180 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Michael Jackson, il processo: la testimonianza che inguaia il dottor Murray

Sul banco dei testimoni, il bodyguard di MJ, Alberto Alvarez, che ha raccontato le ultime ore del cantante già agonizzante. Murray gli avrebbe detto: “Nascondi i medicinali” tra i quali “una sostanza bianco latte”.
A cura di Biagio Chiariello
180 CONDIVISIONI
il medico di michael jackson al processo

Il terzo giorno di udienza a Los Angeles per il processo (mediatico) a carico del medico personale di Michael Jackson, accusato di aver provocato la morte del suo celebre paziente, ha visto la deposizione di un test chiave, con la quale, colui che la stampa si è già affrettato a definire il "Dottor Morte", Conrad Murray, passa dalla padella alla brace.

Trattasi della guardia del corpo del Re del Pop, Alberto Alvarez, che ha raccontato le ultime ore del cantante già agonizzante: "Murray mi ha dato una manciata di fiale e mi ha detto – ha raccontato l'uomo davanti alla Corte – di metterle dentro una borsa". L'uomo, che già nel corso dell'udienza preliminare di gennaio aveva puntato il dito contro Murray asserendo che nascondeva prove, ha poi aggiunto: "Mentre la spostava ho notato che dentro c'era una bottiglia con una sostanza bianco latte", facendo quasi capire al pm David Walgren che, con ogni probabilità, si trattava del famigerato Propofol, il forte anestetico che Jackson utilizzava come sonnifero e che lo avrebbe condotto alla morte (auto-procurata, secondo i legali del medico).

il bodyguard di MJ

Alvarez fu la prima persona, dopo il medico curante, ad entrare nella stanza di MJ dopo la sua morte. Lui era sul letto con "le braccia aperte, i palmi rivolti verso l'alto, gli occhi e la bocca aperti". Murray stava effettuando un massaggio cardiaco, con una sola mano. Sulla testimonianza del bodyguard fa leva l'accusa, per dimostrare come l’unico interesse di Murray fosse in quei frangenti quello di mettersi al riparo da eventuali imputazioni, come del resto è stato.

Nella corso del processo ha testimoniato anche Kia Chase, la cuoca di casa Jackson. La donna ha assicurato che, al momento del ritrovamento del cadavere della popstar, in casa erano presenti due dei tre figlioletti del cantante, che avrebbe dunque assistito all'agonia del padre e ai tentativi di Murray, di rianimarlo. Tesi avvalorata anche dal capo della sicurezza di MJ, Faheem Muhammed.

"Paris [12 anni] era a terra, piangeva" mentre Prince Michael [11 anni] era in piedi, "fortemente scosso" e "singhiozzava sottovoce", ha detto Muhammed alla corte. "Erano in uno stato di panico", ha aggiunto. Mentre il medico curante, ha ricordato il capo della sicurezza della star, "sembrava molto nervoso, sudava e cercava di praticargli la rianimazione cardio-polmonare".

180 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views