L’assassino del rapper Nipsey Hussle è stato condannato a 60 anni di carcere
Un uomo è stato condannato a 60 anni di carcere per aver ucciso il rapper Nipsey Hussle nel 2019. Si tratta di Eric R. Holder Jr., un 33enne cresciuto nello stesso quartiere di Hussle, a sud di Los Angeles, dove è stato commesso l'omicidio. Entrambi erano appassionati di musica e aspiravano al successo nell'ambito del rap, infatti si conoscevano da anni. Hussle però, il cui vero nome è Ermias Asghedom, è riuscito a trovare la strada per il successo ed è diventato una celebrità nazionale e un eroe locale, mentre Holder non è riuscito a sfondare. Nel 2019, anno della sua morte, Hussle era perfino stato nominato ai Grammy.
Hussle è stato ucciso a sud di Los Angeles, fuori al suo negozio di abbigliamento, il Marathon. Non ci sono stati dubbi sul responsabile dell'uccisione fin dall'inizio. Le prove contro Holder erano schiaccianti: dai testimoni oculari, alle telecamere di sorveglianza delle aziende locali che hanno ripreso il suo arrivo, la sparatoria e la fuga. Non poteva sfuggire alle ripercussioni previste dalla legge. Per questo il suo avvocato durante il processo ha ammesso che era stato lui a sparare ad Hussle.
Il processo è durato un mese. Nel mese di luglio Holder è stato condannato anche per due capi d'accusa di tentato omicidio volontario e due capi d'accusa di aggressione con arma da fuoco per gli spari che hanno colpito altri due uomini presenti sulla scena del crimine, che però sono sopravvissuti. Il giudice della Corte Superiore H. Clay Jacke ha emesso la sentenza, che prevede 60 anni di galera per il killer, mercoledì 22 febbraio 2023, dopo aver ascoltato un amico di Hussle e una lettera del padre di Holder letta in aula. Holder era in aula e, vestito con la divisa arancione, tipica delle carceri americane, ha guardato dritto davanti a sé per tutta la durata del processo, senza reagire alla lettura del verdetto del giudice.
La sentenza era stata in parte rinviata per consentire all'avvocato difensore di Holder, Aaron Jansen, di chiedere la riduzione della pensa del suo assistito da omicidio di primo grado a omicidio colposo o di secondo grado. La richiesta di Jansen però è stata respinta dal giudice a dicembre. L'avvocato ha sostenuto che le circostanze concitate della sparatoria meritavano un verdetto meno severo di quello di omicidio di primo grado arrivato dopo sei ore di consultazioni. Ha dichiarato quindi di essere profondamente deluso dall'esito della sentenza e vuole fare appello. L'unica piccola vittoria che l'avvocato ha ottenuto per il suo assistito è la condanna per tentato omicidio volontario laddove i pubblici ministeri avevano chiesto il verdetto per tentato omicidio.
Hussle era papà di due bambini, avuti con la sua compagna: l'attrice Lauren London. La donna non ha assistito a nessuna parte del processo, così come i suoi parenti, e non è previsto che rilascino dichiarazioni riguardo la sparatoria, come invece spesso accade in queste udienze. A meno che non vogliano farlo, come è successo con Herman "Cowboy" Douglas, un amico intimo di Hussle che era presente il giorno dell'omicidio e ha testimoniato durante il processo. Ha spiegato alla corte che la morte del cantante è stata una perdita enorme, non solo per lui, ma per tutta la comunità del suo quartiere che da lui prendeva ispirazione.
"Nipsey era mio amico, era come un figlio, era come un padre", ha detto Douglas. "La nostra comunità in questo momento ha perso tutto, tutto ciò per cui abbiamo lavorato. L'errore di un uomo, l'azione di un uomo, ha incasinato un'intera comunità". Poi ha aggiunto: "Non mi interessa quanto gli date. Non è una questione di tempo. Voglio solo sapere perché. Il mondo vuole sapere perché. Perché qualcuno ha fatto una cosa del genere?".
Un anno dopo la sua morte, Hussle è stato commemorato in un memoriale all'arena allora nota come Staples Center e celebrato in una performance ai Grammy Awards che ha visto la partecipazione di DJ Khaled, John Legend, Snoop Dogg, Kirk Franklin, Roddy Ricch, Meek Mill e YG.