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Intervista a Nino D’Angelo. Vernacolare a Sanremo 2010

A Sanremo c’è stata polemica per il suo dialetto. Ma la sua lingua è cultura della musica italiana. Quella storica. E lui, da vero artista,difende la sua arte.
A cura di Fanpage Admin
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Nino D’Angelo è stato l’unico ad utilizzare il dialetto per il testo della sua canzone sanremese. Sembrava una polemica destinata a caratterizzare le animate conferenze stampa del Festival di Sanremo, ed invece la modifica del regolamento fortemente voluta dal Carroccio è stata presa in considerazione solo dallo scugnizzo napoletano.
Portatore dell’orgoglio tipico partenopeo, Nino D’Angelo non accetta di buon grado l’esclusione avvenuta a favore del passaggio del turno del criticato trio Pupo-Filiberto-Canonici.

Nino, secondo te, perché sei stato eliminato subito dalla gara?

Siamo venuti a Sanremo e esiste un regolamento, ora è inutile pensarci ancora… evidentemente il popolo che ci ha votato non è stato così forte. Oppure è dipeso dai musicisti, perché qua la vera cosa che non si dice e non si legge bene è questo fatto che votavano i musicisti. Allora io mi chiedo: ma quei musicisti che hanno votato la canzone di Filiberto sono musicisti? Che musicisti sono? Perché il voto è sovrano, ma era al 50%. Quel 50% dei musicisti se ha votato li farei cancellare dalla categoria, per l’arte, per la musica e per la canzone! Sono comunque contento che il pezzo sia piaciuto a tante persone. Ringrazio tanto Maria Nazionale che ha cantato con me!

Vista la tua eliminazione, forse per il dialetto non ci sarà più posto nelle prossime edizioni di Sanremo? Se ci fossero stati i sottotitoli sarebbe cambiato qualcosa secondo te?

 Secondo me no, non sarebbe cambiato niente! Io vengo dal popolo, quello che ho me lo sono sudato. Ho dovuto sempre lavorare. Penso che se si fa un Festival dove si presenta una canzone in dialetto è incoerente mettere poi i sottotitoli e poi, come mai io in Romania vado senza i sottotitoli ed ho un grande successo? Nelle radio per la maggior parte vengono suonate canzoni straniere e mica tutti parlano inglese! Io personalmente non avrei scelto una canzone in dialetto per poi fare tutta questa polemica successiva. Io non ce l’ho con la giuria popolare perché per votare si pagava. Dovrebbero fare le telefonate che non si pagano per le votazioni, così il voto diventa sovrano. La gente che mi segue e mi rappresenta ha meno soldi di quella che rappresenta il principe Emanuele Filiberto.

A Sanremo siamo in una competizione però e un professionista come te cerca di associare appositamente il napoletano all’italiano…

E poi la chiamano canzone neo-melodica! Ci dobbiamo mettere d’accordo! Voi volete un’artista o volete uno che fa le canzoni perché le deve vendere solamente! Voi mi avete insegnato che non era così e mi avete fatto crescere. Ora che sono cresciuto mi volete come prima? Se volete il neo-melodico tenetevi Gigi D’Alessio. Non è una cosa contro Gigi assolutamente. Lui comunque fa la mie canzoni degli anni ’80 tradotte in italiano.

Che ne pensi del principe in gara?

Mi avete fatto diventare un cantante che addirittura Peter Gabriel a Sanremo mi disse “Nino, the best!” e poi devo competere con un principe che non ha niente a che fare con la musica? Ma me ne vado a casa a questo punto! Proprio per la musica lo dico, non per m! L’importante è che il popolo apprezza me e Maria, che canta da tantissimi anni.

Nino, sei cantante, artista e attore; è possibile che ti vedremo nella prossima edizione di X-Factor al posto della Maionchi dove insegni le canzoni napoletane?

No no! Questa è una cosa che non so fare. Questo Sanremo, che è andato bene, sembra un X-Factor seguito da più persone. Anche la scenografia lo ricorda. Voglio fare l’attore quando mi chiama Pupi Avati, ed è già successo. Oggi il me degli anni passati lo interpreta Raul Bova. I film di Moccia sono i film miei di allora riproposti oggi!

Ilaria Berlingeri

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