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Laura Pausini la ribelle: “Mandai a quel paese un capo, la follia mi ha salvato la vita”

In un’intervista a Vanity Fair Laura Pausini ha parlato del suo essere un po’ pazza e di come aver scoperto un pizzico di ribellione l’ha aiutata a sopravvivere nel mondo dell’industria musicale.
A cura di Redazione Music
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Tra pochi giorni Laura Pausini uscirà con "Non è detto", il primo singolo tratto dal suo prossimo album "Fatti sentire", che segue il multiplatino "Simili" e che si candida ad essere uno degli album più venduti dell'anno, stando, almeno al curriculum della cantante e alle aspettative. Proprio la data di uscita, a marzo, aveva fatto storcere il naso a qualcuno perché, è noto, è il periodo natalizio quello in cui si vendono più album e non è un caso che negli anni scorsi alcuni dei più venduti dell'anno fossero usciti tra novembre e dicembre. Tranne nel 2017, però quando i tre più venduti sono stati quello di Ed Sheeran "÷ (Divide)" uscito a marzo, quello della coppia J-Ax e Fedez, "Comunisti col Rolex", uscito a gennaio e quello di Riki uscito a maggio. Con il nuovo conteggio FIMI, che tiene in considerazione anche gli streaming a pagamento, poi, le carte sono rimescolate e quest'anno si capiranno un po' meglio le tendenze.

La ribellione contro il successo devastante

Intervistata da Vanity Fair, che le ha dedicato al copertina, la Pausini ha sottolineato proprio questa volontà di uscire nei primi mesi del 2018: "Mi dicevano: Esci a Natale. Ma mi sono imposta" e proprio questo lato del suo carattere, quello più tosto, deciso è stata una scoperta relativamente recente, mentre prima, spiega, era più passiva anche perché la gestione del successo è sempre molto complessa: "L’impatto con il successo era stato devastante. Per molti anni non ero riuscita a essere me stessa. Era tutto gigante e tutto eccessivo, ma io non avevo alcuna voce in capitolo… Mi sentivo una bambolina trascinata qui e là" ha raccontato al mensile finché, all'improvviso ha avuto una scossa: "La svolta accadde in America. Mi ero trasferita lì per qualche mese e venni trattata come quella che non volevo essere e men che mai diventare… Mandai a fare in culo un grande capo delle major Usa e scoprii una parte di me che non conoscevo. La parte della ribellione… E mi rese molto orgogliosa… Permettere agli altri di non farmi crescere nel momento in cui era necessario farlo restava una mia precisa colpa, ma dire il primo no fu importantissimo. O reagivo e mi assumevo delle responsabilità, o cadevo per sempre. Scelsi di reagire e da allora sono diventata una decisionista. Prendo tutte le decisioni, quasi sempre in modo drastico. Perché le decisioni non sono mai morbide, le decisioni non possono accontentare tutti".

Una brava ragazza, un po’ pazza

Il carattere, spiega, è familiare, la testardaggine, ad esempio, l'ha presa dalla nonna: "Era la meravigliosa pazza di casa, accoglieva in un giardino grande come un fazzoletto tutti i gatti e i cani randagi del paese, ce l’aveva con gli uomini e non si radeva da quando, dopo quattro anni di matrimonio, suo marito era morto all’improvviso". A vederla, la Pausini, dà l'aria di essere una molto tranquilla, però c'è qualcosa che la caratterizza e caratterizza tutta la sua famiglia: "Sono una brava ragazza, ma resto un po’ pazza. Siamo un po’ matti, noi Pausini, E quella vena di follia mi ha salvato la vita".

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