Malika Ayane verso Sanremo 2021: “Canto di come ci siamo trovati a essere improvvisamente adulti”
Se c'è una cosa che caratterizza Malika Ayane, che sarà una delle protagoniste dei 26 Big al festival di Sanremo con "Ti piaci così" è la sua capacità di stare nella contemporaneità riuscendo a essere senza tempo. Non è una dote comune, ma la cantante milanese riesce a rimanere sempre al passo coi tempi senza sembrare forzata e soprattutto facendolo a modo suo, con energia, classe, talento, come ha dimostrato in passato sopra e giù da quel palco. Sia con la canzone sanremese che con il prossimo album, la cantante sperimenta ancora e lo fa nel modo di scrivere e muoversi sulle melodie e sui beat.
Anche Ti piaci così nasce dal tuo storico sodalizio con Pacifico?
In realtà è nata al contrario, da una session fatta con Rocco Rampino, CongoRock, e Alessandra Flora che oltre che amica è una mia coautrice da tanto tempo. Ci siamo trovati in studio, Rocco ha proposto un beat ed era un approccio che da tempo volevo sperimentare, era dalle jam con i jazzisti che non mi approcciavo così. Quindi Ale ha messo giù un giro d'accordi e io ho lavorato su una melodia, improvvisando, per questo motivo quello che mi sento di dire è che la forza più grande del brano è nell'espressione della linea vocale e che, quindi, potrebbe anche cantarsi senza parole. Non a caso è stato complicato trovare delle parole giuste senza essere né troppo didascalici, retorici o farne un inno popolare – poi se lo diventerà ne sarò felice – ma non aveva alcuno scopo di questo tipo. L'unica persona che conosco e può aiutarmi a contenere il mio modo di essere astratta e a volte volarmene troppo in giro è Pacifico e quindi abbiamo fatto il solito ping pong.
Quindi è cambiato proprio metodo di lavoro sulla canzone, giusto?
Mi sono resa conto di quanto scrivere con un beatmaker, un dj, un produttore quale è Congorock, porti già un'impronta particolare sul brano. Quando ho cominciato a lavorare al brano, nell'ottica di uniformare questo agli altri del disco, mi sono resa conto di quanto, quando scrivi un brano partendo dalla melodia, scritto in acustico, puoi metterci intorno qualsiasi cosa, e in questo caso quasi la melodia perdeva il suo senso senza la sua cassa in quattro, senza quella modalità "treno che arriva e tu ci salti sopra e poi risalti giù quando hai finito".
Tra i tanti colori di cui è piena la tua tavolozza, come mai la scelta è caduta su questo brano uptempo, ballabile?
Ho scritto una ballatona da squartamento di budella proprio nelle mie migliori versioni, sempre con Pacifico e con Ale, però mi sono detta di tentare altro. L'ho fatto pensando al momento storico in cui viviamo ma anche al fatto che a volte capita di trovarmi o davanti a un pubblico più intellettuale a cui scatta il pensiero che sono "troppo bassa" rispetto agli altri ospiti musicali, o, al contrario, che in un altro contesto io sia troppo ‘alta', e così mi sono detta che – in questo non essere mai in un punto, imprendibile – nessuno vedrà mai un atteggiamento diverso se non sei tu la prima a porti in un modo diverso. Ti dico anche che quest'anno ho voglia di emozionare da un punto di vista diverso, per quella che "rompe" c'è tempo. Ci avviciniamo alla primavera e volevo tirare fuori un lato più leggero, fresco, anche se non è proprio così: pensa a "Senza fare sul serio", diventato un tormentone suo malgrado, ma che analizzandolo non è poi così sciocchino.
È un brano, se ricordo bene che si dà una possibilità di movimento e cambiamento anche nel testo, a cui si aggiunge un discorso di auto amore. Ti va di spiegarcelo per bene?
Ho compiuto 37 anni poche settimane fa, e sembrava non dovesse mai capitarmi, abituata a essere sempre quella più giovane tra mostri sacri, gente più adulta, insomma mi sono accorta che il tempo inizia a passare. Quando ti trovi nella metà del cammin della vita non puoi che fare un mezzo bilancio e mi sono detta che la mia ossessione per l'essere brava, all'altezza, meritare il posto in cui ero, l'ossessione per la cura delle cose, mi ha fatto divertire meno. Sono sempre stata così impegnata sul concentrarmi a fare bene tutto, a non deludere le aspettative – mi sono comunque divertita, non posso dire di aver fatto una vita patita, eh! -, e insomma mi mancava l'idea di ritornare come quando ero una ventenne che sognava di fare questo lavoro e pur di andare a suonare in giro per il solo gusto di farlo, per 20 euro suonavo un sacco di ore. Parla di questo, non tanto di me, ma di come ciclicamente ci troviamo di fronte alla possibilità di decidere se lasciar vivere le parti di noi che a volte reprimiamo, perché ci sono contesti che ci forzano a stare nei ranghi, ma a volte siamo noi ad essere il nostro principale nemico. Forse è tutta l'incertezza di questo momento storico che ci permette di battere da soli il nostro cammino: respirare e volersi bene per quello che si è e non patirsi.
Quindi anche Malika Ayane soffriva di Sindrome dell'impostore?
Assolutamente, guarda me l'ha insegnato Ghemon che si chiamava così e ho finalmente dato un nome al mio principale coinquilino, io e lo spettro di essere una fregatura viviamo insieme e abbiamo un rapporto longevo. Poi non contano solo la bravura, la competenza… io non volevo diventare uno di quei parrucconi frustrati che hanno avuto paura di azzardare per dire che quelli che si divertono non fanno bene. Avevo paura di diventare così e infatti il disco è venuto una bomba, è di una sincerità e di un emotivo che spero piacerà. Non vedo l'ora di andare a Sanremo per poi aprire la strada a questo brano e al futuro e presentare il disco nuovo.
Allora ti chiedo che album sarà, parlamene un po', e che 2021 sarà artisticamente parlando?
Del 2021 ne so pochissimo pure io. È un album, però, che è una raccolta di emozioni, come se fossero fotografie e non so come sia stato possibile ma ero un sacco ispirata. C'è una forma di nudità, super minimale per produzione, però caldissima, quindi ha proprio una serie di sfaccettature che ripartono dalla mia ossessione per il presente e ha a che fare con questa cosa dell'avere questa età. È successa una cosa strana per la nostra generazione, come se finalmente ci fossimo accorti di essere noi i nuovi adulti in carica.
Come dicevi prima, si passa dall'essere i ragazzini tra i grandi e poi all'improvviso sei l'adulto con tutte le responsabilità che delegavi.
Siamo anche una sorta di figli di mezzo, finalmente riconosco i miei coetanei che hanno ruolo e posizioni. Mi sono trovata a fare questo lavoro con tutte persone generazionalmente vicine a me ed è una cosa nuovissima, quindi è come se ci fosse un sentimento collettivo e quindi facciamolo sentire.
È un palco che conosci bene, ormai, ma al di là della retorica sul pubblico eccetera in che modo cambia la performance?
Secondo me la cosa che succederà e sarà eclatante dell'assenza di pubblico è che tutto il teatro sarà nostro, ovvero di persone che lavorano al Festival quindi potrebbe essere una cosa pazzesca, energeticamente sarà importante: le prove sanremesi, i tecnici che ormai conosco bene, un palco che sarà loro e il fatto che molto dipenderà dall'energia creata dalle persone che sono dentro.