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La Russia contesta la vittoria dell’ucraina Jamala all’Eurovision Song Contest 2016

“È la politica che ha sconfitto l’arte”, sentenziano i politici russi, che contestano duramente la vittoria di Jamala con il brano “1944”. La canzone parla della deportazione dei tartari di Crimea da parte dell’Unione Sovietica di Stalin, un argomento che non è andato giù a Mosca.
A cura di Valeria Morini
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All'indomani della finale dell'Eurovision Song Contest 2016, la vittoria dell'ucraina Jamala scatena feroci polemiche di natura politica. Ad attaccare il verdetto finale è – come forse c'era da attendersi – la Russia, che ha fortemente contestato il testo della canzone vincitrice "1944" per voce del senatore Klintsevitch Frantz: "È la politica che ha sconfitto l’arte". "L’Ucraina in realtà ha perso" ha aggiunto il presidente della Commissione Esteri del Senato russo, Konstantin Kosachev, dalla sua pagina Facebook.

Mentre l'Italia accusa la delusione per la mancata vittoria della nostra Francesca Michielin, classificatasi solo 16esima, il prestigioso festival canoro si è trasformato in un vero e proprio incidente diplomatico che rischia di rendere ancora più ostili i rapporti tra Russia e Ucraina, già delicatissimi dopo il conflitto scoppiato in Crimea nel 2014.

Il brano di Jamala sulla deportazione sovietica dei tartari

Il brano cantato da Jamala è infatti decisamente anti russo e parla della deportazione dei tartari di Crimea da parte dell’Unione Sovietica di Stalin. Un brano che la cantante 32enne ha composto ispirandosi alla storia della nonna, Nazylchan, che a 25 anni dovette trasferirsi nell’Asia centrale insieme ai suoi 4 figli, uno dei quali morì durante il viaggio.

La Russia aveva già cercato di bloccare la partecipazione di Jamala all'Eurovision chiedendone la squalifica. La giuria ha però ammesso il brano che si è classificato davanti all'australiana Dami Im e, guarda caso, al russo Sergej Lazarev, che ha chiuso al terzo posto.

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