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Le canzoni più sottovalutate nella storia di Sanremo: da De Crescenzo a Niccolò Fabi

Tutto quello che resta di ogni Sanremo, per quanto se ne possa dire, sono sempre e solo le canzoni. Alcune vincono ed entrano nella storia, altre si dimenticano, altre ancora avrebbero meritato miglior sorte. Tra piazzamenti a sorpresa, vittorie mancate per un soffio, anonimi a metà classifica ed esclusioni al primo turno, ecco una “Top 10” di canzoni sottovalutate nella storia del Festival.
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Siamo sempre lì ogni anno, divisi tra sbattuti ed ansiolitici, combattuti se indossare la sciarpa del tifoso o il cappotto del critico, eppure non possiamo farne proprio a meno di guardare, ascoltare, parlare di tutto ciò che gravita intorno al Festival di Sanremo. L'evento più nazional-popolare che c'è è ormai alle porte, mancano due giorni alla prima serata di quella che sarà la sessantaseiesima edizione di una kermesse che, anche quest'anno, promette scintille.

Tra momenti contestativalletti storici (quest'anno ci sarà Gabriel Garko che arriva dalla tragica esplosione di Villa delle Rose) quello che resta di ogni Sanremo, per quanto se ne possa dire, sono sempre e solo le canzoni. Alcune vincono, entrano nella storia, altre si dimenticano e finiscono per essere materiale da amarcord buono per Techetecheté, altre ancora restano impresse nella mente magari perché avrebbero meritato miglior sorte oppure perché trovano strada spianata in classifica (l'elenco è lungo, da "Vado al massimo" di Vasco Rossi a "Mentre tutto scorre" dei Negramaro).

Considerando esclusivamente la gara canora, ecco una Top 10 di canzoni sottovalutate al Festival di Sanremo, tra vittorie mancate, piazzamenti a sorpresa, anonimi di metà classifica ed esclusioni al primo turno.

Sono Contento – Alex Britti – Sanremo 2001

Posto che "Sono Contento" non è esattamente uno dei brani migliori della ricca discografia di Alex Britti ("Oggi sono io" e "Lo zingaro felice" rules, giusto per dirne due), è pur vero che il settimo posto nell'edizione del 2001 è stato un piazzamento bugiardo. La sfortuna della canzone scritta e interpretata dal cantautore romano è stata quella di finire in gara nell'annata della consacrazione di Elisa quando con "Luce (Tramonti a nord est)" vinse Festival e premio della critica. "Sono contento" ha avuto alterne fortune in radio e in tv, anche grazie al video diretto da Stefano Salvati dove il cantautore è impegnato in una partita di calcetto "uomini contro donne". A proposito, di quel Festival si scriverà di Caterina Caselli come la vera vincitrice. Perché? Ricordate i Gazosa, vero? Vinsero tra le "Nuove Proposte" ed erano con la sua Sugar. Come Elisa, d'altronde.

Lasciarsi un giorno a Roma – Niccolò Fabi – Sanremo 1998

"Non ho visto nessuno/andare incontro a un calcio in faccia/con la tua calma/l'indifferenza/sembra quasi che ti piaccia". E ancora – "Camminare nella pioggia/ti fa sentire più importante/perché stare male/è più nobile per te". Si potrebbe andare avanti a memoria con l'intero testo, cantarlo in quel crescendo di emozioni proprio come ha fatto Niccolò Fabi a Sanremo nel 1998. "Lasciarsi un giorno a Roma" arriva l'anno dopo l'esplosione del cantautore che con "Capelli", dalle Nuove Proposte, riuscirà ad aggiudicarsi il Premio della Critica. Un cambio di registro totale per lui nel giro di un anno, dato che con "Lasciarsi un giorno a Roma" fa capire davvero di cosa è capace. Un grande classico, una relazione interrotta sotto la pioggia di Roma a "fare finta che è normale". Si fatica a capire come mai non gli abbiano dato le chiavi della città di Sanremo per questo pezzo. Quell'anno Fabi arriverà solo ottavo, il Festival lo vincerà Annalisa Minetti e gli Avion Travel si prenderanno il Premio della Critica con "Dormi e sogna".

E se domani – Fausto Cigliano – Sanremo 1964

Incredibile a credersi che un pezzo come "E se domani" a Sanremo sia passato praticamente inosservato. Nell'edizione del 1964 la canzone cantata da Fausto Cigliano arriverà penultima senza accedere alla serata finale, come previsto da regolamento. Servirà Mina e la sua reinterpretazione nello stesso anno per riabilitare una canzone ingiustamente sottovalutata durante il festival dei fiori. Curiosamente, dopo il fallimento a Sanremo, Fausto Cigliano, napoletano classe 1937, non parteciperà più a nessuna edizione del Festival.

Ancora – Eduardo De Crescenzo – Sanremo 1981

È la trentunesima edizione del Festival di Sanremo, presentano Claudio Cecchetto ed Eleonora Vallone con le incursioni di una "madrina" d'eccezione, Nilla Pizzi. Per il re della radio è la sua seconda edizione consecutiva e ci si aspetta da lui un Sanremo "giovane", pieno di ritmo e sonorità diverse tra loro. A presagirlo anche i microfoni con la griglia gialla, che fanno molto Festivalbar. Così va: vince Alice con la straniante "Per Elisa", scritta da Franco Battiato. Il Premio della Critica non c'è ancora, forse per questo non c'è il nome di Eduardo De Crescenzo sul palmares di quell'edizione.  "Ancora", però, è un classico totale che ancora oggi sfida il tempo. Si classifica nel calderone delle canzoni finaliste senza distinguersi e salire sul podio, tra i malumori del pubblico. Resta da dire che il 1981 è stato un anno bellissimo per il Festival: "Maledetta Primavera", "Caffè nero bollente", "Sarà perché ti amo".

