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L’ex manager di Aaron Carter: “Il cyberbullismo è stato un incubo per lui”

Aaron Carter è stato vittima di cyberbullismo per molto tempo e questa cosa ha avuto un impatto importante sulla sua salute mentale ha detto lex manager.
A cura di Redazione Music
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Aaron Carter (Presley Ann/Getty Images for WE tv)
Aaron Carter (Presley Ann/Getty Images for WE tv)

Sono passate due settimane dalla morte di Aaron Carter, avvenuta lo scorso 5 novembre quando il cantante aveva solo 34 anni, eppure lo shock è ancora forte e le ripercussioni si sentono tuttora. Nei giorni scorsi Page Six ha intervistato il suo ex manager, Taylor Helgeson, che ha parlato di quale impatto, a un certo punto, avesse avuto su di lui il cyberbullismo, che ha definito un incubo: "È stato senza sosta. È stato veramente implacabile e, sì, ha avuto un impatto importante su di lui". Era noto che il cantante soffrisse di disturbi mentali e che attorno a lui, nella vasca da bagno, era circondato da lattine di aria compressa e flaconi di pillole, benché ancora non sia stata resa nota la causa della morte.

Page Six specifica che in precedenza il manager aveva detto che non immaginava che il suicidio potesse essere un'opzione per Carter e conferma che non crede che il cyberbullismo che a un certo punto ha avuto un peso importante nella vita del cantante abbia avuto un ruolo centrale per il suicidio, ma resta che ha avuto il suo impatto: "Ho visto che l'ha distrutto per un lungo periodo di tempo (…). Non ha mai scelto la sua vita… non credo che gli siano stati dati gli stessi strumenti che molti di noi hanno per navigare nella vita in un modo che ci lasci spazio per vivere una vita sostenibile e buona" ha continuato.

Carter aveva avuto grandi problemi anche col fratello Nick, star dei Backstreet Boys, con cui si era, però, riavvicinato poco prima della sua morte: "So che avevano dei piani… per stare insieme, per perdonare (…). Non so esattamente quando, ma so che volevano – questa era l'idea" ha detto il manager spiegando che, però, non erano ancora riusciti avedersi. Helgeson ha anche spiegato che il bullismo a volte sfociava anche nella quotidianità e ricorda quando fu disturbato durante un concerto ed era continuato anche dopo, sui social: "Questa cosa l'ha davvero colpito ma non l'ha lasciato trasparire durante la performance, però quando è sceso dal palco era davvero triste. Non era arrabbiato, era triste". Il manager ha anche voluto sottolineare quanto Carter fosse "una persona meravigliosa".

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