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Michelangelo Vizzini, il bullismo, la musica e TikTok: “Ad Amici ho conosciuto la vera cattiveria”

Michelangelo Vizzini ha raccontato tutti i suoi primi passi nel mondo della musica e sul web, due percorsi differenti che però portano a un’unica destinazione, il suo sogno: diventare un cantante, trasmettendo emozioni. Un percorso difficile, passato dai festival di provincia fino alla grande vetrina di Amici, per poi volare, durante la pausa pandemica, con brani come “In due a lottare” e “Falli Parlare”.
A cura di Vincenzo Nasto
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Il bullismo nei suoi primi anni adolescenziali, le passioni diverse, l'arrivo ad Amici e poi l'esplosione su TikTok: attraverso le sue capacità canore e il suo essere sempre se stesso al 100%, Michelangelo Vizzini è riuscito a rapire il suo pubblico, con brani come "In due a lottare" e "Falli Parlare". I primi passi con la musica diventano il racconto di quando era più piccolo, a soli 7 anni, quando dopo la dedica alla madre del brano "A te" di Jovanotti, i genitori si convincono della passione di Michelangelo: lì incomincia il suo tour di piccoli festival per incontrare produttori e persone che negli anni hanno temprato le sue abilità canore. Poi l'avventura difficile ad Amici e il suo percorso su TikTok, in cui cerca di mostrare ciò che non era arrivato durante la sua avventura televisiva, l'altra parte di sé. E infine i suoi sogni futuri, magari una collaborazione con Elodie o Mahmood, un salto vertiginoso per un ragazzo cresciuto a "pane e Adele".

Incominciamo dalla fine: hai pubblicato il tuo ultimo singolo Falli Parlare nella giornata contro il cyberbullismo. Mi racconti un po' tutto lo sviluppo?

Falli parlare nasce perché ho subito un po' di bullismo da piccolo, facevo cose diverse dai miei amici, dal ballo al canto. Avere passioni diverse dalla massa ti portava, all'epoca, a essere additato. Questa diversità mi faceva stare male. Poi dalla mia diversità è nato il mio personaggio, la mia anima musicale: Michelangelo. Ho cercato di tramutare la mia storia in qualcosa di più forte, di più sentito: tutto questo per sensibilizzare il mio pubblico. Il brano parla di omosessualità e di come alcuni ragazzi si sentono estranei con la società, basti vedere quello che è successo in stazione a Roma non più di qualche giorno fa (un'aggressione omofoba a due ragazzi che si stavano dando un bacio, ndr).

Credi sia cambiato il fenomeno del bullismo, magari nel salto tra la tua generazione e quella successiva?

Credo ci sia più discussione sui temi sociali, questo anche attraverso l'utilizzo dei social. I giovani parlano di tutto, dall'adozione all'omosessualità. Spero che i ragazzi di oggi aprano gli occhi e la situazione cambi anche solo rispetto a qualche anno fa, quando quello piccolo ero io.

Ritornando al tuo brano d'esordio "In due a lottare", ha sorpreso un po' tutti questa tua ricerca melodica, in un periodo musicale in cui la tendenza si sposta su suoni diversi, su generi diversi. Quali sono state le tue sensazioni?

Diciamo che era la mia prima idea, semplicemente perché per adesso la trap non è il mio genere anche se non nego che mi piacerebbe fare qualcosa, magari più in là. Ho sempre preferito questo genere, la ballad, una melodia romantica, che è più nelle mie corde. Poi penso che non sempre sia facile mettere le proprie emozioni in una canzone, che ti dice tante cose a livello emotivo, mettendoti a nudo. Quando tu senti le mie canzoni, stai sentendo me. Io sono una persona dolce e lo metto nelle canzoni.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Il primo ricordo è stato quando ho dedicato "A te" di Jovanotti a mia madre, durante il compleanno di una sua amica. Da quel momento i miei genitori hanno cominciato a credere nel mio talento, alcune volte molto di più di quanto ci credessi io. Ho fatto concorsi ovunque, mi hanno portato a fare anche il festival di Castrocaro. Quando inizi sei abbastanza spaesato perché non capisci dove devi andare, però i miei mi hanno portato davvero dappertutto: mi ricordo che ci mettevamo in macchina alle 6 di mattina, con mio padre che guidava, e mia madre che vedeva su Facebook dove stavano i produttori. Praticamente io non facevo nulla, se non salire sul palco e cantare.

Stai percorrendo due percorsi paralleli, che in certi punti si incrociano, come quello web su TikTok e quello del canto. Quale dei due è stato più difficile per te?

Sicuramente quello del canto. Il web è un percorso che mi piace, ma mi aiuta a far arrivare a tutto il mio pubblico ciò che voglio: la musica. Dopo Amici ho incominciato a pensare che l'unico modo che avevo per farmi conoscere, vista la situazione pandemica, era quello di mostrarmi a 360 gradi, come sono fatto veramente, sui social. Ho riaperto TikTok, che in passato utilizzavo per fare video con la mia ragazza: il primo canale si chiamava "Lili e Michi" e avevamo fatto 200k di follower in un mese. Da lì incominciarono a chiamarci in due per le serate, e ho capito che avremmo dovuto proseguire da soli.

Cosa ti hanno lasciato gli ultimi anni, tra la partecipazione ad Amici e tutti il tuo percorso musicale?

Se dovessi decidere di rientrare ad Amici sarei sicuramente più pronto di quando ho partecipato. Poi devi essere pronto a tutto psicologicamente, perché là dentro ci sono ritmi che ti ammazzano. Tipo entri alle 9 di mattina ed esci alle 21. Poi la tensione che ti arrivava dai professori, ma soprattutto le emozioni degli altri concorrenti. Lì dentro ho conosciuto la vera cattiveria, infatti in tre mesi è come se fossi cresciuto di 10 anni. C'era gente che per arrivare al serale era disposto a tagliarsi le braccia, mentre io ero arrivato con un carattere molto buono, e cercavo di esserlo con tutti. Quando sono uscito ho avuto un periodo davvero brutto.

Una figura musicale che ti ha accompagnato negli anni e una collaborazione che sogni?

Sono cresciuto a pane e Adele, poi negli anni ho cominciato ad ascoltare molta musica italiana. Ti dico che la collaborazione dei sogni sarebbe con Elodie o Mahmood.

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