Canzone Triste – Zucchero – Sanremo 1986

Il Festival di Sanremo è stato fondamentale per la carriera di Zucchero Fornaciari, ad oggi 60 milioni di dischi venduti nel mondo, eppure non gli ha mai regalato facili entusiasmi a guardare i piazzamenti. Nel 1982 esordisce tra i giovani ed arriva in classifica finale solo penultimo, davanti a Vasco Rossi, con il brano "Una notte che vola via". L'anno successivo si presenta con "Nuvola", ammesso alla fase finale, ma ne esce (quasi) vincitore perché "Volevo dirti", seconda classificata quell'anno cantata da Donatella Milani, è scritta da lui. Ritornerà a Sanremo nel 1985 con un'altra grandissima hit, l'ennesima snobbata dall'Ariston, "Donne". "Canzone Triste" è la sua ultima canzone presentata al Festival, un brano che riceve ancora una volta critiche e indifferenza. Zucchero non tornerà più sul palco dell'Ariston, se non come autore o per supportare nel 2009 sua figlia Irene nella serata dei duetti.

L'italiano – Stefano Rosso – Sanremo 1980

Artista sottovalutato per una carriera intera, il cantastorie romano fu bersagliato dalle critiche per un'esibizione al di sotto delle attese e piene di stecche, dove dimenticò le parole della sua "L'italiano". Il testo, però, era una fine critica ad una cittadinanza che trentasei anni fa già soffriva di menefreghismo diffuso e di "pallonite acuta". "Se segna il Napoli/faccio un macello" cantava, dimostrando quanto l'italiano fosse più tifoso che pensatore. E ancora sulla sanità pubblica: "Pei cruciverba siamo i pensatori/quattro infermieri e centosei dottori". La canzone meritava indubbiamente di più, segnò invece un brusco stop nella carriera di Stefano Rosso che fu rivalutata, come spesso avviene, solo in seguito alla sua morte.

https://www.youtube.com/watch?v=k_Y8nOLF8H0

Cosa hai messo nel caffè – Del Turco – Sanremo 1969

Meno male che ci ha pensato Malika Ayane a riscoprire il brano cantato da Riccardo Del Turco e Antoine durante la serata dedicata ai classici a Sanremo 2013, perché quando gli artisti lo presentarono al Festival del 1969, la posizione fu solo quattordicesima. Un testo bellissimo scritto da Giancarlo Bigazzi (quello fu il Sanremo degli autori forti, da Daniele Pace a Mogol, da Battisti a Migliacci) che non trovò fortuna in classifica. Vale la pena ricordare che gareggiava contro canzoni come "Ma che freddo fa?", "Un'avventura", "Un'ora fa", "Lontano dagli occhi" e, ovviamente, la vincente "Zingara" interpretata da Iva Zanicchi e Bobby Solo.

Barbara – Enzo Carella – Sanremo 1979

Discorso analogo fatto per Stefano Rosso, solo che in questo caso Enzo Carella, con gli scongiuri del caso, è ancora in vita e per questo si farebbe bene a dargli valore e lustro quanto prima, visto il suo percorso originale e ricco di spunti. "Barbara" arriva a Sanremo nell'edizione numero ventinove e si classifica seconda, colpendo per una simpatica coreografia e diventando in breve un buon successo commerciale. Poi, però, la carriera di Carella conosce misteriosamente un arresto dopo la pubblicazione del terzo album "Sfinge". Tornerà nel 1992, nel 1995 e nel 2007 con poca fortuna e solo per la gioia di quanti ancora ripropongono ai suoi concerti le sue canzoni, vedi Colapesce.

Nanì – Pierdavide Carone e Lucio Dalla – Sanremo 2012

La storia di "Nanì", prostituta vissuta in "un mondo senza eroi" è bellissima ma non regge il peso di essere considerata come l'ultimo lascito artistico di Lucio Dalla, che tenne a battesimo la carriera dell'ennesimo giovane. Pierdavide Carone uscì dalla scuola di "Amici" in un momento storico dove "venire da un talent" significava ancora "prendere una scorciatoia". La presenza di Lucio Dalla a dirigerlo e regalargli i suoi ultimi acuti, bastò a differenziarlo dal contesto. Quell'anno vinse, neanche a dirlo, "Non è l'inferno" di Emma, che nel 2012 era un watermark umano di Mediaset/Maria De Filippi. Il brano introduceva l'argomento della precarietà lavorativa e giovanile e lo faceva con una superficiale bassezza davvero rara. Il Premio della Critica andò a Samuele Bersani, che proprio Dalla lanciò. In qualche modo, il cerchio sembrò chiudersi.

Sei un miracolo – Daniele Groff – Sanremo 2004

"Sei un miracolo/mi dai il coraggio di stare dove sto/sul ciglio di un equilibrio che non ho". Mentre il brit-pop emetteva il suo ultimo rantolo nelle classifiche mondiali, in Italia Daniele Groff provò in qualche modo ad essere il Richard Ashcroft/Liam Gallagher/Ian Brown di Trento. Vistosi i rimandi a quella gente lì con la canzone "Sei un miracolo" che sembra uscita da una rimanenza degli Ocean Colour Scene o degli Oasis. Il testo, però, era bello, gli archi e la slide guitar, come il brit-pop insegna, erano a tutto spiano e sembrava funzionassero. Il sedicesimo posto in classifica hanno poi detto il contrari. Vinse Masini con "L'uomo volante" quell'anno, la Critica andò a "Crudele" di Mario Venuti. Fu un buon Sanremo, forse anche questo penalizzò il Gallagher nostrano.

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