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Michael Jackson: vita, morte e quelli che sembrano miracoli

A quattro anni dalla sua scomparsa, Michael Jackson è sui tabloid all’ordine del giorno, quasi come fosse vivo. Della sua carriera si ricordano numeri da capogiro e il mito, contrassegnato da un mistero che aleggia sulla sua persona e che mai sarà sfatato.
A cura di Andrea Parrella
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A quattro anni dalla morte di Michael Jackson pare che il mondo non si sia ancora appaciato sulla sua persona e che l'onda anomala della sua popolarità si stia ancora ritraendo, mostrando gli effetti di uno Tsunami. Quasi cinquant'anni di carriera (così come quelli anagrafici) fatti di tanta musica, inizialmente, poi di molto rumore a sovrastarla. La vita di Jackson è soprattutto il percorso accidentato di un talento di enormi proporzioni, che comincia ad esibirsi a cinque anni con i suoi fratelli, in una band che diventa esponente illustre del fenomeno Motown. È del 1963 l'inizio dell'avventura di quelli che allo stato primordiale si chiamavano Jacksons, esordio culminato con l'uscita del loro primo disco Diana Ross presents The jackson 5, segnato dal singolo I Want You Back. Il sodalizio dei cinque non si arresterà sino a quando la carriera da solista di Michael, circa dieci anni dopo, nel 1978, diventerà un macigno insostenibile per la vita del gruppo così composto. Il disco Off The Wall, che vede la collaborazione di personaggi del calibro di Stevie Wonder e Paul McCartney, è solo un assaggio, quanto a vendite, di ciò che accadrà con l'esplosivo Thriller del 1982: senza doverlo specificare, si tratta dell'album più venduto della storia che non solo è in testa, ma che non ha alcuna possibilità di essere scalzato.

Da qui la carriera del cantante è in costante divenire, quasi proporzionalmente affiancato al regredire, o almeno al limitarsi della propria vita privata. Perché mentre Michael continua a pubblicare dischi di enorme successo, se Reagan lo invita alla Casa Bianca per ringraziarlo del suo impegno civile, se insieme a Lionel Richie scrive We Are The World, simbolo e metro di misura di qualsiasi operazione benefica fatta in musica, dall'altra parte appaiono le prime controversie. La malattia alla pelle che lo costringe a operazioni chirurgiche, la polemica sulla volontà di sbiancare la sua pelle, l'acquisto della casa discografica che detiene i diritti dei Beatles ed il conseguente "litigio" con Paul McCartney. Lì dove una falla si viene a creare, questa viene immediatamente tappata dalla popolarità impareggiabile del personaggio. Michael mette in fila l'album Bad e, dopo poco, Dangerous, poca cosa se confrontati alla potenza d'urto di Thriller, ma ugualmente venduti in tutto il mondo, a cifre da capogiro. È del 1991 l'inizio della sua battaglia al razzismo: John Landis dirige l'opulento video Black or White, con la partecipazione di Macaulay Culkin, i cui ultimi quattro minuti, nei quali Jackson distruggeva simboli razzisti, furono censurati.

Il quinquennio che parte nel 1995 è segnato dal HIStory world tour , fatto di 83 concerti eseguiti in 5 continenti e 35 nazioni diverse, per un totale di 4,5 milioni di spettatori, incassando un totale di circa 165.000.000 dollari. Questi risultati lo decretarono il tour di maggior successo della carriera di Jackson e, all'epoca, anche nella storia della musica. Il tour prende spunto da un album che diede vita, due anni dopo, a Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix, l'album di remix più venduto della storia che contrassegna un'era della sua carriera meno turbolenta, nella quale il successo del cantante pare non essere più devastante, ma assestarsi, consolidarsi, lasciando alla sua vita privata qualche scampolo di possibilità d'esistere. Ma Jacko ci mette del suo, scandendo il suo percorso con gesti che non possono non essere quantomeno origine di polemiche, come quando nel 2002 i fan a Berlino chiesero a gran voce di poter vedere il suo bambino e lui, incurante, lo espose al balcone reggendolo solo con la mano destra, il che generò un domino infinito di polemiche.

Ma è nulla rispetto a quanto accade a partire dal 2003, una serie di eventi a catena che segnerà l'immagine e l'umore del personaggio per sempre: mentre si trovava a Las Vegas la sua villa, la celebre Neverland, venne posta sotto sequestro a causa di accuse per abusi sessuali su minori a suo carico. La vittima sarebbe stata Gavin Arvizo. L'FBI aprì un'inchiesta e dopo aver indagato chiuse il caso perché i fatti non sussistevano; lo stesso fecero sia il dipartimento di assistenza all’infanzia e lo stesso dipartimento di polizia, con lo stesso esito negativo. Da tutta la catena giudiziaria venne fuori che gli accusatori non fossero altro che personaggi abituati a chiedere alle star somme di denaro. Ma per quanto la questione si concluse con la totale assoluzione, l'immagine di Jackson ne è rimasta irrimediabilmente compromessa. Il riconoscimento ai Wind Music Awards del 2006 (Premio di Diamante, premio che onora gli artisti riusciti a vendere più di 100 milioni di copie) dà in qualche modo lo stimolo per rigettarsi nuovamente nella musica, unica cosa nella quale Jacko non fallisce mai.

Il triennio 2006-2009 è infatti contrassegnato dai lavori discografici in onore dei 25 anni di Thriller e King of Pop, opere autoreferenziali che contribuiscono ugualmente a fornire nuova linfa vitale al cantante, sempre più sporadico nelle sue apparizioni. Il 5 marzo 2009 Jackson annuncia di aver programmato una serie di concerti a Londra per il luglio di quello stesso anno. La febbre per il ritorno del Re del Pop sui palcoscenici comincia a generarsi, sino a quando, il 25 giugno di quello stesso anno arriva improvvisa la sua morte, che come sappiamo, ad oggi, è contrassegnata ancora da quell'alone di mistero ineludibile. È stato ucciso? Sarebbe morto ugualmente perché malato? Si è ucciso, come qualcuno dice? Non si conosce la verità, si sa solo di un talento che ha vissuto il meglio e il peggio di quanto un enorme talento potesse regalare ad una singola persona. Andre Agassi, nella sua biografia nella quale si è raccontato come un uomo figlio delle insicurezze vissute da bambino, degli effetti di un padre autoritario che non gli ha mai dato facoltà di scegliere se assecondare o meno il suo talento, parla di Michael Jackson come un suo simile. In effetti le idiosincrasie col mondo esterno dei due, non paiono troppo differenti.

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