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“K-Pop un cancro vizioso, rovina i giovani nordcoreani” Kim Jong-un minaccia i fan dei BTS

Sembra non conoscere fine la repressione di Kim Jong-un verso la diffusione della cultura sudcoreana nella propria regione, e nell’occasione degli otto anni dalla formazione del gruppo K-Pop BTS, ha voluto attaccare tutto il panorama artistico, definendolo “un cancro vizioso”, che sta rovinando la nuova generazione di nordcoreani.
A cura di Vincenzo Nasto
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Lo scorso 13 giugno, in tutto il mondo, l'army dei BTS festeggiava gli otto anni dalla formazione del gruppo K-Pop, un progetto discografico che ha investito prima la Corea e poi tutto il mondo, diventando un gruppo leggendario, che ha poi fatto da apripista allo sdoganamento della cultura coreana in tutto il globo. Anche in Italia si sono tenuti raduni nelle principali città, anche se dall'altra parte del mondo il successo di gruppi come i BTS ha infastidito, e non poco alcune persone: tra tutti Kim Jong-un, leader nord-coreano. I suoi commenti sull'influenza della cultura sud-coreana, che ha attecchito negli ultimi anni il controllo mediatico nella propria regione hanno suscitato reazioni da tutto il web, impressionati dalla frase: "Il K-Pop è un cancro vizioso, da estirpare".

La paura per l'invasione culturale sudcoreana

Non si conoscono i motivi precisi per cui Kim Jong-un, leader della Corea del Nord, si sia espresso proprio negli ultimi giorni sulla diffusione anche in Occidente, ma soprattutto nella sua regione della cultura K-pop, dalla musica ai drama, dall'abbigliamento alle acconciature. Una delle prime teorie è stato l'anniversario della formazione dei BTS, il leggendario gruppo K-Pop in grado di influenzare una generazione, non solo musicalmente e non solo in Oriente. Basta osservare come il fenomeno sia arrivato anche in Occidente, appassionando milioni di fan, in grado di costituire una vera e propria army per esaltare le gesta artistiche e personali dei sette membri della band. Proprio Kim Jong-un si è espresso con il termine di "cancro vizioso" sul K-Pop, proveniente dalla Corea del Sud, in grado di corrompere i giovani cittadini della Corea del Nord "nell'abbigliamento, nelle acconciature, nei discorsi e nei comportamenti". Troppe informazioni che andrebbero contro la propaganda socialista del leader, che ha dovuto osservare come grazie alla pirateria, molti giovani cittadini della sua regione si sono accorti della differenza sostanziale, in termini di qualità della vita con i loro cugini del Sud. Uno smacco che Kim Jong-un non vuole incoraggiare.

Pena di morte per chi disobbedisce

"Non può esser lasciata incontrollata questa rete di informazioni, andrebbe a sgretolare un muro che ha subito parecchi danni". Così i media statali sudcoreani stanno analizzando le parole del leader nordcoreano, che non si è fermato alle parole, soprattutto negli scorsi mesi, con leggi che cercano di reprimere l'invasione culturale K-Pop, dalla musica ai drama, ai video, come quello di "Butter" e "Dynamite", tra i più diffusi al mondo. Una nuova legge introdotta prevede da cinque a 15 anni nei campi di lavoro per le persone che guardano o possiedono fonti di intrattenimento sudcoreane, con un controllo maggiori da parte dell'intelligence del governo nordcoreano sul sito Daily NK, portale web con sede a Seoul. Per coloro che invece saranno catturati nel traffico di materiale, come riviste e tutto ciò che concerne la diffusione della cultura sudcoreana, dovranno affrontare punizioni ancora più severe, incluso la pena di morte. Tra le punizioni più singolari che si intravedono è per chi parla, scrive e canta in "stile sudcoreano", condannato a due anni di lavori forzati. La repressione di Kim Jong-un sembra non conoscere limiti.

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