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Il Tre, la deluxe di Ultima notte e la drill: “Quello che fanno i rapper milanesi? Non mi riguarda”

A sette mesi dall’uscita di “Ali”, Il Tre sembra non riuscirsi a godere appieno il successo del suo album. Anzi ha annunciato nelle scorse settimane “Ultima notte”, la deluxe del progetto, che raccoglie tutte le sensazioni post-disco, un mini album da sette brani, in cui presenzia anche “Warzone”, una diss track alla drill italiana, soprattutto ad alcuni personaggi della scena milanese.
A cura di Vincenzo Nasto
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Son passati sette mesi dalla pubblicazioni di "Ali" e il successo incredibile, coronato anche dall'esibizione all'Arena di Verona, sembra non aver cambiato i piani di Guido Luigi Senia, in arte Il Tre. Anzi, dal febbraio scorso il cantante romano sembra non essersi fermato, continuando quel viaggio musicale che aveva sorpreso soprattutto per le melodie, anche molto lontane dall'urban. Il risultato è la deluxe del progetto, annunciata su Instagram e in uscita il prossimo 24 settembre, un mini-album con altri sette brani che si aggiungono alle 15 tracce di "Ali". Anche questa volta Il Tre ha voluto sorprendere, sia nelle melodie, che richiamano la dance anni '80, con batterie e suoni elettronici che strizzano l'occhio anche al glam rock, ma anche nei testi, dove nell'unico episodio urban del progetto "Warzone", dice la sua su ciò che sta accadendo nel panorama urban italiano, riferendosi soprattutto ai protagonisti della scena drill.

Sono passati sette mesi dall'uscita di "Ali", un viaggio che ti ha regalato un disco d'oro per il progetto, il doppio platino di Te lo prometto, ma anche il palco dell'Arena di Verona. Ti saresti aspettato tutto questo, e a sette mesi di distanza, cambieresti qualcosa?

Speravo nel successo, ma non immaginavo l’esordio al primo posto in Fimi, le certificazioni e tutto ciò che di bello è arrivato. No, non cambierei nulla rispetto al viaggio che ho intrapreso con “Ali”, sono troppo soddisfatto.

Cosa si può aggiungere a un progetto così vasto, 15 tracce, come "Ali"?

L’obiettivo di questa deluxe è il viaggio post-disco, tutto ciò che ho attraversato dopo la pubblicazione. Tutta la gioia e anche i dolori di questi mesi dovevano essere raccontati. Questo progetto non si arricchisce assolutamente con gli scarti del disco. Ci sono anche delle chicche che danno ancora più valore all’album.

Come in "Ali", anche in "Ultima notte" sembra tu abbia avuto voglia di sperimentare altri suoni, come le batterie e i synth, in brani come "Temporale" per esempio. Da cosa nasce questa scelta di allontanarti sempre più musicalmente dai suoni urban?

Ci sono brani che possono sicuramente riferirsi a melodie anni ’80 come Temporale per esempio. Tutto nasce dall’esigenza di spingersi sempre un po’ più in là. Ci sono molte influenze ma non sono caratterizzate da scelte di mercato, ma dalla mia voglia di sperimentare.

Una tendenza che possiamo leggere anche nel testo di "È strano", un brano in cui canti: "Potrei prendere un po' di pausa ma non ce la faccio". È un'esigenza espressiva o qualcosa legata anche ai tempi del mercato musicale?

Diciamo che potrei permettermi di prendere un po’ di pausa dopo il successo, ma non riesco a rallentare. Ho l’esigenza di percorre strade sempre diverse e di continuare a non tirare il freno di questa macchina. Pretendo tanto da me stesso e credo sia importante per me fare musica in questo modo.

Poi arriva Warzone, una traccia anticipata sul web e che sembra aver fatto già drizzare le antenne per i riferimenti alla nuova scena italiana, soprattutto alla drill. Sei affascinato da questo fenomeno, al di là dei personaggi in tendenza in questo periodo?

Warzone è la traccia più cattiva dell’album, volevo dire qualcosa su ciò che stava accadendo nel rap italiano ultimamente e l’hip hop te lo permette, perché fa parte del gioco. Per tutte le influenze che stiamo avendo in Italia, sono affascinato anche dalla drill se fatta bene. Ho scelto di rimanere su suoni più hip hop, più urban rispetto al resto del progetto, anche se nell’ultima parte della traccia si sente chiaramente lo switch musicale del brano.

Una tendenza che soprattutto coinvolge determinati protagonisti, soprattutto artisti di Milano, che stanno facendo rumore anche al di fuori delle cronache musicali. Cosa ne pensi? In molti hanno pensato ti riferissi a qualche giovane cantante in particolare, come Rondodasosa.

Quello che succede a Milano, non mi riguarda. Ognuno fa il suo, e io faccio il mio. Quindi non mi riguarda.

E invece per i live? L'attualità ci parla di uno scontro tra artisti e politica per trovare una definizione naturale dei concerti, qualcosa di attuale per altre nazioni, meno per la nostra. Da che parte ti schieri in questa situazione?

Ultimamente sono molto positivo su questo aspetto, con le dovute precauzioni, con le distanze e tutte le misure sanitarie si può ricominciare. Purtroppo, non prevedo il futuro, quindi non posso sapere a cosa stiamo andando incontro. La speranza è che si possa ricominciare a vivere di musica.

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