La Musica non rientra nella Fase due del Governo: allora provate a vivere un anno senza canzoni
Ho cercato, all'interno del Dpcm per la fase due del governo Conte, qualcosa che avesse a che fare con il comparto della Musica, poi dello Spettacolo in generale, e non ho trovato nulla. In questo momento, per il Governo, la Fase due non contempla niente di ciò che ha a che fare con quello che è uno dei segmenti culturali con cui ogni italiano si confronta almeno qualche minuto al giorno. Se è vero che in questi giorni complessi sono tante le attività che stanno patendo economicamente la pandemia del Covid-19 a causa delle restrizioni che le regole impongono, è altrettanto vero che oltre al pane fatto in casa sono cose come la musica, appunto, o i libri e i film a permetterci di occupare il tempo.
La Cultura, questa sconosciuta
La Cultura – la tanto vituperata Cultura – è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per far sì che il tempo scorra un po' più veloce, che questo isolamento forzato non ci svuoti completamente. Guardare un film, leggere un libro, ascoltare musica, quella musica che spesso fa da sottofondo a pranzi, attività fisica, servizi domestici o quella che ascoltiamo per piacere, per concentrarci, per svagarci, quella musica lì non è contemplata. "Beh, ma c'è sicuramente altro a cui pensare" è una delle obiezioni possibili: senza dubbio, c'è sempre qualcosa di altro a cui pensare, il benaltrismo è intrinseco, soprattutto quando si parla di attività culturali.
Perdite per 350 milioni
Il comparto, però, giusto per dare qualche numero, rischia di perdere – stando a cifre fornite da Assomusica – 350 milioni di euro alla fine della stagione estiva (600 milioni se si conta l'indotto) ed è uno dei settori che non ha ancora alcuna data di riapertura. In molti, tra gli esperti, sono concordi sul fatto che l'attività live musicale sarà tra le ultime a riprendere, a causa dell'assembramento che porta insito in sé (a dispetto delle complicate alternative tipo drive in). Questo significa che migliaia di persone rischiano o di doversi reinventare – in un sistema economico al collasso – o di dover vivere con il sussidio governativo fino a… fino a non si sa quando, appunto. Ma la questione economica, seppur importante, non è la principale, perché l'uomo "non è motivato solo dalla soddisfazione. La felicità dipende meno da condizioni oggettive e più da aspettative personali" come dice lo storico e filosofo Yuval Noah Harari. Dare un senso alla propria vita, infatti, vale più di qualche euro e incide molto sulla soddisfazione personale.
Tutti ascoltano musica, anche in isolamento
Ma lasciamo anche stare la questione filosofica e restiamo sul pratico. Sebbene il settore sia praticamente immobile per quanto riguarda il lato live e abbia visto posticipate un po' di novità in uscita, la musica – e la Cultura in generale, ovviamente – resta un pezzo fondamentale della nostra quotidianità. Inizialmente c'era stata una leggera contrazione per quanto riguarda gli ascolti in streaming, ma col tempo le cose sono migliorate e se da un lato la diminuzione di novità in uscita crea una contrazione negli ascolti, dall'altra l'abitudine a questa mancanza fa sì che si cerchi altro in un catalogo spropositato – che comprende anche piattaforme come Youtube, Soundcloud etc – e resta il fatto che la musica continua a restare centrale per quanto riguarda le nostre vite. Immaginate una vita senza un sottofondo musicale?
Si può vivere senza musica? Provateci
Il comparto, però, per continuare a vivere va aiutato, su questo non ci sono molte discussioni. Il Ministro per i Beni Culturali e il Turismo, Dario Franceschini ha promesso un sostegno economico: "Nessuno verrà dimenticato" ha detto, ma resta un problema di prospettive. La musica è fatta di tanti attori, da chi monta i palchi a chi scrive le canzoni che vi struggono il cuore o vi fanno ballare: senza che l'economia giri questa cosa potrebbe scomparire. Se non si pagano gli autori, questi probabilmente non potrebbero scrivere, se non si aiuta il comparto live, migliaia di persone sarebbero senza lavoro. Il sussidio non basta, come detto, ci vuole prospettiva. E se è vero che nessuno sa quando questa emergenza finirà – il famoso paradosso portato all'attenzione pubblica da Tiziano Ferro – è anche vero che la Politica deve compiere delle scelte, dare qualche informazione, anche semplicemente rassicurare che si sta lavorando per trovare una strada. Perché l'alternativa è che pian piano la creatività si atrofizzi. E allora facciamo un esperimento: al bando i balconi musicali, provate a vivere qualche mese – facciamo fin quando non si darà una voce al comparto – senza ascoltare musica, né nelle pubblicità, né nei programmi, né in radio, né in nessuna altra forma. Ne sareste capaci? Se la risposta è no, allora è bene che molliamo il benaltrismo e ci rimbocchiamo le maniche per capire cosa ne sarà di tutto questo.