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Sanremo 2018

La seconda serata di Sanremo 2018: la forza della normalità di Baglioni

La seconda serata del Festival di Sanremo ha meno picchi della prima, ma grazie ai risultati dell’esordio e alla tranquillità baglionesca riesce a non far calare l’attenzione.
A cura di Francesco Raiola
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In redazione ci confrontiamo spesso durante le serate sanremesi e questa sera la frase "una serata di televisione tranquilla" è stata la frase che ha trovato d'accordo alcuni di noi. Non ci sono stati picchi particolari per questa seconda serata in cui gli spettatori hanno potuto ascoltare i primi quattro giovani, che hanno aperto la serata e la metà dei Big che avevamo già visto ieri, oltre ad alcuni ospiti che si sono incastrati perfettamente nella rete tessuta da un Baglioni che questa sera pareva più a proprio agio, confortato, forse, dai numeri dell'esordio e dalla tranquillità che danno la Hunziker e Favino.

Alla ricerca continua di qualcosa che ci stupisca, questo Festival di Sanremo ha puntato a un profilo diverso da quello a cui siamo abituati, confermando ancora una volta quella che era l'intenzione di Baglioni che, c'è da dirlo, da ospite aggiunto dà qualcosa in più, riempie spazi e fa contento il pubblico di Rai Uno e di Sanremo. Senza il Fiorello mattatore di ieri sera c'era il rischio di veder calato pesantemente l'appeal e invece a contrastare questa cosa ci hanno pensato la forza tranquilla baglionesca e soprattutto il gusto revival del suo repertorio che hanno avuto, quantomeno, l'effetto di mitigare gli effetti della mancanza di fuochi d'artificio.

E così, a parte la gara che ha replicato quanto già visto, con alcuni tra i giovani che sono sembrati molto a proprio agio, anche portando sul palco temi non semplici, le esecuzioni di pezzi cult della musica leggera italiana sono state quelle più forti: "Mille giorni di te e di me" con Antonacci e soprattutto una versione di "Questo piccolo grande amore" con una divertita e divertente Franca Leosini, mentre ha perso un po' di spinta col duetto su "Adesso tu" col Volo ha avuto un senso (anche se meno degli altri), mentre una nota di merito va a Vecchioni, sia per la sempre bellissima Samarcanda che per le sue parole sul senso delle canzoni e soprattutto contro la violenza sulle donne: "Questa battaglia dobbiamo farla noi uomini" dice prima di intonare "Chiamalo ancora amore". Domani si replica con una serata fotocopia che punterà, anche questa volta, più sugli ospiti, in attesa dei duetti che daranno un po' di colore.

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