizia conferma che il medico agì con imprudenza

Michele Merlo poteva salvarsi, come anticipato dalle indiscrezioni. Se il dottor Pantaleo Vitaliano non avesse avuto un “comportamento imperito, imprudente e negligente”, il giovane cantante sarebbe potuto guarire dalla leucemia ed essere ancora vivo.
A cura di Giulia Turco
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Le 49 pagine della perizia depositata a fine agosto confermano che Michele Merlo poteva salvarsi, come anticipato dalle indiscrezioni. Se il dottor Pantaleo Vitaliano non avesse avuto un “comportamento imperito, imprudente e negligente”, il giovane cantante sarebbe potuto guarire dalla leucemia ed essere ancora vivo. A riportare l’esito della perizia disposta dal tribunale di Vicenza è il Corriere del Veneto.

Il medico di base ha valutato erroneamente i sintomi di Merlo

Sul medico di base al quale Merlo si rivolse presso il suo studio di Rosa pesa l’ipotesi di omicidio colposo. Michele gli aveva mostrato il grosso livido comparso da almeno 10 giorni sulla coscia sinistra, che il dottrino Vitaliano bollò come nulla di preoccupante dovuto ad uno strappo muscolare, prescrivendo al ragazzo un semplice bendaggio a base di ossido di zinco rispedendolo a casa. Una valutazione gravemente sbagliata che, ora si può affermare, probabilmente è costata la vita a Michele Merlo. Per mesi i medici legali hanno indagato sui campioni di tessuto prelevati dal corpo di Merlo, ricostruendo l’evoluzione della malattia, i cui primi sintomi sarebbero comparsi il 7 maggio, “con i primi ematomi sul deltoide destro e sull’avambraccio sinistro”.

Per la famiglia si è trattato di un caso di malasanità

Il padre di Michele Merlo ha ribadito che la morte del figlio si stata la conseguenza di una vicenda di malasanità. Secondo i medici legali infatti, nel caso della leucemia del ragazzi “le terapie sono in grado, nella maggioranza dei casi, di fornire risultati eccellenti, a patto però che ci sia la possibilità di intervenire in tempo utile". Ciò non rappresenta l’assoluta certezza che Michele sarebbe guarito, ma è probabile se si considera che, salvo un’emorragia letale, “i pazienti che decedono entro i trenta giorni sono il 5-10 per cento”. Il prossimo 29 settembre parti di incontreranno per discutere l’esito della perizia. In ultimo spetterà alla Procura stabilire se ci sono i margini per intentare il processo con l’accusa di omicidio colposo.

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